Il sindacato francese Snj-Cgt chiede alla giustizia britannica «di ribaltare in appello il decreto firmato dalla ministra dell'Interno Priti Patel che autorizza l'estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti», dove il giornalista australiano rischia fino a 175 anni di carcere.
«Da parte sua – si legge in una nota –, la diplomazia francese deve intervenire per far valere i diritti fondamentali di Julian Assange e prevenire una grave violazione del diritto all'informazione. Il fondatore di WikiLeaks ha svelato documenti segreti che hanno dato vita a inchieste pubblicate sui media di tutto il mondo. Tra gli scandali che ha permesso di denunciare, figura in primo piano il modo in cui gli Stati Uniti hanno condotto la guerra in Iraq».
Julian Assange, incalza il sindacato francese, «incarcerato per tre anni nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, vicino a Londra, è vittima di "persecuzioni" e presenta "tutti i sintomi della tortura psicologica", come riportato nel 2019 dal relatore Onu sulla tortura, Nils Melzer».
Per Wikileaks, «Julian ha pubblicato prove che il Paese che cerca di estradarlo ha commesso e insabbiato crimini di guerra, torturato prigionieri, corrotto funzionari stranieri e viziato indagini giudiziarie sui misfatti americani. La vendetta è cercare di farlo sparire nei recessi più oscuri del sistema carcerario per il resto della sua vita».
Da qui l'appello: «Basta accanimento, Julian Assange deve tornare libero! Non è solo una questione di dignità umana – conclude Snj-Cgt – ma di democrazia e libertà di stampa».