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Osservatorio sui media 25 Ott 2005

Sull’Herald Tribune la “tv di strada” che non piace al governo italiano

L’International Herald Tribune dedica un ampio reportage ad una tv “fai-da-te” di Senigallia, che manda in onda da mesi un documentario dal titolo: “Il cittadino Berlusconi”. Il documentario sul premier italiano “non è mai stato trasmesso da alcuna televisione nazionale”.

L’International Herald Tribune dedica un ampio reportage ad una tv “fai-da-te” di Senigallia, che manda in onda da mesi un documentario dal titolo: “Il cittadino Berlusconi”. Il documentario sul premier italiano “non è mai stato trasmesso da alcuna televisione nazionale”.

(Astro9colonne) - New York, 24 ott - L’International Herald Tribune dedica un ampio reportage ad una tv “fai-da-te” di Senigallia, che manda in onda da mesi un documentario dal titolo: “Il cittadino Berlusconi”. Il documentario sul premier italiano “non è mai stato trasmesso da alcuna televisione nazionale”. Il canale, visibile solo a Senigallia, si chiama “Disco Volante” ed è l’ennesimo esperimento di ‘tv di strada’, che trasmette da normali antenne tv e con scarsi mezzi tecnologici ed economici. La tv locale manda in onda il documentario sul premier da mesi, da quando ha vinto una battaglia legale contro il governo italiano, che – scrive il quotidiano - tentava di impedirne la diffusione e bloccare il canale poiché privo di regolare licenza. Da quel momento, Disco Volante è divenuto “la culla di tutti coloro che intendono protestare per la mancanza di libertà d’espressione, contro l’operato del governo e la supremazia mediatica di Berlusconi, proprietario di tre canali nazionali”. Disco Volante è parte di un movimento italiano formato da minuscole realtà televisive indipendenti, che trasmettono video fatti in casa, programmi scaricati da Internet e, a volte, da altri canali tv. Esistono attualmente circa 50 ‘canali di strada’ nella penisola, la maggior parte dei quali realizzati da gruppi no-profit. L’International Herald Tribune evidenzia il fatto che “pur piccoli, questi canali rappresentano una minaccia in un paese dalle discutibili leggi in materia televisiva”. Nel settembre 2003, il ministro delle Comunicazioni chiuse il canale e decise la confisca dei beni materiali della tv; quest’anno il tribunale di Ancona ne ha concesso la riapertura rifacendosi all’articolo 21 della Costituzione, che tutela la libertà d’espressione. “Siamo illegali ma costituzionali”, ironizza il fondatore di Disco Volante, Enea Discepoli. Gli fa eco Giancarlo Vitali, fondatore del primo canale di strada italiano, “Orfeo TV”, convinto che “le tv si strada sono il sintomo dell’anomalia di un paese in cui la comunicazione televisiva è concentrata nelle mani di un solo uomo, per giunta presidente del Consiglio”. L’ingegner Carlo Gubitosi, che fornisce l’assistenza tecnica a Disco Volante, afferma che “le iniziative private erano più libere ai tempi di Stalin” e ribadisce che “le tv di strada possono giocare un importante ruolo civico. Siamo alternative sociali, non sostituti dei principali media”.

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