''Lanciare nei titoli dei giornali e dei tg arditi paragoni, come quello che ha chiamato in causa il naufragio del Titanic o la tragedia dell'Andrea Doria, per rinfocolare le emozioni del pubblico è un eccesso''. E' questo il giudizio critico su come è stata data la notizia del naufragio al largo dell'isola del Giglio da parte dei media, espresso in una nota dal Sir, l'agenzia stampa della Cei. ''A molte testate online - si rileva - non è bastato mostrare video, fotografie e testimonianze in tutte le salse e alcune di esse hanno espressamente chiesto a chi era a bordo di mandare le proprie immagini dell'incidente.
Come se ci fosse bisogno di amplificare ulteriormente l'effetto emotivo di un evento che di spettacolare, invece, non ha proprio niente''.
''Le navi da crociera - si afferma - sono a modo loro protagoniste della comunicazione commerciale, dato che le ritroviamo spesso sulle pagine dei quotidiani, nei link delle testate online o sui manifesti, sempre splendenti, luccicanti e pronte ad accoglierci, magari con sconti che ci aiutano a non privarci del possibile viaggio nemmeno in tempi di crisi''.
''Provoca un certo disagio - prosegue il testo - pensare che la possibile causa dell'accaduto possa essere stato l'azzardo del comandante e dell'equipaggio che avrebbero corso il rischio consapevolmente, scegliendo di passare vicinissimi alla costa per farsi vedere dalle persone a terra (facendo così ulteriore pubblicità alla crociera)''.
''La triste conta dei morti e dei dispersi - sottolinea ancora il Sir - per i quali il passare delle ore in ogni tragedia diminuisce la speranza di trovarli vivi e accresce in proporzione il pathos popolare, ha contribuito ulteriormente a tenere accesi i riflettori sull'incidente, che di per sè appare difficile da comprendere se si pensa che imbarcazioni di questo genere, quasi piccole città galleggianti, hanno a disposizione le migliori tecnologie di navigazione e di sicurezza''.
''In mezzo a tanto sensazionalismo - è la considerazione dell'agenzia stampa della Cei - hanno trovato spazio anche i racconti di chi si è gettato in mare per salvarsi, ha raggiunto in qualche modo la terraferma e lì ha trovato le case degli abitanti dell'Isola e alcuni alberghi a porte spalancate per dare soccorso, conforto, vestiti asciutti e un pasto caldo ai superstiti''.
''Forse il bene e la solidarietà - si spiega - fanno meno notizia dei dettagli della tragedia e della ricerca del 'colpevole' e,per questo, occupano meno spazio. Ma sbaglieremmo se lasciassimo che la nostra attenzione fosse catturata soltanto dalle testimonianze più tragiche, dal racconto minuto per minuto dei momenti più drammatici, dalla spasmodica ricerca delle persone disperse o dalle ipotesi sulle cause dell'incidente e sulle responsabilità del comandante o dell'equipaggio''. (ROMA, 16 GENNAIO - ADNKRONOS)