Dopo rispettivamente 10 e 11 anni di servizio, l’emittente cosentina Teleuropa ha deciso di licenziare le giornaliste Stefania Belvedere ed Emilia Canonaco ai sensi della legge 223 del 1991. Solo che tale procedura prevede vi sia un accordo con il sindacato dei giornalisti e questo accordo che non c’è mai stato. Il sindacato annuncia battaglia e affida ai propri legali il compito di comunicare agli organi preposti “l’illegittimità della procedura e la dichiarazione di nullità dei licenziamenti effettuati”.
“Con un epilogo degno del più sconcertante atto di
pirateria, Teleuropa ha licenziato le giornaliste Stefania Belvedere ed Emilia
Canonaco. Un’altra brutta pagina per l’emittente televisiva calabrese di
contrada Cutura di Rende che si aggiunge alla ‘via Crucis’ accettata dai
giornalisti (nonostante il parere contrario del Sindacato dei giornalisti della
Calabria), i quali dal 2011 hanno prima rinunciato al contratto nazionale
Fnsi-Fieg, passando al depotenziato Fnsi-Aeranti-Corallo, poi hanno accettato
la trasformazione dello stesso da full-time a part-time al 60%, quindi hanno
subìto l’umiliazione del mancato pagamento degli stipendi per ben 11 mensilità”.
Inizia così, con l’ultimo episodio della “saga”, il resoconto che
Giornalistitalia.it fa delle tortuose vicende che hanno visto come protagonista
l’emittente televisiva cosentina Teleuropa Network: dopo rispettivamente 10
e 11 anni di servizio, le due giornaliste Belvedere e Canonaco si sono viste
recapitare la raccomandata con la comunicazione della cessazione del rapporto
di lavoro.
“l segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi,
componente della Giunta Esecutiva Fnsi, - prosegue il racconto - così come in
occasione della procedura avviata nel 2012, tra le ipotesi percorribili aveva
indicato quella della cassa integrazione in deroga a rotazione che, sebbene
risenta dei pesanti ritardi in materia di erogazione, avrebbe permesso
all’azienda di continuare la propria attività, ridimensionando la spesa e il
palinsesto, ed ai lavoratori (che per tanti anni hanno accettato sacrifici
sovrumani) di mantenere (naturalmente solo se pagati) il posto di lavoro”.
“L’azienda, invece, ha scelto la via peggiore attivando la procedura di
riduzione del personale (ai sensi dell’art. 4 e 24 della legge 223/91) per il
licenziamento collettivo di 11 dei 22 dipendenti. In particolare, erano stati
dichiarati in esubero 9 impiegati tecnici e amministrativi su 15 e 2
giornalisti su 8 escluso il direttore”, si legge ancora sul sito d’informazione.
“Nei quattro incontri che, nella sede di Confindustria Cosenza, hanno ospitato
l’esame congiunto, il 7 agosto scorso, dopo
due giornate di sciopero che hanno portato alla cancellazione di tutta
l’informazione in programma, dalla rassegna stampa mattutina alle quattro
edizioni del telegiornale, con i lavoratori stremati dalle 11 mensilità non
pagate, la Rsa e le organizzazioni sindacali del personale tecnico e
amministrativo, Slc-Cgil e Fistel-Cisl, hanno firmato per i dipendenti assunti
in quei settori un accordo che prevede la ‘non opposizione alla risoluzione del
rapporto di lavoro, formalmente comunicata dai lavoratori all’azienda entro il
26 agosto 2015’, attraverso un verbale di conciliazione ex artt. 410 e 411
c.p.c., in cambio di ‘un incentivo all’esodo’ di 3mila euro nette”.
‘Incentivo’ che il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria aveva,
sin dagli incontri precedenti, definito “una provocazione”, al pari della
proposta aziendale di riduzione dell’orario di lavoro al 35%, osservando che il
corrispettivo risultava addirittura inferiore alle spettanze che, in caso di
mancato accordo, i lavoratori avrebbero maturato fino alla conclusione della
procedura. Per questo motivo, Carlo Parisi, nel rinnovare l’invito a chiudere
la procedura senza alcun licenziamento forzato, aveva sottolineato che “è proprio
nei momenti di grande difficoltà che le aziende non debbono farsi accecare
dall’abbagliante visione dei tagli al personale quale panacea di tutti i mali”.
“Il rapporto di lavoro cesserà ad ogni effetto di legge al ricevimento della
presente in applicazione dei criteri di scelta applicati all’esito della
procedura di riduzione del personale avviata con comunicazione ex art. 4 e 24,
l. n. 223 del 1991 in data 07.07.2015, conclusasi con verbale di accordo del
07.08.2015”, scrive nella lettera di licenziamento l’azienda”, ma in realtà, “come
sempre evidenziato e contrariamente a quanto comunicato da Teleuropa al
Dipartimento Politiche del Lavoro della Regione Calabria ed alla Direzione Territoriale
del Lavoro di Cosenza, con lettera raccomandata del 26 agosto, la procedura –
precisa quindi Giornalistitalia - non si è affatto conclusa con un ‘verbale di
accordo’ per i lavoratori assunti con contratto di lavoro giornalistico
Fnsi-Aeranti Corallo”.
Il segretario del Sindacato dei giornalisti aveva infatti chiaramente spiegato
che “le otto uscite volontarie (successivamente scese a sei) e, soprattutto, il
fatturato aziendale dichiarato dall’azienda al Corecom ai fini del contributo
ministeriale 2014, pari a circa 1 milione di euro”, avrebbero dovuto “indurre
seriamente l’azienda a riflettere, tenuto anche conto che tagliare il personale
pregiudica anche il contributo che, nel 2013, è stato pari a 226mila 116,85
euro. Senza contare che, per lo stesso anno, Telestars, l’emittente che ha sede
nella stessa struttura di Teleuropa, nonostante la formale distinzione delle
due persone giuridiche che, comunque, sono in parte identiche e complementari,
di contributi ministeriali destinati alle tv locali ne ha ricevuti per 68mila
476,84 euro e, dopo le dimissioni per giusta causa della giornalista Patrizia
De Napoli (che il 19 maggio scorso ha gettato la spugna dopo otto mensilità e
la tredicesima non pagate), di giornalisti ne conta ormai una sola”.
Ad attestare l’illegittimità dell’operazione c’è il “verbale di riunione”, che
l’azienda ha omesso di inviare all’Assessorato Regionale al Lavoro ed alla
Direzione del Lavoro di Cosenza assieme a quello relativo all’accordo raggiunto
per il personale tecnico e amministrativo, sottoscritto il 7 agosto 2015, su
carta intestata di Confindustria Cosenza, dal rappresentante aziendale di
Teleuropa, Ugo Cappelli, dal rappresentante di Confindustria, Vito Castrignano,
dai rappresentanti del Sindacato Giornalisti della Calabria, Raffaella Salamina
e Francesco Cangemi, dal segretario regionale della Slc-Cgil, Carmine Pasturi,
e dal coordinatore provinciale di Cosenza, Carlo Cerchiara, dal segretario
regionale della Fistel-Cisl, Francesco Canino, e dal rappresentante sindacale
aziendale Giampaolo Gregorace.
Verbale nel quale è chiaramente scritto che “la Federazione Nazionale Stampa
Italiana-Sindacato Giornalisti della Calabria dichiara che, per quanto riguarda
i lavoratori assunti con contratto di lavoro giornalistico, la procedura resta
aperta. Pertanto la Fnsi-Sgc rimane in attesa di eventuali determinazioni da
parte dell’azienda al fine di scongiurare i licenziamenti garantendo
all’emittente televisiva Ten adeguati servizi giornalistici che non
compromettano la qualità aggravando, così, la situazione di crisi”. Nello
stesso verbale è chiaramente scritto che, pertanto, “le parti ad esclusione
della Fnsi-Sgc, che lascia il tavolo della riunione, decidono di proseguire
nell’incontro”.
“Dunque, – osserva Carlo Parisi – codice del lavoro alla mano, Teleuropa
avrebbe dovuto eventualmente inviare alla Regione Calabria ed alla Direzione
del Lavoro una comunicazione di «mancato accordo» con l’unica organizzazione
sindacale rappresentativa della categoria dei giornalisti che, in quanto tale,
è l’unico organismo legittimato a partecipare alle procedure ex legge n.
223/1991 ed a siglare eventuali accordi in rappresentanza dei giornalisti. In
caso di mancato accordo si sarebbe dovuto procedere alla successiva fase
amministrativa e non certo ai licenziamenti «in applicazione» a non precisati e
non concordati «criteri di scelta» di cui, tra l’altro, non si fa cenno nella
comunicazione ricevuta”.
Per questi motivi, il Sindacato Giornalisti della Calabria ha affidato all’avv.
Mariagrazia Mammì il compito di comunicare agli organi preposti
“l’illegittimità della procedura e la dichiarazione di nullità dei
licenziamenti effettuati”. (Da www.giornalistitalia.it)