In Italia ci sono 127 giornalisti per 100.000 copie di quotidiani e si vendono solo 88 copie per 1.000 abitanti, contro i 136 giornalisti per 100.000 copie e le 440 copie vendute per 1.000 abitanti della Norvegia – In Francia il numero dei giornalisti è triplicato in due generazioni, mentre il numero di copie vendute per 1.000 abitanti è sceso del 66%, da 320 a circa 120 per 1.000 – Frédéric Filloux, basandosi sui dati di una recente ricerca dell’Ocse, ritiene che troppi contributi comportino bassi profitti operativi e calo di lettori- “Italia e Francia ne sono un perfetto esempio.
Paragonata alla Svezia, l’ Italia ha 4 volte meno lettori per 1.000 abitanti, ma 12 volte più contributi per lettore” – “E per quanto riguarda la Francia, i numeri sono leggermente migliori: 3 volte meno lettori e 5 volte più sussidi diretti (secondo una stima prudente, il 10% del reddito dei quotidiani francesi proviene dal sostegno pubblico”)
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Giornalismo online: la concorrenza diventa spietata
I contraccolpi sul turnover del vertiginoso aumento di velocità del ciclo dell’ informazione giornalistica – I dati statistici rivelano la presenza nell’ industria dei quotidiani di enormi pressioni con cui un redattore medio non riesce a confrontarsi – Tanto che, ad esempio, a Gawker Media, che ha una forte attenzione al numero di pagine viste per giornalista, è normale lasciare il posto di lavoro dopo appena un anno e mezzo di lavoro
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Editoria
Media on demand: ma è davvero una ricetta miracolosa?
Produrre dei contenuti low-cost per vendere della pubblicità iper-mirata potrebbe essere la risposta al problema del business model online? Nei fatti la cosa non è così semplice. Per almeno tre ragioni, spiega Benoit Raphael, analizzando i meccanismi economici e le prospettive delle Content farm
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Le fattorie dei contenuti: il caso di Suite101, 500 articoli al giorno, ma di nicchia
Le Content Farm potrebbero diventare un luogo in cui gli esperti di determinate materie possono condividere le proprie conoscenze – Moltiplicando questo aspetto per centinaia di migliaia di argomenti si ottiene un business potenzialmente lucroso – E’ il caso di Suite101, ma, come racconta Richard Macmanus sul New York Times, altri competitor (Mahalo, About.com e Associated Content) stanno “coltivando” il Web a caccia del successo
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Quotidiani: dalla pubblicità il 57% dei ricavi, ma quella online è ancora solo il 4%
La struttura economica e la composizione dei ricavi dei quotidiani tradizionali nella seconda parte della Ricerca dell’ Ocse su “L’ evoluzione dell’ informazione e Internet” - A livello globale la diffusione è rimasta sostanzialmente costante (un leggerissimo aumento), con solo un calo marginale nel 2009; mostrando di essere meno volatile rispetto ai ricavi più legati al ciclo economico della pubblicità – Nonostante il calo in Italia, su scala Ocse i quotidiani producono sempre più ricavi attraverso la produzione e la vendita di altri servizi, come libri e Cd, e l’ organizzazione di conferenze ed eventi – In Australia, per esempio, quasi il 70% dei ricavi totali dei quotidiani deriva da canali diversi: pubblicazione di libri, riviste, tv via cavo e attività televisive su satellite od online
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L’ outsourcing una scelta ‘strategica’ per gli editori?
Il trasferimento all’ esterno di alcune funzioni e la delocalizzazione, secondo WAN, l’ associazione mondiale degli editori, può diventare una parte dei programmi di lungo periodo per salvare l’ industria dei quotidiani – Secondo una ricerca di un’ azienda indiana gran parte degli editori vedono l’ outsourcing come una possibilità da praticare
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Free press: forte crollo di copie e testate in Europa
Mentre Metro International annuncia risultati in attivo per il secondo trimestre dell’ anno (476.000 dollari), l’ Europa, che fino a poco tempo fa era il continente con il più alto numero di quotidiani gratuiti, ha registrato “il più grande calo” nella diffusione e nel numero delle testate in circolazione. Secondo Newspaper Innovation, nel 2007 c’ erano 140 giornali, con una diffusion di 27 milioni di copie, nel 2010 sono scesi a 87, con una diffusione di 19,3 milioni di copie.
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Media e potere
Wikileaks: il futuro dei media è la “Redazione Sociale”
La vicenda dei quasi 92.000 documenti segreti pubblicati lunedì scorso prefigura un possibile futuro dei media perché mostra come sia veramente impressionante il numero di competenze condivisibili con la comunità – Ben gestita, sostiene Benoit Raphael, “questa condivisione può permettere alla professione di concentrarsi meglio sul suo mestiere: uno sfruttamento intelligente della rete gli permetterebbe di consacrarsi alla sua prima funzione: tirar fuori delle notizie” – “E’ una delle virtù di quella che io chiamo ‘Redazione Sociale’: ridurre i costi di produzione condividendo l’ attività con la comunità, per produrre una informazione a maggior valore aggiunto. Che poi può essere una delle basi della monetizzazione digitale”
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Notizie in fuga: nuovi scenari e vecchi quesiti per il giornalismo moderno
Il massiccio sdoganamento di documenti riservati sulla sporca guerra in Afghanistan da parte di Wikileaks segna una svolta non solo nello scacchiere afgano, ma anche nel mondo dei media che, forse per la prima volta, registra una collaborazione paritaria tra un media digitale emergente e tre testate storiche del giornalismo tradizionale – New York Times, The Guardian e Der Spiegel – coinvolte proprio da Wikileaks nel lavoro di ricerca e redazione degli articoli i cui contenuti oggi sono rimbalzati incessantemente tra etere e blogosfera
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Dai primi contatti a Bruxelles al ‘bunker ‘ di Londra: storia e retroscena dei ‘diari afghani’ di WikiLeaks
Il sito della Columbia Journalism Review ricostruisce il modo con cui è maturata la pubblicazione dei quasi 92.000 documenti riservati pubblicati lunedì partendo dal ruolo di Nick Davies, un giornalista del Guardian che a giugno è riuscito a raggiungere in Belgio il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, e lo ha convinto a condividere l’ enorme massa di documenti col suo giornale (ma Assange ha poi voluto l’ intervento anche di New York Times e Der Spiegel) – Nel “bunker” a Londra dove il materiale è stato analizzato e redatto ore di lavoro in segreto incollati ai computer, senza poter trasmettere e-mail e parlando con telefoni criptati – Fra le tre testate era nata “una collaborazione insolita e toccante”, ma il rapporto con Assange era rimasto il rapporto con una fonte, sebbene molto particolare – Anche se la condivisione delle informazioni consentiva ad ogni testata di farsi un’idea sul lavoro che ciascuno dei tre giornali stava conducendo, a nessuno era consentito di addentrarsi negli specifici articoli. Né vi è stata una condivisione di bozze o copie dei pezzi – “Assange non pubblica i documenti per il gusto di farlo. Li pubblica perché vuole che il mondo comprenda, qualunque sia la natura delle informazioni rivelate. E la nostra operazione ha notevolmente concretizzato questa possibilità”
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La Rete
Come internet incide sul giornalismo tradizionale
Un po’ più di ottimismo rispetto all’ anno scorso per l’ aumento dei budget destinati alla pubblicità, ma una persistente preoccupazione per la tenuta sul lungo periodo dei media tradizionali – E’ questa, in estrema sintesi, la conclusione di una Ricerca che Oriella, uno dei più noti network di pubbliche relazioni, ha svolto fra maggio e giugno di quest’ anno interpellando 770 giornalisti di 15 paesi
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La Cia si allea a Google per prevedere progetti terroristici
Costituita una joint venture, chiamata Recorded Future che scandaglierà decine di migliaia di siti web, blog ed account Twitter alla ricerca di segnali che possano prefigurare attività terroristiche.
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Google alla FTC Usa (e agli editori): è finita l’ era della scarsità artificiale di informazione
“Problemi economici richiedono soluzioni economiche e non soluzioni normative” – La grande G replica con una “lezione” di storia (e di economia), alle critiche che gli aveva rivolto qualche settimana fa la Federal Trade Commission Usa – “Gli elevati margini di profitto che i giornali hanno realizzato in passato – ribatte Google in un documento di 20 pagine – si basavano su una scarsità artificiale: una scelta limitata per gli inserzionisti come per i lettori. Con internet questa scarsità è finita ed è stata rimpiazzata dall’ abbondanza. Nessuna dichiarazione politica potrà far ritornare le cifre d’ affari dei giornali a come erano prima che nascesse l’ informazione online. Non si tratta di opporre dei dollari analogici a dei centesimi digitali, ma piuttosto di comprendere in maniera realistica come guadagnare soldi in un mondo in cui abbondano la concorrenza e le scelte degli utenti”
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Blog spesso ancora indietro rispetto ai siti dei quotidiani Usa
Brutti voti per i “citizen journalist” in una ricerca della University of Missouri, che ha studiato le edizioni on-line di 187 quotidiani statunitensi di fama consolidata e le ha messe a confronto con 106 tra blog e siti web pubblicati dai giornalisti-cittadini, diversi dei quali sono stati anche insigniti di premi – Il risultato: i ricercatori hanno attribuito valutazioni più alte alle prime in molte categorie rilevanti
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I lettori Usa di fronte al dilemma: giornali o l’ ‘inaffidabile’ internet?
L’ incertezza dei lettori in una recente Ricerca del Center for the Digital Future dell’ Annenberg School for Communication & Journalism (University of Southern California) – Pagare per Twitter? E’ disponibile lo 0%
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Apollo News: sull’ iPad il primo quotidiano personalizzato
L’ applicazione usa un algoritmo che, basandosi su parametri come il tempo consumato nella lettura di articoli, le fonti preferite e i contenuti segnati come interessanti su Facebook e Twitter, filtra blog e siti di informazione e fornisce gli articoli selezionati e suddivisi in sette categorie
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Giornali
Quotidiani: Usa, 166 testate chiuse dal 2008
Complessivamente sarebbero stati 35.000 i posti di lavoro tagliati nelle redazioni – Una ricerca di Paper Cuts, un sito online dedicato specificamente alla situazione della forza lavoro nei giornali
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Un quotidiano brasiliano chiude con la stampa e resta online
Il Jornal do Brasil, uno dei più antichi quotidiani del paese, chiuderà la sua edizione cartacea l’ 1 settembre e sarà disponibile solo online. Lo ha annunciato il Knight Center for Journalism in the Americas - La decisione è un tentativo di risolvere i problemi finanziari della testata e il calo della diffusione, scesa a 17.000 copie nei giorni feriali e a 22.000 copie la domenica.
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Un quotidiano gratuito diventa il giornale più letto in Israele
Per la prima volta in 40 anni, il quotidiano Yediot Ahronot non è il giornale più letto in Israele. In testa è ora un quotidiano gratuito, Israel Hayom (“Israele oggi”), che nei primi sei mesi dell’ anno ha superato di poco, con una percentuale di lettori del 35,2%, la antica testata.