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Fnsi 04 Nov 2010

Siddi e Natale alla Giornata europea del giornalismo: "E' un bene pubblico da proteggere e con la lotta al precariato è tra le priorità che devono riguardare anche il governo" Riflessioni e impegni alla luce del rapporto Lsdi su una professi

I giornalisti italiani hanno riunito a Roma i vertici della Fnsi (Siddi e Natale), dell’Ordine Nazionale dei giornalisti (Enzo Jacopino), dell’Inpgi (Andrea Camporese), della Casagit (Daniele Cerrato) e del Fondo Pensione Complementare (Marina Cosi), richiamando due emergenze: l’urgenza che lo Stato mantenga l’impegno costituzionale a sostenere il pluralismo dell’informazione e quindi ripristini i finanziamenti destinati a sostenere di idee, cooperativi e di comunità, la lotta al precariato e alle condizioni di povertà e di forti pressioni improprie che si abbattono su migliaia di giornalisti, come capita per la moltitudine dei precari che popolano il Paese e particolarmente il lavoro intellettuale.IL BLOG STAND UP FOR JOURNALISM 2010

I giornalisti italiani hanno riunito a Roma i vertici della Fnsi (Siddi e Natale), dell’Ordine Nazionale dei giornalisti (Enzo Jacopino), dell’Inpgi (Andrea Camporese), della Casagit (Daniele Cerrato) e del Fondo Pensione Complementare (Marina Cosi), richiamando due emergenze: l’urgenza che lo Stato mantenga l’impegno costituzionale a sostenere il pluralismo dell’informazione e quindi ripristini i finanziamenti destinati a sostenere di idee, cooperativi e di comunità, la lotta al precariato e alle condizioni di povertà e di forti pressioni improprie che si abbattono su migliaia di giornalisti, come capita per la moltitudine dei precari che popolano il Paese e particolarmente il lavoro intellettuale.
IL BLOG STAND UP FOR JOURNALISM 2010

1 -“L’informazione è un bene pubblico. E’ questa la parola d’ordine che accomuna oggi i giornalisti europei in occasione della manifestazione “Stand up for journalism”, che si celebra per iniziativa della Federazione Europea di categoria (Efj) nelle giornate di oggi e domani. Il segretario e il presidente della Fnsi,Franco Siddi e Roberto Natale, ,hanno ribadito l’interesse del sindacato affinché lerisorse pubbliche siano distribuite in maniera selettiva e rigorosa e non corrispondano ad un finanziamento “mascherato” a questa o quella “frazione politica”. Condizione qualificante e parametro centrale per le assegnazioni di contributi pubblici, secondo nuove regole trasparenti e neutrali rispetto a qualsiasipotere, deve essere l’occupazione giornalistica regolare, il rispetto del contratto di lavoro, il giusto compenso e la corretta protezione sociale per le attività professionali richieste ai freelance. Ciò premesso,Siddi e Natale hanno tuttavia riproposto l’urgenza di un impegno dal quale dipende la sopravvivenza di decine testate che per la loro natura non possono vivere solo delle provvidenze del mercato e ricadono nell’obbligo costituzionale dello Stato di assicurare ogni iniziativa idonea perché siano garantiti pluralismo e libertà dell’informazione. Da qui – tanto più nella stagione di tumultuoso e critico cambiamento che investe le attività dei media -il dovere di intervento dello Stato, anche con finanziamenti pubblici a sostegno dell’informazione nella considerazione che il giornalismo etico, cioè incardinato sui principi dell’ordinamento professionale e del contratto di lavoro, sia un bene pubblico senza il quale nessuna democrazia funziona nel migliore dei modi.
  2 - La giornata dell’informazione europea, da parte della Federazione della Stampa e degli organismi di categoria italiani, ha coinciso anche con la presentazione di un rapporto sui cambiamenti intervenuti nella popolazione giornalistica negli ultimi 35 anni e sull’emersione prepotente delle pesanti problematiche che riguardano il giornalista lavoratore autonomo – precario, curato da “Lsdi” (Libertà di stampa, diritto all’informazione) con il coordinamento di Pino Rea e di Vittorio Pasteris. Tra garantiti, quasi garantiti e precari emerge una professione molto frammentata: i giornalisti attivi, “visibili”, tra professionisti, praticanti e pubblicisti (compresi disoccupati accertati e pensionati, alla fine del 2009 erano 49.239 e rappresentavano la metà degli iscritti all’Ordine professionale, il 50,16% di 98.155 iscritti. Gli attivi effettivi nel campo del lavoro subordinato, nel 2009, erano 20.087, coloro che invece risultano titolari solo di rapporti di lavoro autonomo erano 22.406. (Con i disoccupati e i pensionati si raggiunge poi il totale di 49.239). Nel 1975, invece, gli iscritti all’Albo professionale, professionisti, praticanti e pubblicisti erano solo 20.700. Lo spazio e il lavoro dei media è cresciuto ma il sistema dell’industria dell’’informazione si è articolato in maniera e grandezze diverse. La vecchia area dell’abusivato è diventata precariato diffuso, come dimostrano alcuni dati sui redditi.: nel 2009 solo un giornalista su tre con contratto di lavoro dipendente aveva un reddito annuo inferiore a 30.000 euro lordi mentre più della metà degli “autonomi” (collaboratori e freelance), pari al 55,25%, dichiarava un reddito annuo lordo inferiore ai 5000 euro. Un divario che fotografa un allarme sociale e anche democratico se si considera che su buona parte di questa area di lavoro si abbattono condizioni di vero precariato, di abuso, di povertà e anche di paura. Franco Siddi e Roberto Natale ( Fnsi), Enzo Iacopino (presidente dell’Ordine dei giornalisti),Andrea Camporese (presidente dell’Inpgi)e Daniele Cerrato (presidente della Casagit), Marina Cosi (presidente Fondo complementare), Maria Giovanna Faiella (Commissione freelance)hanno convenuto sull’urgenza di un’iniziativa comune per fare emergere la condizione dellavoro giornalistico che oggi vive di collaborazioni, remunerate in misura inferiore a quella di qualsiasi altra categoria professionale: compensi così bassi che la stragrande maggioranza dei giornalisti lavoratori autonomi espone un reddito medio annuo inferiore al livello della soglia di povertà indicata dall’Istat. E’ un tema che – costantemente presente nell’elaborazione e nella pratica sindacale – acquisisce oggi evidenza prioritaria nell’interlocuzione con il Governo e le forze politiche da parte degli enti che rappresentano i giornalisti italiani. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (con gli Enti di categoria) rilancia da qui una profonda iniziativa che chiamerà alla risposta i responsabili delle politiche per l’editoria del Governo, il Ministro del Lavoro e il Parlamento. Agli editori viene invece presentato il conto di una situazione che impone da parte loro l’assunzione di una nuova responsabilità sociale e civile, in ordine agli obblighi che loro competono in materia di giusto riconoscimento della dignità e della giusta remunerazionedel lavoro giornalistico. Domani si concluderanno le iniziative della Fnsi per la “Giornata europea del Giornalismo bene pubblico” con iniziative regionali e nelle redazioni tese a evidenziare questo valore e problemi specifici di precariato e per la qualità dei giornali.In tutti i luoghi di lavoro, inoltre, viene chiesto ai colleghi di promuovere almeno un minuto di silenzio per ricordare i giornalisti uccisi,pesantemente intimiditi o minacciati. in tutto il mondo, dalle mafie, dalla criminalità organizzata, da centrali del terrore, ridotti al silenzio da regimi liberticidi, caduti nei teatri di guerra.”
IL LINK AL RAPPORTO LSDI (FORMATO PDF)   Giovedì 4 novembre prossimo nella sala Tobagi della Fnsi sarà presentata la ricerca:‘’Giornalism il lato emerso della professione. Una ricerca sulla condizione dei giornalisti italiani ‘visibili’’’. L’iniziativa cade nella giornata internazionale “Stand up for journalism”, evento annuale indetto dalla Efj, Federazione europea dei giornalisti, quest’anno incentrato sul tema: 'giornalismo come bene comune'. Una data che cade anche nel mezzo di una vera e propria raffica di attacchi al sistema dei media italiani da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che minaccia di nuovo la legge sulle intercettazioni e la chiusura di testate a lui non gradite.
n panorama pesantissimo che è aggravato da una crisi del settore editoriale di portata storica. Proprio per questo la ricerca, che si basa su un’analisi condotta da Lsdi (Libertà di stampa diritto all’informazione) sulla base dei dati forniti dall’ Inpgi (l’istituto di previdenza dei giornalisti), dall’Ordine e dalla Fnsi, tenta di ricostruire il profilo della professione in Italia attraverso i dati di carattere occupazionale, contrattuale e previdenziale dei giornalisti ‘visibili’ ufficialmente, meno della metà degli iscritti all’ Ordine (49.239 su 108.437, al 31 dicembre 2009). Ne emerge l’immagine di una professione frammentata, con status professionali ed economici molto vari e con differenze, a volte, molto profonde fra i vari segmenti che la compongono. E, oltre a segnalare l’esistenza di un numero rilevante di giornalisti del tutto ‘’invisibili’’ conferma una vistosa spaccatura fra lavoro dipendente (che vive prevalentemente dentro le redazioni) e lavoro autonomo, che nell’industria editoriale cresce e diventa sempre più vitale per la macchina dell’ informazione, ma che non riesce ad acquisire una vera, concreta, dignità professionale. Ne discuteranno - nel corso di un incontro pubblico che si terrà, appunto, la mattina del 4 novembre a Roma nella sede della Federazione nazionale della stampa (Corso Vittorio Emanuele II, 349, ore 10,30) -, il presidente dell’ Inpgi, Andrea Camporese, il presidente dell’ Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale, oltre a Pino Rea e a Vittorio Pasteris (che hanno curato la ricerca)”.
“GIORNALISMO: UNA PROFESSIONE FORTEMENTE FRAMMENTATA” UNA RICERCA DI LSDI SUI GIORNALISTI ‘VISIBILI’ IN ITALIA
IL 4 NOVEMBRE A ROMA LA PRESENTAZIONE CON CAMPORESE (INPGI), IACOPINO (ORDINE), NATALE E SIDDI (FNSI)
Una ricerca sulla condizione dei giornalisti italiani “visibili’’, condotta da Lsdi sulla base dei dati forniti da Inpgi, Ordine dei giornalisti e Fnsi, fa emergere il quadro di una professione frammentata, con status professionali ed economici molto vari e con differenze, a volte, molto profonde fra i vari segmenti che la compongono- Su 108.437 iscritti all’ Ordine, alla fine del 2009 solo 49.239 giornalisti (il 45,4%) erano titolari di una posizione contributiva all’ Inpgi, come lavoratori subordinati o autonomi –La profonda spaccatura fra  lavoro dipendente e  lavoro autonomo – Di fronte alla tenuta del giornalismo garantito dai contratti e dagli istituti di categoria (crescita che dai quotidiani si è allargata all’ emittenza locale, ai piccoli periodici e agli uffici stampa, privati e pubblici), il giornalismo autonomo ancora annaspa, senza riuscire a trovare uno statuto,contrattuale e professionale,  adeguato alla sua forza quantitativa, che ormai è pari se non superiore a quella del lavoro dipendente. E senza riuscire ancora ad entrare nell’ area del giornalismo “garantito” – Nel 2009, ad esempio, mentre solo un lavoratore subordinato su 3 aveva un reddito annuo inferiore ai 30.000 euro lordi, più della metà degli autonomi (il 55,25%) dichiaravano un reddito annuo inferiore ai 5.000 euro – Le altre caratteristiche dell’ evoluzione della professione:  un “impoverimento” delle fasce di reddito intermedie a vantaggio di quelle medio-alte nel campo del lavoro subordinato;  un progressivo “invecchiamento” della popolazione giornalistica, in entrambe i campi;  e infine una progressiva avanzata delle donne, mitigata dalla persistenza di un relativo gap di carattere economico.
La ricerca  verrà presentata la mattina del 4 novembre nella Sala Walter Tobagi della Federazione della Stampa, a Roma. Alla presentazione interverranno il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale, oltre a Pino Rea e a Vittorio Pasteris (che hanno curato la ricerca).
LINK >> CGIL LANCIA APPELLO A MEDIA SU NORMA DDL CONTRO PRECARI   Roma, 2 novembre - ''Contro la norma 'tagliola', contenuta nel collegato lavoro, che colpisce i precari - il fatto cioe' che i lavoratori con un contratto a termine avranno solo 60 giorni di tempo dopo la scadenza del rapporto di lavoro per fare ricorso contro l'azienda in caso di irregolarita''' la Cgil ''lancia un appello a tutto il mondo dell'informazione perche' sia conosciuta''. ''Si tratta di una norma retroattiva molto grave -si legge nel testo dell'appello pubblicato sul sito di Articolo 21- ma quello che e' piu' grave e' che molti non saranno neppure in grado di conoscere in tempo questa sbagliata novita' e decadranno dal diritto''. La Cgil ha chiesto una immediata correzione al governo ''ma se non ci sara' -continua l'appello- queste persone hanno almeno il diritto di conoscere ed essere informati per poter decidere''. Per questi motivi Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil, promotore dell'appello, chiede al mondo dell'informazione ''un impegno straordinario, ognuno con la propria opinione positiva o negativa che sia, per far sapere e far scegliere alle persone. La Cgil -conclude- fara' tutto il possibile, ma nei tempi stretti a disposizione questo compito e' proprio e puo' essere assolto in modo adeguato solo dall'informazione''. (ADNKRONOS)  

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