Non sarà mai un politico infastidito a decidere cosa si pubblica sui media e cosa no. Sulla pubblicazione delle notizie contenute in atti giudiziari fa bene il ministro Orlando a scegliere la via della cautela e dell’ulteriore approfondimento. Nessun testo legislativo che limiti l’esercizio del dovere di cronaca potrà mai essere accolto dai giornalisti italiani, né dalla vasta maggioranza dei cittadini che ha a cuore le proprie libertà e i propri diritti essenziali così come dichiarato dalla Convenzione e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Nessuna norma che dovesse apparire censoria sarà mai accettata in silenzio dagli organismi di categoria dei giornalisti, né dalla comunità civile. I giornalisti non accetteranno comunque di essere presi a bersaglio da colpire.
La materia delle intercettazioni ha diverse sfaccettature. Non può essere condizione di bavagli né di autocensura. Negli atti parlamentari delle ultime due legislature ci sono ipotesi rilevanti per il corretto utilizzo di questi atti nel rispetto dei compiti della Giustizia affidati alla magistratura, del diritto dei cittadini a una piena e corretta informazione, della tutela della dignità della persona. Dispiace che qualche politico affronti un tema così delicato come se stesse giocando alla lotteria, cercando di conquistare il segnapunti. Il confronto sia vero e con tutti i soggetti interessati. Si parli seriamente e si dica se si vuol ragionare o meno di udienza filtro, su cui Fnsi, Unione Cronisti e Ordine dei Giornalisti si sono dichiarati d’accordo da tempo, proprio per evitare che nelle trascrizioni delle intercettazioni rimangano nomi e frasi di terzi estranei. Ma, intanto, va ricordato che se negli atti giudiziari ci sono notizie di interesse pubblico ancorché non di reato, il giornalista che ne viene a conoscenza ha il dovere di rendere note, come sancito dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. con l’accortezza da parte dei giornalisti di non essere “registratori” passivi o peggio porta parola di interessi terzi. La Fnsi seguirà con molta attenzione gli sviluppi della vicenda, conferma propria disponibilità al confronto serio e di merito e deciderà le sue iniziative in armonia con gli organismi internazionali dei giornalisti, dedicando al tema un’apposita sessione dei lavori della prossima riunione della Giunta Esecutiva. 2 SETTEMBRE 2014
(Franco Siddi dal sito Articolo 21)
UNCI SULLE INTERCETTAZIONI
Chi non vorrebbe che un cittadino innocente non finisca sulla bocca di tutti per via delle intercettazioni delle sue telefonate con un grande corruttore? Tutti. A partire dai giornalisti che potrebbero così lavorare in pace e non essere seppelliti da accuse false e strumentali che hanno il solo scopo di nascondere ai cittadini ladri e ruberie. Dal 2005 sul tema della pubblicazione delle intercettazioni è in atto un grande scontro, che ha visto via via in prima linea i Guardasigilli Castelli (Berlusconi), Mastella (Prodi), Alfano (Berlusconi). Tutti loro, come tutti i politici del resto, hanno sempre detto di voler tutelare libertà di stampa e diritto di cronaca e nel frattempo promuovevano normative più o meno pesantemente censorie. Adesso al cimento si presenta il governo Renzi, secondo il quale "Non ci vuole il bavaglio, ma non bisogna ledere le sfere personali nella pubblicabilità". Il presidente del Consiglio annuncia che avvierà una consultazione con i direttori dei giornali. Le consultazioni sono sempre positive, ma in una materia regolata dalla legge penale, inutili, a meno che non puntino ad ottenere una autocensura. La normativa stabilisce che il contenuto delle intercettazioni disposte dalla magistratura, quando è allegato nei provvedimenti di richiesta di rinvio a giudizio, e quindi è stato portato a conoscenza dell’indagato, diventa pubblico. In quell’istante scatta per il cronista l’obbligo di renderle note per informare, come sancisce la sua etica professionale, in modo corretto, compiuto e tempestivo i cittadini. La grandissima maggioranza delle intercettazioni pubblicate negli scorsi anni, è bene ricordarlo, lo sono state nel rispetto della legge, trattandosi di atti depositati, quasi sempre ai sensi dell’art 415bis cpp (atto di chiusura d’indagine preliminare), e quindi “doppiamente” dissecretati, perché conosciuti dalle parti coinvolte e perch& eacute; conclusivi dell’inchiesta. La “chiave” per evitare che il terzo estraneo all’indagine sia coinvolto nella pubblicazione delle intercettazioni non è nelle mani dei giornalisti, ma dei magistrati. I quali, come prevede già la legge, dovrebbero fare da “filtro” tra le trascrizioni delle intercettazioni e i testi resi pubblici, intervenendo sulla produzione degli atti prima del loro deposito. Una funzione, quella del “filtro”, intesa in modo corretto e rispettoso dell’art. 21 della Costituzione, sulla quale Unione Cronisti, Fnsi e Ordine dei Giornalisti si sono detti d’accordo da molto tempo, proprio per evitare che nelle trascrizioni delle intercettazioni rimangano nomi e frasi di terzi estranei all’indagine. La “via maestra” per tutelare il buon nome degli innocenti è quindi, quella di modificare la normativa imponendo al magistrato di “ripulire” le trascrizioni delle intercettazioni. Ogni altra soluzione rischia di provocare problemi e guasti a questo o quel diritto. I cronisti hanno il dovere professionale ed etico di rendere noto quanto apprendono, ad altri spetta il dovere di tutelare il segreto di indagine. È vero che sul punto la posizione del governo appare ancora fluida. Ma come non sentire suonare un campanello di allarme se al ministro della Giustizia Orlando viene attribuita la frase: Sulle intercettazioni "nessuno vuole mettere bavagli", o "ridurre lo strumento investigativo", ma solo "studiare gli strumenti più idonei a evitare la diffusione di notizie che non hanno rilevanza penale, fermo restando il confronto con gli editori e i direttori dei giornali". Diffusione delle notizie ???? 1 SETTEMBRE 2014
INTERCETTAZIONI: ART.21, BENE MINISTRO ORLANDO SU CONSULTAZIONE CON
MONDO INFORMAZIONE
"Il ministro Orlando, nell'intervista rilasciata ad Alessandro Galimberti del Sole 24 ore, ha annunciato che la nuova legge sulle intercettazioni sarà preceduta anche da una ampia consultazione con editori, direttori, giornalisti, questo per ricercare il giusto punto di equilibrio tra il diritto alla riservatezza e il diritto di cronaca. Si tratta di un annuncio positivo perché materie di questa delicatezza non possono essere affrontate e risolte con metodi sbrigativi oppure ricorrendo a quella logica del bavaglio che non può avere diritto di cittadinanza nel nostro paese". Lo afferma in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti.
"Il confronto sarà tanto più produttivo quanto più ciascuno farà la sua parte: il mondo della informazione garantendo una piena ed integrale applicazione delle carte deontologiche e del diritto alla rettifica; il governo e il parlamento assicurando l'insopprimibile dovere per il cronista, di dare, sempre e comunque, qualsiasi notizia che abbia i requisiti della rilevanza sociale e del pubblico interesse. In questo contesto dovrà finalmente essere prevista l'introduzione di una sanzione di chi fa un uso continuato e "temerario" delle querele con il dichiarato scopo di intimidire il giornalista e di molestare l'articolo 21 della Costituzione". 21 agosto 2014 da http://www.articolo21.org/