L'assemblea generale dei soci del Sindacato Cronisti Romani, riunita il 27 maggio "raccoglie l'appello lanciato dall'Unione nazionale cronisti italiani contro il referendum farsa dei prossimi giorni sul nuovo contratto di lavoro dei giornalisti, perche' il patto e' gia' efficace e operante a tutti gli effetti economici e normativi, perche' il Governo e Fnsi/Fieg hanno programmato e sottoscritto assieme al contratto un piano di paracaduti sociali ai limiti della legge, utile ai fini previdenziali ma determinante a facilitare il cammino degli stati di crisi veri o presunti delle aziende editoriali (carta stampata in testa) e a realizzare una girandola di centinaia e centinaia di prepensionamenti per i colleghi dai 58 anni in su"
"Mentre si insediano i seggi per una votazione burletta, quasi tutte le testate giornalistiche stanno conducendo un attacco indiscriminato ai posti di lavoro- spiega il presidente Scr, Romano Bartoloni- invocando il ricorso agli ammortizzatori sociali nuovi di zecca. Ne sono coinvolti anche i principali giornali nazionali con vistosi tagli all'occupazione, a cominciare dal 'Messaggero' dove si chiedono il licenziamento di 48 giornalisti e la chiusura della storica redazione di Civitavecchia". "Il referendum, cosi' come il contratto, non frena la corsa alla decimazione di una intera generazione di giornalisti - prosegue Bartoloni - ne' ci salva dalla rottamazione dell'esperienza, senza l'alternativa del ricambio per i giovani, ne' blocca la cinica operazione politica avvallata dal ministro del Welfare, Sacconi, il quale, per altro, si erge a paladino della moratoria per i licenziamenti in vista di una possibile ripresa economica". "Sarebbe un'operazione di lealta' con la categoria e di civilta' sindacale riaprire il tavolo con gli editori proponendo proprio una realistica moratoria dei licenziamenti- conclude Bartoloni- invece di arrampicarsi sugli specchi di un si' o un no all'amaro boccone di un contratto che non solo non soddisfa per i passi indietro compiuti soprattutto in danno della professione e dell'autonomia dei giornalisti, ma non risolve gli annosi problemi del lavoro autonomo e del precariato, ne' apre le porte alle nuove generazioni". (Dire)