“La crisi pesa in maniera drammatica su tutto il mondo del lavoro e delle imprese. L’editoria e il lavoro giornalistico sono in una condizione di allarme acuto e stanno pagando un prezzo altissimo, direttamente e per i riflessi di un Paese fermo e ancora senza un Governo. L’augurio al Presidente incaricato e esploratore, l’onorevole Bersani - che ha inaugurato una fase di ascolto delle parti sociali – è che il nuovo Parlamento e finalmente un Governo pongano attenzione profonda anche a temi sin qui considerati “secondari”.
Certamente non possiamo non esprimere grande apprezzamento per l’idea di regolare i conflitti d’interesse e avviare una riforma di garanzie per il servizio pubblico radiotelevisivo.
Le questioni dei media, tuttavia, sono più ampie, complesse e dense di nuove emergenze, fino a veri e propri casi di nuove povertà per il lavoro giornalistico.
Quello dei media è un settore industriale in cui non ci sono solo le parole, le immagini, ma è un mondo vitale per la tenuta democratica e la ripresa del Paese. Vi convivono organizzazione d’impresa, ricerca, innovazione, cultura, intelligenze, qualificazione professionale e precariato diffuso, un’opera che - tutt’uno con il valore democratico dell’informazione – è un vero e proprio bene pubblico. E come tale non può essere né disconosciuto né considerato un problema a se, e neanche da affidare a operazioni di cauta diplomazia politica. Parliamo inoltre di un settore che ha una base occupazionale di giornalisti, formatori, poligrafici, tecnici, amministrativi, trasportatori, distributori che dà lavoro a decine di migliaia di persone: un settore in stato di crisi che ha la necessità di protezione sociale e di decisive azioni per lo sviluppo. E’ un interesse nazionale.
Giornalisti e editori affrontano una fase drammatica, non debbono sfuggire alle loro responsabilità sociali ma c’è bisogno di un quadro di vero riformismo nel Governo e nel Parlamento. Il tempo della demagogia e degli ammiccamenti è finito per tutti.” Roma, 25 marzo 2013