Non è semplice ed è particolarmente doloroso inviare l'ultimo saluto - che, purtroppo, non potrà sentire né leggere - a Luciana Sica, giornalista di punta di Repubblica, già premio Musatti per la psicanalisi, stroncata ieri da una malattia breve ma impietosa. Giornalista curiosa, appassionata studiosa delle culture di liberazione, una dedizione privata e professionale per la disciplina della psicoanalisi, donna determinata, pareva avere una forza naturale per superare qualsiasi ostacolo e affrontare qualsiasi sfida della vita e del giornalismo.
Primi passi esaltanti a "Paese Sera", poi una formazione robusta in provincia alla "Nuova Sardegna" (ci siamo trovati, e bene, compagni di lavoro), diretta da Alberto Statera durante una bella stagione di rinnovamento editoriale e del giornalismo locale radicato nel territorio e partecipe del dibattito civile e generazionale per il cambiamento del Paese. Un'esperienza, quella, in cui il confronto partecipativo sostanziale, anche duro, arricchente per la qualità dei giornali e per l'attività professionale: una stagione, l'ultima efficace, della redazione laboratorio intellettuale e di impegno collettivo. A "Repubblica", Luciana Sica si è affermata e fatta stimare per le sue competenze, la sua indipendenza, la sua carica umana, la sua vitalità, il suo attaccamento al giornale e alla vita di redazione nella prestigiosa squadra della Cultura. Al figlio Michele, alla sorella Daniela e ai famigliari tutti, i sensi del cordoglio personale e della Fnsi.