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Gruppi di Specializzazione 08 Apr 2010

"Stati generali" tra Ordini e ministro della Giustizia a Roma giovedì 15 aprile, Amedeo Vergani, presidente Gsgiv dell'Alg: “Mobilitazione per chiedere tariffe minime inderogabili imposte direttamente dall'Ordine professionale”

Giovedì prossimo a Roma verrà messa in discussione la validità, o meno, dell'abolizione dei tariffari professionali decisa nel 2006 col decreto Bersani - Il ministro Alfano è orientato per una via d'uscita al divieto attuale - L'Odg potrebbe trovare uno spiraglio per fissare anche per i giornalisti compensi vincolanti per legge

Giovedì prossimo a Roma verrà messa in discussione la validità, o meno, dell'abolizione dei tariffari professionali decisa nel 2006 col decreto Bersani - Il ministro Alfano è orientato per una via d'uscita al divieto attuale - L'Odg potrebbe trovare uno spiraglio per fissare anche per i giornalisti compensi vincolanti per legge

La mobilitazione dei fotogiornalisti non molla. Questa volta c'è un nuovo obiettivo molto preciso. Fare in modo che giovedì prossimo a Roma, durante gli "stati generali" degli Ordini professionali convocati ( vedi notizia in coda ) dal ministro della Giustizia  Alfano, i vertici dell'Ordine nazionale dei giornalisti chiedano che anche per le prestazioni dei giornalisti, fotoreporter compresi, si trovi modo di istituire un tariffario minimo
inderogabile come quello che vorrebbero veder ripristinato tutti gli altri Ordini che, prima del decreto Bersani del 2006, avevano il potere di imporre le tariffe professionali ai loro iscritti.
Un tariffario, quello auspicato dai fotogiornalisti, con una valenza di legge e non, come quelli emessi sino al 2007, e vietati però pure loro dal Garante antitrust, con un valore esclusivamente indicativo. Erano infatti una semplice iniziativa  del Consiglio nazionale dell'Ordine che esulava dai doveri e dai poteri conferiti dalle legge sull'Ordinamento professionale e pertanto hanno sempre avuto una valenza ridotta quasi allo zero.
La mobilitazione dei fotogiornalisti è partita dal movimento di protesta trasversale che nelle ultime settimane vede impegnati in una naturale sinergia di intenti i fotoreporter, soprattutto quelli che lavorano nella cronaca, indipendentemente dal fatto che siano iscritti, o meno, all'Odg o appartengano, o meno, alle specifiche aggregazioni che operano all'interno del Sindacato dei giornalisti.
Come prima mossa è partito un appello ai vertici nazionali dell'Odg da parte del Gruppo di specializzazione dei giornalisti dell'informazione visiva dell'Alg. In parallelo però si discute di possibili manifestazioni di piazza, in particolare all'interno dell'aggregazione spontanea "Alta Pressione Fotogiornalismo": il nucleo d'azione protagonista, tra molte altre iniziative, anche del blitz del "no" ai bilanci dell'Ordine della Lombardia come protesta per denunciare lo stato di abbandono totale della categoria.
"Il Consiglio direttivo del Gsgiv dell'Alg - dice l'appello - chiede al Presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, ed al Segretario, Enzo Iacopino, di farsi tramite nel corso degli "stati generali" degli Ordini professionali, in programma a Roma il prossimo 15 aprile, affinché il ministro di Grazia e Giustizia, Angelino Alfano, si impegni a far introdurre per legge l' "attribuzione" al Consiglio nazionale Odg di emettere ogni anno un tariffario minimo inderogabile per le prestazioni professionali dei giornalisti del lavoro autonomo, fotogiornalisti compresi.
Oppure, nel caso che il ministro adotti altre soluzioni per riformare i divieti imposti dal decreto Bersani, faccia in modo che anche gli iscritti al nostro Ordine abbiano norme tariffarie della stessa valenza di quelle che regoleranno le prestazioni dei professionisti degli altri Ordini che rivendicano il ritorno ai tariffari minimi inderogabili che la legge permetteva loro in passato".
"Questo - prosegue il documento - per assicurare al nostro Ordine la possibilità di assolvere allo scopo di difendere una posizione contrattuale debole come quella del giornalista libero professionista che svolge spesso, in regime di precarietà e di sfruttamento, una prestazione autonoma che solo fittiziamente può essere qualificata come servizio d'impresa".
"Per i fotogiornalisti in particolare - sottolinea l'appello -  il Gsgiv dell'Alg ricorda poi l'impegno preso dal Consiglio nazionale dell'Odg, nella sua ultima riunione, approvando per acclamazione un documento nel quale si è assunto l'onere di essere al fianco della specifica categoria nel combattere con tutti i mezzi a sua disposizione la profondissima crisi che da anni travaglia il mondo del lavoro dei giornalisti dell'informazione visiva e che ora si è tradotta in drammatica emergenza per la sopravvivenza stessa di questa categoria professionale del giornalismo".    
"Ottenere per legge un tariffario minimo inderogabile per questo settore - conclude il documento - rappresenterebbe perciò un gigantesco passo in avanti per dare più speranze al futuro della professione di fotogiornalista e , in parallelo, per garantire ai lettori il loro diritto ad un'informazione visiva prodotta senza tutti i rischi dei condizionamenti e delle fragilità che la precarietà, come sappiamo, riesce ad imporre a chi è economicamente più debole".
Dopo la diffusione dell'appello del Gsgiv dell'Alg, fotoreporter e altri giornalisti del lavoro autonomo hanno iniziato a rilanciare in prima persona il documento  ai responsabili nazionali dell'Ordine.
E' certo che, se per qualche congiuntura astrale miracolosa,  dovesse davvero realizzarsi quello che oggi è quasi solo un "sogno" dei fotogiornalisti , verrebbe spazzata via d'un sol colpo una gran fetta dei gravissimi problemi dell'intero comparto del giornalismo del  lavoro autonomo.
Speriamo, anche senza farci troppe illusioni. Ma nei casi della vita, non si sa mai. Chi non risica, non rosica. Soprattutto quando si presentano occasioni che potrebbero essere, se non si dorme nell'inerzia del pessimismo, irripetibili.

(da www.francoabruzzo.it ) Di Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera 6/4/2010

ROMA - «L'abolizione delle tariffe minime, senza dare alcun beneficio ai cittadini, ha tutelato i più forti. Ed in generale ha danneggiato i professionisti italiani». Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, torna su uno degli argomenti che più sta a cuore al mondo delle professioni, dai commercialisti agli architetti, dai notai agli avvocati. Le tariffe minime erano state abolite da Pierluigi Bersani quando era ministro dello Sviluppo economico nell'ultimo governo Prodi. Un intervento deciso con le cosiddette lenzuolate, come lo stesso Bersani aveva ribattezzato i suoi interventi di liberalizzazione che avevano riguardato anche altri settori, come le assicurazioni e le banche.
Perché proprio adesso si torna a parlare di tariffe minime? Il ministro Alfano ha convocato per la prossima settimana gli stati generali delle professioni. Il 15 aprile i rappresentanti di 24 ordini si riuniranno proprio nel palazzo del ministero, in via Arenula a Roma. Dalle dieci del mattino e per tutta la giornata discuteranno dei problemi che la loro categoria sta affrontando. E, soprattutto, chiederanno al governo di intervenire per risolverli. Al primo posto dell'agenda c'è proprio la questione delle tariffe minime, che dopo il decreto Bersani sono stata sostituite dalla possibilità per il cliente di negoziare la parcella. Cosa succederà? Tornerà una soglia al di sotto della quale non sarà più possibile scendere? «Quello che bisogna garantire - dice Alfano - sono prestazioni efficaci e tariffe che siano semplici, comprensibili, eque e trasparenti.
Sul come raggiungere questo obiettivo avremo modo di discutere. Ma lo faremo con regole moderne, al passo con la globalizzazione dei mercati». Si comincia, quindi, con un esame dei problemi sul tavolo: «Ascolterò le voci di tutti gli ordini-dice ancora il ministro della Giustizia-e dopo un'attenta analisi proporremo delle riforme che siano in grado di tenere insieme la dignità ed il prestigio delle professioni insieme agli interessi del singolo cittadino. Come già abbiamo fatto per l'avvocatura».
Nel dettaglio è forse ancora troppo presto per capire quali saranno le riforme che il governo varerà nei prossimi mesi. Ma il minimo comune denominatore è chiaro già adesso: «Il nostro scopo -annuncia il ministro Alfano- è un riordino della legislazione che elimini il tratto punitivo impresso da Bersani, durante il governo Prodi, nei confronti dei professionisti italiani». Tratto punitivo, sottolinea Alfano che la prossima settimana aprirà i lavori degli stati generali. È quindi arrivato, per il governo, il momento di fare marcia indietro sulle lenzuolate di Bersani, che nel frattempo è pure diventato segretario del Pd? «Con il finto intendimento di proteggere i cittadini- dice il ministro della Giustizia- le lenzuolate hanno penalizzato i professionisti italiani. E questo è un mondo che va rispettato, non punito. Perché è composto da oltre un milione di lavoratori che contribuiscono in modo decisivo a costruire la ricchezza del Paese».
Proprio contro le misure volute da Bersani, i professionisti erano scesi in piazza a Roma il 12 ottobre del 2006. Un lungo corteo che - con la colonna sonora della banda di Mondragone, arruolata dall'ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere - aveva portato fino a piazza Venezia la protesta di un mondo di solito misurato e composto. Una rabbia che il Popolo delle libertà ha deciso di intercettare fin dalla campagna elettorale che due anni fa ha portato Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Solo pochi giorni fa, sempre a proposito delle professioni, era stato lo stesso Alfano ad annunciare «l'intenzione di togliere tutte quelle regole che non servono ma creano solo ostacoli alla libertà e alla crescita dei cittadini» perché la «democrazia non è una serie di divieti e di obblighi tra i quali fare slalom».
Sul tavolo degli stati generali, infatti, non ci sarà soltanto la questione delle tariffe minime. Ma anche il recepimento della cosiddetta direttiva Zappalà, la normativa di Bruxelles sul riconoscimento delle professioni nel territorio dell'Unione europea. «Ci giungono echi di un recepimento distorto-dice Alfano-che ne ha alterato i connotati e le intenzioni originarie ». Anche di questo si parlerà la prossima settimana durante l'incontro al ministero della Giustizia. E anche su questo sembra più che probabile un nuovo intervento del governo.

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