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Fnsi 19 Mag 2010

Siddi scrive al garante per le telecomunicazioni per solleciare tutele per l'emittenza locale privata nella revisione del piano frequenze e nell'ordinamento automatico del telecomando digitale

Ordinamento automatico del telecomando digitale, nuovo piano frequenze: il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi ha inviato una lettera al Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, che riportiamo, tesa a tutelare l'emittenti locali.

Ordinamento automatico del telecomando digitale, nuovo piano frequenze: il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi ha inviato una lettera al Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, che riportiamo, tesa a tutelare l'emittenti locali.

  Signor Presidente, questa Federazione, Sindacato unitario dei giornalisti italiani, Le scrive per esprimerLe viva preoccupazione in ordine a notizie che ci pervengono sul nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze allo studio dell’Autorità che Ella presiede e per segnalarLe alcune problematicità in ordine al tema della numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre su cui codesta Autorità si accinge ad intervenire per via regolamentare. L’introduzione delle trasmissioni in digitale terrestre è, senz’altro, una grande opportunità per il sistema televisivo, chiamato, nella sua organizzazione industriale e professionale, a sforzi e investimenti innovativi importanti. Il passaggio, però, da una pianificazione regionale a una nazionale, prescindendo anche dalle programmazioni già definite nelle aree in cui la transizione al digitale è già stata avviata, rischia di determinare effetti dirompenti su tutto il sistema. Ciò non solo per le ipotesi di cambiamento della numerazione dei programmi sul telecomando ma anche per l’eventuale riposizionamento delle frequenze e per la nuova ripartizione tra televisioni nazionali e televisioni locali. La riduzione delle frequenze multiple disponibili e il passaggio delle tv locali a canali con frequenze “più deboli” – ove confermato - rischierebbe, in particolare, di mettere in ginocchio il sistema delle tv locali già impegnato a fronteggiare l’impoverimento delle risorse disponibili per effetto della crisi economica e il costo degli investimenti per la rimodulazione delle trasmissioni sul digitale. Molti operatori ci segnalano che non saranno in grado di sopportare l’esigenza di ulteriori interventi per rafforzare le proprie frequenze, se costrette a passare dalle attuali “Sfn” a quelle “K-Sfn”, che vedrebbero le loro televisioni collocate in un’area frequenziale più debole, soggetta a interferenze soprattutto nei bacini segnati dai confini dell’etere. Laddove, peraltro, era già stata trovata una faticosa, ma alla fine fruttuosa, transizione al digitale (come, per esempio, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Lazio) sarebbe forse meglio confermare quanto già fatto sinora e già pienamente operativo. Ma per il Sindacato dei giornalisti il problema è rappresentato soprattutto dagli effetti che nuove difficoltà per l’intero sistema delle televisioni locali possono provocare sull’occupazione e, di conseguenza, sulla qualità e sulla estensione del pluralismo dell’informazione in questi ambiti. Dopo anni di attesa, causati anche dall’incertezza del quadro del sistema, pochi mesi fa, è stato firmato il nuovo contratto di lavoro per l’area delle tv locali: un piccolo passo avanti che, sul piano professionale, avrebbe richiesto un passo più lungo. Non vorremmo che le novità che si prospettano per il sistema possano pregiudicare non solo i piccoli passi contrattuali ma soprattutto i livelli dell’occupazione professionale, risorsa qualificante perché l’intero sistema faccia un salto di qualità sostanziale. La nuova tecnica da sola, infatti, non basta. Conclusivamente, riteniamo che vada assicurato lo spazio qualitativamente e quantitativamente adeguato per le tv locali, avendo particolare cura per la rete imprenditoriale di piccola e media dimensione che opportunamente si è insediata nei mercati locali, sia per quanto riguarda il pluralismo e l’assunzione delle identità e delle culture territoriali come valore, sia per quanto concerne il lavoro diffuso nel settore: dal giornalismo ai settori tecnici e amministrativi. Per quanto riguarda la questione relativa al “Telecomando del digitale terrestre” riteniamo che si debba tenere conto di un principio di federalismo televisivo rispettoso delle scelte, delle abitudini, degli orientamenti del pubblico di riferimento in ciascuna area regionale. Sicuramente nei primi dieci canali, regione per regione o bacino per bacino, non possono mancare le tv locali di più consolidata presenza nelle preferenze dei cittadini. Ciò tanto più alla luce dellachiara indicazione recata dalla norma legislativa di riferimento che prevede, tra i principi ed i criteri direttivi, “il rispetto delle abitudini e delle preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e alle emittenti locali”. Non vi è dubbio che in ogni area almeno due o tre televisioni locali, talvolta anche quattro o cinque, siano, nell’indice delle preferenze come in quello degli ascolti, ai primi posti e spesso in posizione prioritaria rispetto a molti canali nazionali delle reti tradizionali che vanno anch’esse, ora, transitando sul digitale. Frequenze più deboli o “intralciate”, spostamenti sul telecomando predefinito, non saranno, quindi, solo operazioni di razionalizzazione tecnica, se determineranno, modifiche nelle relazioni del mercato locale, limiti alle opportunità di crescita. Riteniamo che qualsiasi novità, anche di razionalizzazione e finalmente di pianificazione delle frequenze, debba assicurare paritarie condizioni sul piano della concorrenza televisiva per gli operatori delle tv locali. I lavoratori, in caso contrario, sarebbero i terminali di un processo nel quale, da elemento centrale di qualificazione del sistema della televisione localeche solo su di essi può fare un salto di qualità,potrebbero finire all’ultimo posto, esposti quindi a tagli occupazionali e incertezze di vario tipo. Per i cittadini, invece, i necessari riequilibri richiedono la massima cura perché un indirizzotecnico e amministrativo doveroso non si trasformi in linea di orientamento anche culturale. Non sta a noi indicare la soluzione tecnica, ma sicuramente l’opportunità del nuovo piano di assegnazione delle frequenze è l’occasione per garantire spazi adeguati a tutti gli operatori, per una nuova attenzione al sistema della televisione locale, che pure è chiamato a compiere un decisivo passaggio di trasformazione verso una dimensione imprenditoriale efficiente e valida, da considerare con pari dignità. E’ l’occasione perché gruppi dominanti e oligopolisti – siamo sicuri anche l’Autorità ne convenga -non siano, né appaiano come beneficiari di pregio di un bene pubblico. Per essere ancora più chiari, non siamo interessati allo scontro tra i grandi gruppi (Mediaset, Sky e la stessa Rai) per ottenere per sé le migliori frequenze ma perché siano messe in pari disponibilità tutte le risorse tecniche e non siano lasciate le più deboli al polo cosiddetto minore, seppure da collocare ai primi posti in più di un caso in diversi bacini. Ecco perché chiediamo che sia raggiunto, sia sul nuovo piano delle frequenze per le tv locali, sia nella definizione del nuovo assetto delle tv nazionali e locali sul telecomando digitale, un equilibrio di massima garanzia idoneo a tenere insieme le diverse soggettività e le diverse esigenze con pari dignità. Cordiali saluti.   Franco Siddi  

@fnsisocial

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