E’ un’ottima notizia la decisione del ministro Cancellieri di aprire di nuovo ai giornalisti le porte dei Cie. Finalmente viene ripristinato il nostro diritto-dovere di raccontare ciò che avviene in queste strutture. E’ una decisione che giova anche alla credibilità delle istituzioni italiane preposte all’accoglienza degli immigrati, perché il blocco disposto ad aprile dall’allora ministro Maroni autorizza da mesi il sospetto che all’interno di Cie e Cara vengano praticati trattamenti lesivi dei diritti umani.
La revoca del divieto è una riaffermazione di basilari principi costituzionali, per la quale anche la Fnsi ringrazia il ministro Cancellieri e tutti i parlamentari che si sono battuti per il risultato di oggi. Ma un ringraziamento va anche alle molte organizzazioni che, insieme a Fnsi e Ordine dei Giornalisti, hanno dato vita nei mesi scorsi alla campagna “LasciateCIEntrare”: positivo esempio di come, in difesa del diritto all’informazione, si possano saldare alleanze importanti tra le rappresentanze professionali e le voci della società civile. Ora ci auguriamo che di questo diritto d’accesso ristabilito l’informazione italiana faccia uso intenso.
IMMIGRAZIONE: CANCELLIERI RIAPRE PORTE CIE AI GIORNALISTI
I rappresentanti degli organi di informazione potranno accedere ai centri destinati all'accoglienza, al trattenimento e all'assistenza degli immigrati.Lo ha deciso il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri che ha firmato oggi una direttiva in proposito indirizzata a tutti i prefetti.Lo stop alle visite dei giornalisti nei Cie risale all'1 aprile scorso, quando l'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni firmo' una circolare indirizzata ai prefetti che limitava l'ingresso nelle strutture alle ong, ''in considerazione del massiccio afflusso di immigrati provenienti dal Nord Africa e al fine di non intralciare le attivita' loro rivolte''.Da allora sono state diverse le proteste e gli appelli per consentire l'accesso della stampa nei Centri. Fnsi e Ordine dei giornalisti hanno inviato pochi giorni fa una lettera al ministro Cancellieri per chiedere la revoca del divieto. Analoga richiesta e' stata avanzata in un'interrogazione parlamentare da Livia Turco e Gianclaudio Bressa (Pd). Oggi la risposta del ministro che ha cancellato la disposizione di Maroni. 13 dicembre (ANSA).