Sciopero a Tele Radio Gubbio. L’assemblea dei lavoratori dell’emittente radiotelevisiva umbra, riunita insieme ai rappresentanti dell'Associazione Stampa Umbra e della Slc Cgil, appresa la volontà dell’azienda di procedere al licenziamento di sette dei 15 dipendenti hanno proclamato tre giorni di sciopero.
«La contestazione – spiega una nota congiunta delle sigle sindacali – è nel merito e nel metodo, visto che l'azienda annuncia il dimezzamento del personale che passerebbe da sei a tre giornalisti (compreso il direttore), da sei a tre tecnici-operatori di ripresa e da 3 a 2 dipendenti in amministrazione. Una decisione inaccettabile, che depotenzia irrimediabilmente l'azienda e che condanna a morte una emittente locale che ha segnato la storia dell’Umbria ed in cui operano riconosciute professionalità».
Decisione che arriva a conclusione, il 31 dicembre scorso, del Contratto di solidarietà applicato per tre anni a tutti i dipendenti e che testimonia «la totale assenza di un piano di rilancio e di azioni concrete per garantire una adeguata attività editoriale della televisione e della emittente radiofonica. Una visione miope – prosegue la nota – che taglia posti di lavoro subordinato e li vuole sostituire con collaborazioni esterne; una drastica riduzione dell'organico che peraltro arriva alla vigilia dell'approvazione dei decreti attuativi della Legge nazionale sull'editoria e della nuova legge regionale in materia».
Una scelta che appare «incomprensibile e ingiustificata – ribadiscono i sindacati – e che consegna la radio Rgm e la Tv TRG ad una fine certa».
Per questo i dipendenti, con il sostegno delle organizzazioni sindacali, hanno annunciano tre giorni di sciopero a partire da domani, venerdì 20 gennaio, che potranno essere estesi anche in date successive. «Insieme alle rappresentanze sindacali e alla Fnsi – conclude la nota – verranno adottate tutte le azioni necessarie a scongiurare i licenziamenti ed il ridimensionamento di una emittente che riveste un ruolo importante nel panorama dell'informazione regionale».