Il ruolo dei media è fondamentale per impedire che ad Aleppo il male dilaghi, per fermare il genocidio, per far conoscere al mondo la tragedia del popolo siriano. Per questo chi sta cercando di sterminare la popolazione civile di Aleppo vuole imbavagliare i giornalisti, impedire loro di essere testimoni di quel che accade e di raccontarlo all’opinione pubblica.
Su questo punto si sono ritrovati d’accordo i rappresentanti delle tre religioni monoteiste che hanno animato l’incontro organizzato oggi nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana: il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero; la professoressa e storica dell’ebraismo, Anna Foa; e l'imam di Trieste, Nader Akkad; coordinati dal giornalista della Rai, Riccardo Cristiano.
«Per questo – ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo i lavori – abbiamo subito fatto nostro e rilanciato l’appello lanciato dai giornalisti siriani costretti al silenzio dalle forze militari dispiegate sul campo».
Appello che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, insieme con l’Usigrai e Articolo21 hanno rivolto al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, chiedendo al governo italiano di intervenire in Europa e alle Nazioni unite per fermare l’ondata di violenza che i colleghi della stampa libera siriana stanno documentando, o cercando di documentare, dalle zone di guerra. Questi stessi giornalisti che vivono asserragliati, consapevoli di essere considerati nemici del regime per via del proprio lavoro sul campo.
«Questi giornalisti – ha ricordato il segretario Lorusso – mettono a repentaglio la loro vita per raccontare quel che sta accadendo in Siria, per illuminare una periferia del mondo che il mondo non può e non deve dimenticare. L’Europa e l’Onu devono intervenire e solo il lavoro degli operatori dei media, scuotendo l’opinione pubblica, può costringere finalmente la politica a fare la sua parte».
E anche le religioni, come è emerso dal confronto, devono giocare il loro importante ruolo nel sensibilizzare le coscienze.
«Ad Aleppo – ha osservato l’imam Nader Akkad – l’Occidente sta perdendo i suoi valori, come è già successo a Sarajevo. La storia si ripete e non ci insegna nulla. Il popolo di Aleppo è insorto rivendicando libertà e democrazia: i valori su cui si basa il nostro modello culturale. E ora sta pagando per questo suo desiderio di libertà e democrazia. Se i media non vigilano su quello che accade laggiù il male avrà la meglio».
Anche secondo la professoressa Foa «l’informazione ha il dovere di spiegare all’opinione pubblica quello sta accedendo in Medio Oriente e fornire al pubblico gli strumenti di conoscenza necessari a decifrare l’attualità. C’è una questione religiosa, ma c’è anche e soprattutto una questione morale ed etica: bisogna che i cittadini di tutto il mondo s’indignino e si mobilitino per gli abitanti di Aleppo».
Mentre monsignor Mogavero ha rimarcato il ruolo delle religioni che «dovrebbero – ha detto – far sentire con forza la propria voce sulla questione siriana. Tutte insieme. E far leva così sulle coscienze delle persone, di tutti noi, che dobbiamo mobilitarci per costringere i governi e le istituzioni internazionali ad intervenire».