“Il rapporto del Presidente Francesco Pizzetti sui sette anni di attività dell’Autorità della Privacy non poteva essere più chiaro.
La tutela dei dati a garanzia della dignità delle persone è sacra e l’informazione deve trovare gelosamente il modo di gestire le regole deontologiche che si è data.
Non ci possono essere strumenti di censura preventiva sulle notizie.
Errori, problemi, quando ci sono, vanno regolati senza porre limiti al diritto dei giornalisti di sapere, conoscere e informare correttamente con competenza i cittadini su ciò che non può essere negato dei fatti che contano per il pubblico interesse.
Nelle parole nitide e per niente reticenti del Presidente della Privacy in ordine al diritto alla riservatezza e ai media c’è l’indirizzo giusto: il richiamo alle “regole chiare” del codice deontologico dei giornalisti “sulla necessità di rispettare i principi di essenzialità dell’informazione, di tutelare i minori, di rispettare la dignità delle persone, specialmente nell’ambito sanitario e sessuale”. Questa affermazione è la più evidente dimostrazione della necessità di un organismo giurisdizionale di autonoma espressione della professione, che intervenga con puntualità e coerenza per il rispetto dei principi e delle norme contenute nelle carte etiche richiamate dal Presidente Pizzetti. Tutto questo deve concorrere alla promozione di una cultura diffusa sulla libertà e responsabilità dei media a garanzia della dignità di tutte le persone, anche nei casi delle vicende più scabrose ed eclatanti della cronaca giudiziaria. Certe forme di spettacolarizzazione e di intrusione soprattutto televisiva, raramente e essenzialmente giornalistica, su trasmissioni di intrattenimento o finto approfondimento sono deleterie”.