“Condivido le ragioni che hanno indotto le Confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil a proclamare lo sciopero generale di domani contro la legge finanziaria e per una diversa politica economica del Governo. I giornalisti italiani, che sono impegnati in dure vertenze contrattuali, per le quali saranno costretti a dicembre ad altre pesanti azioni di sciopero, devono riflettere sulle conseguenze dei tagli alla spesa pubblica per quanto riguarda soprattutto il sostegno all’informazione e alla cultura.
La legge sull’editoria proposta dal Sottosegretario Bonaiuti è confluita solo in parte nell’emendamento governativo il quale, peraltro, riduce i contributi ai giornali, con conseguenze pesanti soprattutto per i piccoli e medi quotidiani e periodici espressione di idee, di opinioni, di movimento e per l’intero sistema delle cooperative di giornalisti. Grave è anche che il Governo non abbia ancora varato il provvedimento sulla previdenza complementare e il Tfr concordato dal Ministro Maroni e dalle Confederazioni e appoggiato dalla Fnsi. La stessa Fnsi aveva presentato al Governo proposte di emendamento alla finanziaria tendenti a sostenere la previdenza dei giornalisti freelance e precari, senza costi aggiuntivi, richieste non accolte dall’Esecutivo. Inoltre, mentre le norme della legge Gasparri continuano a produrre effetti negativi sul pluralismo dell’informazione, i tagli alla cultura rischiano di bloccare molti progetti in diversi campi come il teatro, il cinema, l’editoria libraria. Il giornalismo italiano deve portare il suo contributo alla causa del pluralismo informativo e culturale e della libertà di espressione, che sono di fatto al centro degli stessi scontri contrattuali in atto. Le nostre azioni sindacali si svolgeranno con modalità e date differenti rispetto a quelle di altri lavoratori italiani. Ma la nostra preoccupazione per il futuro del Paese e delle famiglie è lo stesso”.