La Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Toscana condividono la preoccupazione e la legittima protesta dei colleghi dei dorsi locali del Corriere della Sera.
«Il piano che l'azienda intende attuare - spiega il sindacato - contiene misure drastiche e sproporzionate rispetto a risultati di bilancio che presentano una perdita complessiva contenuta, quindi assolutamente rimediabile. La preoccupazione è rafforzata da un modello di organizzazione del lavoro, come quello illustrato per linee generali dal direttore, che prefigura un ricorso sempre maggiore al lavoro precario, senza diritti senza tutele e senza garanzie, considerata l'annunciata volontà di utilizzare i giornalisti con contratto di lavoro subordinato in attività di desk e affidando l'attività di scrittura, anche in settori strategici e cruciali, a collaboratori esterni precari».
Si tratta, concludono Fnsi e Assostampa, «di un modello inaccettabile, che, qualora dovesse prendere forma, impegnerà il sindacato in ogni sede in attività di contrasto perché a essere messa in discussione è la dignità del lavoro, essenziale e imprescindibile in un settore come quello dell'informazione per assicurare prodotti editoriali di qualità e consentire alla professione di essere credibile di fronte all'opinione pubblica».
PER APPROFONDIRE
Di seguito i comunicati delle Associazioni regionali di Stampa coinvolte e dei Cdr e delle redazioni di Corriere del Trentino, Corriere dell'Alto Adige, Corriere del Veneto, Corriere di Verona e Corriere Fiorentino.
Sindacato giornalisti Veneto: «Piano calato dall'alto senza il minimo confronto»
Il Sindacato giornalisti Veneto è al fianco e sostiene la protesta dei colleghi del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona che hanno proclamato un giorno di sciopero a seguito della presentazione oggi a Milano del piano di ristrutturazione del 'sistema dorsi', stravolgendone identità e fisionomia. Un piano calato dall'alto senza il minimo confronto con i giornalisti.
Forte è la preoccupazione di Sgv e Cdr rispetto al modello organizzativo prospettato in maniera unilaterale: senza un chiaro piano editoriale, con l'impoverimento dell'organico, la spinta sul desk, la precarizzazione, lo svilimento delle professionalità maturate dentro e fuori le redazioni a scapito della qualità dell’informazione, quest'ultima sempre più determinante per vincere la sfida della crisi del settore.
Il sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige: «A rischio la qualità del lavoro giornalistico»
Il sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, d'intesa con il Cdr, esprime forte preoccupazione per il piano di ristrutturazione annunciato oggi a Milano dai vertici RCS che prevede, nell'ambito di una più generale riorganizzazione dei dorsi locali, il forte depotenziamento della redazione di Bolzano e il mancato rinnovo dei contratti a termine in scadenza. Annunci che hanno portato i giornalisti a rispondere con uno sciopero immediato di due giorni. «Il rischio – spiega in una nota il sindacato regionale – è di una 'deskizzazione' del lavoro giornalistico che si ripercuoterebbe negativamente sulla qualità del giornale di prossimità rappresentato dai dorsi. Desta infine forti perplessità che il desk centralizzato di Padova possa sostituire al meglio i colleghi sul territorio per speciali, sport, cultura e spettacoli». Il sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, conclude la nota, «rimane al fianco del Cdr e dei colleghi per cercare di ridurre al minimo l'impatto della nuova organizzazione del lavoro. Un primo banco di prova sarà l'incontro del 29 maggio con i vertici aziendali ed il nuovo direttore Alessandro Russello».
Sciopero del Corriere Fiorentino, Ast a sostegno dei colleghi: «Rcs riveda i tagli»
L'Associazione Stampa Toscana dichiara solidarietà e sostegno ai colleghi del Corriere Fiorentino, costretti a proclamare due giorni di sciopero (il giornale, all'interno del Corriere della Sera, non uscirà sabato 19 e domenica 20 maggio) in seguito all'annuncio, da parte dell'Azienda, del taglio di 9 posti di lavoro, di cui uno a Firenze, oltre ad altri provvedimenti fra i quali l'istituzione del giornalista "globe trotter", da spostare a piacimento da una redazione all'altra. L'Ast ha partecipato, con il suo presidente Sandro Bennucci, alla riunione sindacale, a Milano, insieme ai Cdr delle edizioni locali del Corriere e al segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, all'annuncio del piano di tagli da parte dell'Azienda. Piano del tutto ingiustificato per una perdita di 386 mila euro rispetto agli oltre 14 milioni di euro della produzione e alle 30 mila copie al giorno vendute, in media, dalle 5 testate (Firenze, Trento, Bolzano, Veneto, Bologna) finite sotto la scure aziendale. L'Ast è pronta a intraprendere tutte le iniziative sindacali del caso, insieme alla Fnsi e alle Associazioni regionali di stampa interessate dal provvedimento di Rcs, ma si augura che il primo gruppo editoriale italiano voglia sedersi di nuovo rapidamente a un tavolo per rivedere un provvedimento così penalizzate soprattutto nei confronti di colleghi che lavorano, anche da 10 anni, con un contratto a termine che rischia drammaticamente d'interrompersi prima di essere trasformato, come sarebbe logico che fosse, in contratto a tempo indeterminato.
Il comunicato del Cdr del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona
I giornalisti del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona, insieme ai colleghi di Trento, Bolzano e Firenze hanno deciso di proclamare un giorno di sciopero per la giornata di oggi, sabato 19 maggio, dopo aver appreso le linee guida del nuovo piano industriale che va a stravolgere completamente il sistema dei dorsi locali. Ieri il presidente di Rcs edizioni locali, Giuseppe Ferrauto, il management e il direttore Alessandro Russello (che dall’1 giugno assumerà la direzione del Corriere di Trento, Bolzano e Bologna, oltre al Corriere del Veneto e di Verona), hanno illustrato ai Cdr riuniti i contenuti del piano, che si possono sintetizzare così: tutti i contratti a termine andranno a esaurimento e non saranno più rinnovati, con la conseguenza che l’organico complessivo dei dorsi locali, dapprima precarizzato con l’utilizzo di collaboratori assunti a termine, di fatto viene ridotto da 76 giornalisti a 67. In questo contesto la redazione di Bolzano verrà declassata a ufficio di corrispondenza con tre soli giornalisti, quella di Verona verrà portata da sei a quattro, mentre Trento, Bologna e Firenze saranno ulteriormente ridimensionate. L’idea della direzione e dell’azienda è quella di accorpare i giornalisti considerati in eccesso in un unico desk centrale con sede a Padova che dovrà provvedere alla gestione di interi settori di tutto il gruppo dei dorsi (Veneto, Verona, Trento, Bolzano, Bologna). Oltre a ciò quattro colleghi – ancora da individuare – resteranno senza un ruolo preciso e avranno il compito di tamponare di volta in volta le esigenze di organico di tutte le redazioni coinvolte dal piano, anche muovendosi da una redazione all’altra. Il piano industriale non è stato accompagnato da un’adeguata spiegazione del progetto editoriale. Ai giornalisti a cui è stata illustrata la bozza, appare impossibile – a fronte del nuovo organico ridotto – realizzare gli stessi prodotti editoriali fin qui confezionati. Anche volendo tralasciare un ragionamento sulla qualità dell’informazione, che non sembra interessare all’azienda, in termini strettamente numerici non si vede come sia possibile mantenere l’attuale modello informativo, che i lettori del Corriere nelle tre regioni interessate hanno mostrato in questi anni di apprezzare. Per queste ragioni, l’assemblea dei giornalisti del Corriere del Veneto proclama un giorno di sciopero e affida al Cdr un ulteriore pacchetto con un secondo giorno di sciopero immediato (da farsi lunedì 21 maggio) se il direttore non chiarirà immediatamente le modalità operative e applicative del piano industriale e come si declinerà il relativo progetto editoriale.
Il comunicato del Cdr del Corriere del Trentino e del Corriere dell'Alto Adige
Dopo due anni di attese, di strategie abbozzate e piani rinviati, e soprattutto dopo due anni di lavoro al limite – senza straordinari, senza un integrativo, solo affidandosi al senso di responsabilità dei giornalisti – e di precari storici sospesi come palloncini allegorici, Rcs ha finalmente presentato un programma di riorganizzazione del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige. Se non fosse così drammatico – per le persone, le famiglie, la professionalità e la qualità del prodotto finale – verrebbe persino da ironizzare. Due anni per stabilire che l’organico complessivo delle due redazioni scenderà da 17 unità a 9/10 (con la prospettiva di ridurre Bolzano a semplice ufficio di corrispondenza), minando così nelle fondamenta un progetto informativo e culturale divenuto in quasi 15 anni un punto di riferimento per le due comunità. Quindi, non soltanto i quattro contratti in attesa di sostituzione a tempo indeterminato non verranno coperti, ma a questi si aggiungeranno ulteriori defezioni, mentre le due redazioni avevano insistentemente chiesto la stabilizzazione dei precari storici. Tutto questo senza nemmeno prospettare un piano di rilancio, un progetto di marketing e un rafforzamento della diffusione, accettando lo status quo come unica possibile prospettiva. Il direttore Enrico Franco ha provato a tamponare questa situazione, ma ogni sua proposta è stata declinata, tanto da spingerlo a rassegnare le dimissioni. Ciò spiega anche il livello di tensione e incomunicabilità accumulati negli ultimi mesi. La riorganizzazione sarà poi oggetto di un confronto con il nuovo direttore, Alessandro Russello, intanto il Cdr del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige ha il dovere morale di misurarsi con la decisione comunicata oggi dai vertici Rcs. La nostra risposta è l’immediata sospensione della lavorazione dei due giornali: le redazioni sciopereranno oggi e domani e rimettono nelle mani del Cdr ogni altra iniziativa utile ad arrestare una scelta dolorosa, pretestuosa e difficilmente accettabile. C’è uno scarto tra idea e azione: l’idea è quella di investire sull’informazione locale, di non lasciare a casa alcun giornalista, di soppesare il rilievo dei quotidiani nella vita democratica delle comunità; l’azione prevede tagli, tagli e tagli. In fin dei conti, è la cifra dell’editore moderno. Il primo pensiero va ai nostri collaboratori storici che in questi anni sono stati al nostro fianco, spendendosi senza riserve e apportando, in termini umani e intellettuali, un contributo decisivo per la riuscita del giornale. Non potranno raggiungere il loro sogno di essere assunti nelle nostre redazioni, speriamo che almeno altri editori più avveduti abbiano la possibilità di valorizzare questo straordinario patrimonio professionale. All’azienda chiediamo un ripensamento perché è insensato disperdere il capitale umano, di credibilità e di lettori assemblato e consolidato in questi anni dove i giornalisti, lo ribadiamo, si sono fatti interamente carico di tutte le falle aziendali e anche di una certa superficialità nella conoscenza delle dinamiche del territorio. Contiamo sulla possibilità di riaprire un confronto che ha visto, in questi anni, una sola voce assente: la nostra. Infine, ribadiamo lo stato di agitazione delle due redazioni e la piena fiducia nel Cdr al quale vengono demandate tutte le azioni utili per disinnescare questa scelta suicida.
Il comunicato della redazione del Corriere Fiorentino
Rcs edizioni locali cancella 9 posti di lavoro, di cui uno a Firenze. A cui si aggiungono altri due colleghi fiorentini di cui si chiede il trasferimento, chi a Padova, chi, a turno, nelle redazioni dei dorsi del nord est e del centro Italia. Questi solo alcuni dei punti presentati dai vertici di Rcs edizioni locali ai Comitati di Redazione di tutti e cinque i dorsi di Trento, Bolzano, Veneto, Bologna e Firenze. Non si rinnovano i contratti a tempo determinato di colleghi, assunti per sostituire colleghi a tempo indeterminato, e si dice: «Non licenziamo nessuno». Di fatto, al posto di 9 colleghi, non ci sarà più nessuno e nove persone resteranno senza lavoro. Oppure a colleghi vicini alla pensione si chiede di trasferirsi a 200 km di distanza, mettendo i Cdr e le redazioni di fronte a un progetto, con desk centralizzati su alcuni settori, meno persone in redazione, e soprattutto cronaca e settori coperti principalmente da collaboratori pagati a pezzo o con contratti atipici, che mina la qualità e l'essenza stessa del lavoro giornalistico. Facciamo fatica a comprendere come questo progetto, nato per una perdita (degli interi 5 dorsi) di 386 mila euro a fronte di oltre 14 milioni di valore della produzione e 30 mila copie medie al giorno vendute dalle 5 testate, sia stato posto con un aut aut: non c'è alternativa, perché «non vogliamo fare tagli lineari o chiudere redazioni», la sintesi del messaggio. Ma soprattutto questo piano è inconciliabile con le parole usate dal presidente di Rcs Mediagroup che per il decennale del Corriere Fiorentino ha affermato: «Il Corriere Fiorentino è una realtà consolidata ormai su cui vogliamo continuare a investire per noi è importante coniugare l'autorevolezza e la credibilità del Corriere della Sera con l'attenzione al locale, ai territori». A fronte di questi evidenti contraddizioni, a fronte dell'assenza di un vero piano che garantisca un futuro a queste redazioni, a fronte del mancato rispetto delle promesse fatte nei confronti della stabilizzazione dei colleghi a tempo determinato, la redazione respinge il piano presentato e invita l'azienda a sedersi ad un tavolo per trovare alternative compatibili con gli attuali livelli occupazionali. La redazione affida al Cdr un pacchetto di 10 giorni di sciopero, sul giornale e sul sito e lo stato di agitazione, le prime due giornate di sciopero si terranno oggi, venerdì 18 maggio, e domani, sabato 19 maggio.
Il comunicato dell'assemblea dei giornalisti del Corriere di Bologna pubblicato sul giornale del 19 maggio 2018
Domani i lettori del Corriere di Bologna non troveranno il giornale in edicola in seguito a una giornata di sciopero proclamata per oggi dall'assemblea dei giornalisti. La redazione, riunitasi ieri, ha incassato l'ulteriore rinuncia a un contratto a termine che scadrà a fine mese. Si tratta dell'ennesima perdita dopo i due colleghi non rinnovati lo scorso novembre, vicenda che ha generato due cause di lavoro lasciando il Corriere di Bologna sprovvisto di competenze importanti.
Contestualmente, alla redazione sono state comunicate le dimissioni del direttore Enrico Franco — che sarà sostituito nell'incarico da Alessandro Russello del Corriere Veneto — e sono state illustrate le linee generali di un piano di riorganizzazione dei dorsi locali che prevede il trasferimento in un maxi desk centrale con sede a Padova dei settori di Sport, Cultura, Spettacoli e Web. Un progetto nebuloso del quale ancora non si comprendono nel dettaglio le funzionalità e l'efficienza, mentre è certa la richiesta a tre giornalisti di lasciare l'attuale sede di lavoro. Questa redazione ritiene che il piano di riorganizzazione, così com'è stato presentato, depauperi ulteriormente la qualità del prodotto che i giornalisti si sono impegnati a salvaguardare nonostante i continui tagli di organico.
Nel sollecitare l'azienda a un incontro per chiarire e approfondire quali traguardi — e con quali modalità — intende raggiungere il piano e il nuovo direttore a illustrare ai colleghi la nuova organizzazione del lavoro, l'assemblea, unendosi alla protesta delle redazioni di Bolzano, Firenze, Trento e Veneto, ha affidato al cdr un pacchetto di giorni di sciopero il primo dei quali viene proclamato per la giornata di oggi.