«Il rapporto della Commissione europea sullo Stato di diritto nell'Unione dedica un capitolo al pluralismo dell'informazione e alla libertà dei media in Italia che fotografa una situazione non rosea per il nostro Paese. Il 41° posto nella classifica internazionale sulla libertà di informazione è dovuta soprattutto al fatto che ancora oggi numerosi colleghi vivono sotto scorta e dunque hanno bisogno della protezione dello Stato per continuare a svolgere liberamente il loro lavoro, ma soprattutto sottolinea delle criticità sulle quali il sindacato chiede da tempo attenzione». Così Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, commenta ai microfoni di Radio Radicale i risultati del rapporto appena diffuso dalla Ue.
«Mi riferisco – spiega – al fatto che con l'emergenza Covid anche nel nostro Paese si sono ulteriormente deteriorate le condizioni di lavoro dei giornalisti, con un aumento del numero dei freelance e un ampliamento dell'area del lavoro precario. Riteniamo che questo sia un nodo da affrontare, lo stiamo chiedendo da tempo e ci auguriamo che il governo, così come sta affrontando altre criticità segnalate dall'Unione europea, trovi anche il tempo per affrontare con dei tavoli e delle misure ad hoc le criticità segnalate per il settore dell'informazione, un settore che ha rilevanza costituzionale, la cui importanza per la vita civile e l'opinione pubblica del Paese discende direttamente dall'articolo 21 della Costituzione. Ecco: noi chiediamo attenzione per l'articolo 21 della Costituzione».
Intervistato da Lanfranco Palazzolo, Lorusso cita le principali criticità messe in luce dal rapporto e più volte evidenziate dalla Fnsi. Fra queste, «la sopravvenuta insufficienza delle norme che dovrebbero prevenire le concentrazioni editoriali, che risalgono al 1981 e fanno riferimento – rileva – a un mondo che non esiste più, mentre bisognerebbe intervenire sul tema delle concentrazioni nel settore editoriale e rivedere tutta la materia tenendo in considerazione la pluralità dei mezzi di informazione: stampa, tv, radio, ma anche internet».
E ancora: la protezione del diritto di cronaca, con interventi a tutela della sicurezza dei giornalisti, ma anche la «necessità di intervenire per via parlamentare per dare attuazione alla sentenza della Consulta che ha cancellato il carcere per i giornalisti», interventi per contrastare le querele bavaglio, per garantire la tutela delle fonti e il segreto professionale.
E poi c'è il problema dei diritti e della dignità lavoro. «Il precariato – incalza Lorusso – sta diventando sempre più dilagante. Come sottolinea anche il rapporto della Ue, assistiamo alla progressiva e preoccupante riduzione del lavoro subordinato e all'allargamento del finto lavoro autonomo. Finto perché questi colleghi senza diritti, tutele e garanzie svolgono ogni giorno le stesse mansioni di chi svolge il proprio lavoro in redazione. Da tempo chiediamo al governo un tavolo che si occupi anche del lavoro giornalistico. Finora questo non è avvenuto, benché lo stesso sottosegretario all'editoria abbia più volte annunciato la convocazione del tavolo per l'equo compenso e quella può essere la sede per allargare il discorso al mercato del lavoro».
In definitiva, ha concluso il segretario Fnsi, «chiediamo che, come si sta intervenendo su tanti settori dell'economia e della vita del Paese sulla base dei rilievi mossi dall'Europa, il governo decida di intervenire anche nel settore dell'informazione in ragione dei rilevi della Commissione Ue. Se dobbiamo entrare nella dimensione europea è giusto che anche l'informazione faccia parte integrante del Piano di ripresa e resilienza».
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L'intervista integrale di Lanfranco Palazzolo a Raffaele Lorusso è disponibile sul sito web di Radio Radicale (qui il link diretto).