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Vertenze 01 Mar 2007

Sciopero delle firme a Il Secolo XIX contro le violazioni contrattuali dell'editore Perrone Il comunicato ai lettori del Cdr e la replica dell'azienda

Da oggi i giornalisti de Il Secolo XIX non firmano gli articoli, né lo faranno gli altri giornali del gruppo editoriale Perrone che comprende oltre a Il Secolo, le recenti incorporazioni (apprese da notizie di agenzia prima di essere comunicate agli organismi sindacali come da contratto) l’Avvisatore Marittimo, il Secoloxix.it.

Da oggi i giornalisti de Il Secolo XIX non firmano gli articoli, né lo faranno gli altri giornali del gruppo editoriale Perrone che comprende oltre a Il Secolo, le recenti incorporazioni (apprese da notizie di agenzia prima di essere comunicate agli organismi sindacali come da contratto) l’Avvisatore Marittimo, il Secoloxix.it.

Mentre l’emittente Radio 19 rimane società a se stante anche se ovviamente strettamente collegata alla testata giornalistica de Il Secolo XIX. La vertenza è legata all’azzeramento degli straordinari e delle collaborazioni decisa dall’azienda a fronte di una annunciata, ma non ancora documentata, situazione di difficoltà economica. Il problema, di fondo, non è nemmeno tanto il taglio degli straordinari, ma l’assenza totale di un piano e di un progetto editoriale e industriale complessivo, di rilancio e di potenziamento del giornale e degli altri media del gruppo. Da mesi e mesi la navigazione è a vista e alla giornata, la direzione ha modificato più volte assetti e impaginazioni, ha condiviso l’avvio di una nuova grafica fortemente criticata prima dalla redazione e poi dai lettori, senza dare risposte concrete mentre le poche decisioni sono arrivate dopo insistenze ed estenuanti maratone da parte del CdR. A preoccupare i colleghi del gruppo Perrone è appunto l’assenza di un chiaro progetto a medio e lungo termine, un interesse reale sulla qualità del prodotto, una definizione operativa e di sostanza sulla multimedialità (radio web sms) attivata nel tempo, senza un chiaro programma o progetto, ritenendo le idee e le disponibilità trattate con la redazione un atto dovuto da parte dei giornalisti. La risposta dell’editore conferma le preoccupazioni della redazione e contiene un dato scorretto relativo alle forfetizzazioni, esistenti a macchia di leopardo, suddivise tra la completa forfetizzazione sulle qualifiche alte e in qualche raro singolo ad personam, 12 ore a una parte della redazione e l’assoluta assenza tra tutti i nuovi assunti degli ultimi anni, nonostante l’ultimo integrativo aziendale sia stato caratterizzato da un grande gesto solidaristico e di condivisione a favore dei “giovani” e meno forti economicamente, da parte del resto della redazione Il documento del Cdr de Il Secolo XIX Cari lettori purtroppo siamo abituati per mestiere a dare notizie che di solito non sono buone. Questa volta chiediamo la vostra attenzione per darvi alcune notizie, non buone, che ci riguardano. Da domani, e fino a nuove decisioni, noi giornalisti del Secolo XIX torniamo a mettere in atto lo sciopero della firma: il nostro/vostro giornale uscirà con articoli e informazioni anonime. E’ una forma di protesta che tutti i giornali italiani hanno già messo in atto nei mesi scorsi per sollecitare il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto ormai da due anni e un giorno. Ma questa volta la protesta riguarda esclusivamente problemi interni del nostro/vostro giornale. Si tratta di questo: l’azienda Secolo XIX, denunciando seri problemi di bilancio maturati nel corso del 2006, ha imposto a partire da oggi 1 marzo l’azzeramento “pressoché totale” del lavoro straordinario dei giornalisti. E’ un suo diritto e forse (ma non è certo) dal punto di vista strettamente contabile si tratta di una misura che porterà a risparmiare qualche costo. Ma è una scelta miope e dannosa per il presente e il futuro del nostro/vostro giornale Un giornalista, per definizione, non ha orari: se svolge il suo lavoro con serietà, come noi cerchiamo sempre di fare, un giornalista è impegnato a tempo pieno o quasi, ha pochi giorni di riposo, lavora quasi sempre anche il sabato e la domenica, quasi sempre nelle ore serali e anche notturne, e guarda l’orologio soltanto quando è pressante la necessità di finire il suo articolo, ultimare la sua pagina, in poche parole chiudere il giornale Certo, ci sono mestieri peggiori, molto peggiori. Il vantaggio di fare i giornalisti è che qualche volta ci si riesce anche a divertire. Ora, però, l’azienda Secolo XIX ci impone di lavorare e di divertirci un po’ meno: è infatti evidente che (almeno finché non sarà introdotta una legge che imponga ai dipendenti, per il bene delle aziende, di lavorare gratis) di fronte al blocco degli straordinari siamo obbligati a un rigoroso rispetto dell’orario fissato dal contratto di lavoro: per la precisione, si tratta di sette ore e dodici minuti al giorno Avremo finalmente più tempo per noi e per le nostre famiglie, è evidente che avremo meno tempo da dedicare al giornale. Non è colpa nostra ma non possiamo opporci, possiamo solo scegliere una forma di protesta simbolica. Cercheremo ugualmente e come sempre di fare un buon giornale, ci scusiamo in anticipo se qualche volta non ci riusciremo I giornalisti del “Secolo XIX L’editore La decisione dei giornalisti del nostro giornale di ricorrere al cosiddetto sciopero della firma rappresenta un comportamento irrituale e incomprensibile tanto più che viene effettuato e motivato contro le decisioni dell’azienda di evitare il ricorso a prestazioni in orari straordinari non necessari per la normale fattura giornaliera della testata. Infatti il ricorso allo straordinario, in genere, è strettamente connesso (e richiesto) nel momento in cui si verificano eventi e situazioni di carattere straordinario e non nel corso della normale e costante lavorazione giornaliera. Tra l’altro l’azienda, ben consapevole del fatto che l’attività giornalistica non si può misurare con il “bilancino”, ha già da tempo previsto e attribuito, per effetto di norme contrattuali e accordi aziendali, all’81% dei giornalisti della redazione il cosiddetto straordinario forfettizzato: tali giornalisti percepiscono una retribuzione mensile che contiene già il “forfait straordinario” e che pertanto li pone nella condizione di dover svolgere la propria attività anche oltre il normale orario di lavoro, se necessario. Non si comprendono pertanto le ragioni di tale protesta ancor di più nel momento in cui l’azienda, pur in un quadro di una corretta ed equilibrata gestione utile per il buon andamento economico e finanziario della società, ha peraltro previsto ulteriori investimenti per sostenere la diffusione della testata L’EDITORE del SECOLO XIX

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