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Ordine 25 Ago 2006

Siddi: "Cambiamo il sistema dell'Ordine dei Giornalisti: servono nuovi strumenti e anche un po' più di iniziativa"

Lunga intervista del quotidiano "Europa" al Presidente della Fnsi, Franco Siddi, sui temi delle intercettazioni telefoniche e sul futuro dell'Ordine dei Giornalisti dopo le polemiche suscitate dalla proposta del Segretario dei Radicali Capezzone che ne ha chiesto l'abolizione

Lunga intervista del quotidiano "Europa" al Presidente della Fnsi, Franco Siddi, sui temi delle intercettazioni telefoniche e sul futuro dell'Ordine dei Giornalisti dopo le polemiche suscitate dalla proposta del Segretario dei Radicali Capezzone che ne ha chiesto l'abolizione

Ne ha un po’ per tutti Franco Siddi, presidente della Federazione nazionale della stampa: il governo prima di tutto, che ha appena approvato un ddl sulle intercettazioni che non gli piace quasi per niente perché la filosofia che emerge, dice, è che «l’informazione sia nemica»; l’Ordine dei giornalisti, che così com’è «proprio non va», e poi anche i colleghi, «perché non è possibile che siano giornalisti-agenti segreti o giornalisti- magistrati aggiunti». Siddi però accetta la sfida riformatrice ed è pronto a dire sì ad un organismo di garanzia «integrato» – Ordine e Garante – purché il dibattito in parlamento consenta di «aggiustare» ciò che lo rende in parte «peggiorativo» anche di quello immaginato un anno fa dalla Cdl. Cominciamo dal testo approvato dal consigli dei ministri. Cos’è che è proprio inaccettabile? "Innanzitutto non è vero che siamo stati consultati come ha detto il ministro Mastella. E comunque questo provvedimento sembra fatto più per placare la piazza della politica e del potere che per realizzare una vera riforma a tutela delle varie garanzie democratiche del cittadino. Che ha diritto di essere informato anche su come procedono le inchieste. Certo con correttezza, responsabilità e rispetto della dignità delle persone, anche indagate e imputate". Come la mettiamo però con gli eccessi nella pubblicazione indiscriminata delle intercettazioni? "Non si possono negare, hanno colpito la dignità e l’immagine di singole persone e famiglie. Occorre sicuramente assumere decisioni ma le multe dovrebbero essere l’eventuale “secondo tempo”. Prima occorre riformare in maniera incisiva il sistema della disciplina deontologica e della riparazione del danno a vantaggio della persona offesa". Quindi cosa proponete? "Basta un solo articolo di legge. È necessario modi- ficare la procedura disciplinare dell’Ordine, stabilire tempi certi e procedure d’urgenza, e istituire in quella sede un organismo partecipato dal Garante della privacy che possa immediatamente imporre la pubblicazione con analogo spazio della rettifica o di altra nota informativa riparatrice. Non è qualche migliaia di euro che può riparare il danno di una persona ingiustamente e indebitamente citata perché finita casualmente nelle intercettazioni, mentre parla magari di fatti privati o della propria salute". Ma come si fa a rendere stringente l’obbligo di rettifica, dato che già c’è ma è disatteso? "Si ordina di pubblicarla entro 24 ore altrimenti scatta la sanzione amministrativa e dopo, se c’è recidiva, la sanzione più pesante. Qualche direttore si è anche giustificato per non aver espunto dalle intercettazioni pubblicate qualche passaggio “forse non significativo” perché aveva timore che il giornale concorrente lo facesse. Ecco, questo atteggiamento è inammissibile. Questo è invocare un potere assoluto sulle persone". L’informazione non è una merce qualsiasi. "Resta fuori il problema delle intercettazioni pubblicate ma coperte da segreto... Lì occorre rendere più stringente il controllo sugli atti coperti dal segreto. È chiaro che da soli non viaggiano. Ma se un giornalista ne viene a conoscenza, poichè contengono sicuramente elementi essenziali di notizia di interesse pubblico, deve darne conto, altrimenti verrebbe meno al suo dovere. Che è anche quello di trattarli con responsabilità etica, ma non può autocensurarsi: probabilmente gli atti dell’inchiesta di Potenza o di calciopoli o su Pio Pompa sono usciti in maniera un po’ strana, ma diversamente sarebbero rimaste vicende inquinate e inquinanti". Fino ad oggi è stato quasi impossibile trovare un punto di equilibrio, o no? "Bisogna trovarlo, ma non partendo dalla coda, dalla sanzione ai giornalisti perché così si determina un sistema di autocensura che non fa bene alla libertà di informazione. Dobbiamo invocare una riforma seria dell’ordinamento perché così com’è non va, non è efficace soprattutto nell’aspetto disciplinare e anche nell’accesso. È arruginito da procedure ottocentesche e da una consuetudine giurisprudenziale interna non sempre positiva". A proposito, che fine ha fatto la procedura disciplinare aperta nei confronti di Renato Farina, il vicedirettore di Libero “agente segreto”? "Io penso che vada dato all’Ordine uno strumento per intervenire, in questi casi, in un giorno, provvedendo alla sospensione immediata dalla professione. Oggi la procedura prevede invece novanta giorni. Lo stesso dovrebbe valere per altri colleghi che hanno ubbidito ad un altro padrone che non è il cittadino-lettore. Questi non sono degni di far parte della categoria. Servono nuovi strumenti anche se devo dire che, talvolta, anche l’Ordine è carente di iniziativa". (da "Europa")

@fnsisocial

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