Il web di Facebook, racconta Narvic su Novovision, in un lungo e amarissimo articolo, "somiglia più a un neanato bruttino che a un bel bambino” – Lanciandosi alla conquista del web attraverso la monetizzazione con gli inserzionisti dei nostri dati personali recuperati ormai dovunque li lasciamo con la nostra navigazione, Facebook sta ormai per diventare un problema ancora più grande di quanto non sia mai stato Google
– E intanto la blogosfera è moribonda, sotto gli assalti incrociati delle reti sociali che la svuotano della sua sostanza e dei media mainstream che tentano di recuperare alcuni blogger e marginalizzarne altri, per soffocare l’ emergere di quella che essi vedono solo come una temibile concorrenza
http://www.lsdi.it/2010/05/15/sognavamo-il-web-sociale-ma-non-quello-di-facebook/
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Facebook riuscirà a cambiare il paradigma del visitatore unico?
Di fronte alla catastrofe del web dell’ informazione, provocata, più che da Google (come semplicisticamente qualcuno sostiene), dall’ uso di strumenti matematici di misurazione assolutamente distorti, la via di uscita sembra essere l’ alleanza con il web sociale e la sostituzione della misura del visitatore unico con il paradigma della comunità – Facebook, secondo ReadWriteWeb, ha da tempo avviato la corsa, facendo intuire ai potenziali inserzionisti le sue grandi potenzialità in termini di personalizzazione – Di fronte alle critiche per la sua irresponsabilità e per aver modificato a più riprese in maniera radicale la sua politica di rapporto con gli utenti, senza mai assumersene le conseguenze, i geek e gli analisti avvertiti se ne sono fatti una ragione e hanno già fatto evolvere il loro uso di Facebook, e cioè lo hanno abbandonato del tutto – Ma poiché questa aristocrazia del web non ha più oggi l’ impatto che poteva avere ieri, e poiché il web si è massificato, tutto sembra indicare che Facebook è sul punto di vincere la sua scommessa
http://www.lsdi.it/2010/05/13/facebook-riuscira-a-cambiare/
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Il progetto Diaspora: contro il centralismo di Facebook
Un gruppo di studenti di informatica della New York University punta a sostituire il web sociale centralizzato di oggi con un sistema decentrato, che offra un servizio pratico e di facile utilizzazione per tutti
http://www.lsdi.it/2010/05/11/il-progetto-diaspora-contro-il-centralismo-di-facebook/
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Giornalismo e giornalismi
Lavora già a pieno ritmo il giornalista-sportivo-robot
Big Ten Network, una joint venture fra la Conferenza degli atleti dei college americani e la tv Fox Cable, ha recentemente iniziato ad utilizzare il software sviluppato da un’ azienda dell’ Illinois per raccontare match di baseball e softball – Gli articoli “suonano bene” assicura il responsabile di Narrative Science e poi, aggiungono a Big Ten, “è decisamente meno costoso che mandare i nostri reporter ad ognuno di questi match” – L’ esperimento ha cominciato dall’ atletica perché solo l’ 1% degli avvenimenti sportivi negli Stati Uniti vengono coperti da cronisti, ma si potrebbe estendere alla cronaca nera, ai sondaggi, agli studi di carattere medico, alle notizie finanziarie: insomma, a qualunque argomento con una gran mole di dati che possa essere elaborata da un cervello elettronico
http://www.lsdi.it/2010/05/14/lavora-gia-a-pieno-ritmo-il-giornalista-sportivo-robot/
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Internet
Solo il 2,8% del fatturato dall’ online: doccia fredda sugli editori francesi
Nel 2009 il fatturato dei siti web di informazione è stato pari a 410 milioni di euro contro 14,3 miliardi di euro di fatturato complessivo – Secondo una ricerca della società Precepta sui modelli di business dell’ online, “i siti dei media francesi sono dei nani pubblicitari ” rispetto ai giganti del web
http://www.lsdi.it/2010/05/15/solo-il-28-del-fatturato-dall%e2%80%99-online-doccia-fredda-sugli-editori-francesi/
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Emily Bell (Columbia University): “il futuro è nel modello ibrido”
In una intervista a PaidContent, la ex responsabile della sezione digitale del Guardian News & Media e prossima direttrice del Tow Center for Digital Journalism della Columbia, anticipa che unirà il business all’ insegnamento – Sulla questione del pagamento dei contenuti online, puntare solo sui paywall, dice, sarebbe “stupido”: il futuro è nei modelli ibridi, che già molte testate stanno sperimentando – Comunque, spiega, “la nostra posizione è chiara. Se si fa del giornalismo serio, allora è necessario che il pubblico lo legga. Se invece l’obiettivo è quello di fare soldi, allora è meglio cambiare business” http://www.lsdi.it/2010/05/12/emily-bell-columbia-university-%e2%80%9cil-futuro-e-nel-modello-ibrido%e2%80%9d/
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Da gennaio a pagamento il sito del New York Times
Lo ha ribadito il direttore, Bill Keller, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, nel corso di un incontro con la Foreign Press Association, confermando quanto il quotidiano aveva già annunciato - Il giornale adotterà per il suo sito web il cosiddetto “metered model”: gli utenti potranno scaricare un numero determinato di articoli gratuitamente, mentre dovrà pagare per quelli successivi.
http://www.lsdi.it/2010/05/15/da-gennaio-a-pagamento-il-sito-del-new-york-times/
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Video e tv
La Reuters cambia l’ informazione tv con Insider
La grande agenzia internazionale ha lanciato un nuovo prodotto, Reuters Insider, un servizio di video sul web che cattura e organizza la miriade di flussi di informazione prodotta dai giornalisti dell’ azienda e dai suoi 150 partner.
http://www.lsdi.it/2010/05/12/la-reuters-cambia-l-informazione-tv-con-insider/