E’ allarme occupazione nel settore dell’informazione. A rischio la piccola emittenza nazionale ed i giornali gestiti da cooperative. Solidali con i colleghi della Televisione T9 di Roma. Sit in di solidarietà questa mattina in via Sambuca Pistoiese davanti alla sede di T9, storica emittente locale romana.
Il
presidente della Fnsi Santo Della Volpe ed il segretario della Fnsi Raffaele
Lorusso, con il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo,
hanno lanciato l’allarme occupazione nel settore dell’informazione ed editoria
in Italia, prendendo spunto e sostenendo la vertenza dei colleghi della
Televisione T9, costretti a lavorare durante il periodo di preavviso dopo
il licenziamento. La società, infatti, è da dieci mesi in liquidazione. “Nonostante
la violazione dell’art 30 del Ccnl – ha ricordato il fiduciario di redazione,
Alessandro Tittozzi – con senso di responsabilità abbiamo realizzato il nostro
telegiornale, nonostante il progressivo impoverimento del settore tecnico. E
abbiamo informato i nostri ascoltatori nonostante la violazione delle regole
contrattuali”.
La vicenda di T9 si iscrive all’interno del giornalismo italiano. La pubblicità
tra il 2012 e il 2014 ha perso il 30% del fatturato. I rapporti di lavoro
subordinato, nello stesso periodo, sono scesi da 18.473 a 15.936 unità,
perdendo il 13,73% dei posti di lavoro. I settori che hanno subito la maggior
perdita di occupazione sono stati l’emittenza radiotelevisiva locale, i
periodici e gli enti pubblici. Parallelamente si è assistito ad una crescita
del lavoro autonomo. “Le prossime vittime designate – ricorda il presidente
della FNSI Santo Della Volpe – sono 200 testate non profit o gestite da
cooperative. Hanno chiuso già 30 testate storiche ed 800 giornalisti
hanno perso il lavoro. In ballo ora ci sono almeno 3mila posti di
lavoro tra giornalisti, grafici e poligrafici. Chiudendo queste testate ci
sarebbero 300 milioni di copie distribuite in meno ogni anno, 500mila pagine di
informazione che verrebbero a mancare, con grave danno alla conoscenza ed alla
democrazia in questo Paese. Questo mondo è stato messo in crisi dal taglio dei
contributi per l’editoria 2013,dimezzati retroattivamente a bilanci già chiusi,
e di quelli del 2014. E’ necessario ora l’intervento del governo che deve
ripristinare questi fondi ed usare al meglio i soldi pubblici. Sarebbe
paradossale che i tagli al settore si scarichino sullo Stato in termini di
maggiori costi per l’attivazione di tutele e ammortizzatori sociali”.
Ci sono ragioni obiettive dietro la crisi della piccola emittenza. “Gli
investimenti per il passaggio al digitale terrestre – ha rimarcato Lazzaro
Pappagallo, segretario di Stampa Romana – sono avvenuti nel momento del crollo
della raccolta pubblicitaria. E’ anche vero però che il settore sconta
l’assenza di editori puri. Chi lavora sulla filiera nel Lazio ha come interesse
principale l’edilizia o la raccolta dei rifiuti. La Regione sta elaborando una
legge sull’informazione locale. La finanzi per stimolare comportamenti virtuosi
da parte delle aziende che rispettano i contratti e crei un osservatorio per
monitorare entrate e uscite nel settore”.
La tutela della piccola emittenza radiotelevisiva diventa una questione
centrale non solo per l’occupazione ma per la diffusione delle notizie, per lo
sviluppo dell’informazione nel nostro paese. “Abbiamo sempre sottolineato la
necessità di evitare contributi a pioggia – ha concluso Raffaele Lorusso, segretario
della FNSI – di evitare sprechi, di finanziare in modo improprio imprenditori
che non credono nel prodotto. Chiediamo però a Governo e Parlamento senso di
responsabilità. Se la piccola emittenza è strategica per l’ informazione e la
democrazia del paese, va sostenuta. Ci deve essere una leva pubblica, un timone
pubblico per garantire e governare il settore. L’abolizione dei finanziamenti
pubblici rischia di farlo scomparire per sempre”.
VERTENZA
T9, MANIFESTAZIONE DI FNSI E ASR DAVANTI LA SEDE
ANCORA NESSUNA RISPOSTA DOPO 3 GIORNI DI SCIOPERO
"
Si svolgerà martedì 10 marzo a partire dalle 11 una manifestazione promossa da Fnsi e Associazione stampa romana a sostegno della redazione dell'emittente T9. La manifestazione, con impegnati i vertici del sindacato nazionale e regionale dei giornalisti, è in programma in via Sambuca Pistoiese (zona Salaria), dove ha sede l'emittente che sta attraversando un pesante periodo di incertezza sul proprio futuro.
La scorsa settimana ci sono stati 3 giorni di sciopero
in seguito alle mancate risposte da parte del liquidatore della Sidis Vision
spa in liquidazione, Arturo Mechelli, alle richieste di chiarimento
sull'organizzazione lavorativa dopo la cessazione di tutti i rapporti
contrattuali dei tecnici che erano state avanzate dal fiduciario di redazione
Alessandro Tittozzi e dal consigliere dell'Asr Francesco Latini. In questi mesi i giornalisti del Tg9, pur
licenziati già da settembre, "si sono impegnati con grande senso di
responsabilità - diceva una nota di Stampa romana – a realizzare un prodotto
giornalistico che con il passare delle settimane ha avuto a disposizione sempre
meno professionalità tecniche". Veniva inoltre segnalato che la Sidis
Vision Spa in liquidazione non ha più in organico neanche un tecnico, "queste
figure professionali sono state sostituite da altre di cui né il direttore
responsabile, né il fiduciario di redazione, né la redazione conoscono
l'effettivo inquadramento contrattuale e lavorativo. Non sappiamo se i tecnici
licenziati in questi mesi sono stati sostituiti da partite Iva o peggio ancora
da lavoratori volontari". I giornalisti da mesi "registrano anche la
palese violazione del contratto collettivo nazionale di categoria; l'editore
Edoardo Caltagirone e il liquidatore Arturo Mechelli non intendono tenere conto
di quanto prescritto dal contratto e cioè che in virtù della particolare natura
della professione giornalistica i giornalisti licenziati non possono scontare
un preavviso lavorato e per di più per un periodo così lungo (8 mesi) senza gli
adeguati supporti tecnici e professionali". Inoltre "i giornalisti
vedono lesa la propria dignità professionale e di conseguenza il diritto/dovere
di informare i telespettatori nel rispetto del pluralismo". La nota si
chiudeva sottolineando che "i giornalisti di T9 intendono andare avanti
con questa forma di protesta per evitare che un concessionario pubblico come un
editore televisivo possa calpestare un istituto fondamentale della democrazia
quale è la contrattazione collettiva". (ROMA, 9 MARZO - AGI)