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Il centro di produzione Rai di Milano (Foto: wikia.nocookie.net)
Emittenza nazionale 05 Ott 2018

Rai Milano, i giornalisti lanciano l'allarme: «Con i tagli e senza guida il centro di produzione è a rischio»

Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazione Lombarda dei Giornalisti condividono le preoccupazioni dei colleghi Rai che si schierano con la Rsu nella battaglia a salvaguardia del Centro di Produzione di Milano. Il comunicato diramato al termine dell'assemblea dei giornalisti.

Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazione Lombarda dei Giornalisti condividono le preoccupazioni dei colleghi Rai che si schierano con la Rsu nella battaglia a salvaguardia del Centro di Produzione di Milano. Di seguito il comunicato diramato al termine dell'assemblea dei giornalisti.

Nel 2018 meno 80 lavoratori, direttore del centro ad interim e il tempo scade per il trasferimento da Mecenate al Portello.

Le giornaliste e i giornalisti della Rai di Milano – riuniti in assemblea – sono al fianco delle RSU nella battaglia a salvaguardia del Centro di Produzione di Milano. Da qui alla fine dell'anno saranno usciti dall'azienda 86 lavoratori (di cui quattro quinti nel settore della produzione), pari a più del 10 per cento dell'organico. A fronte di ciò l'azienda propone l'ingresso di soli 6 lavoratori con contratto di formazione: è inaccettabile. Un depauperamento del centro di produzione di Milano cominciato a metà anni Novanta che ha quasi dimezzato il personale portandolo da 1500 unità alle attuali 800.
Dietro all'assenza di una politica di reintegro dell'organico vediamo celarsi la volontà aziendale di esternalizzare ulteriormente le produzioni. Nel solo settore delle news, già ora, a causa di carenze nell'organico dei montatori, siamo costretti a realizzare esternamente alcuni servizi e rubriche dei tg nazionali. Esternalizzare, anziché investire sul personale interno, rischia di abbassare la qualità del prodotto. Non si possono, e non si devono, esternalizzare pezzi di servizio pubblico per una mera logica di risparmio. Risparmio, tra l'altro, tutto da dimostrare nei numeri, come avviene per la questione delle troupe in appalto a cui da anni siamo costretti a fare ricorso per la mancata assunzione di tele cineoperatori.
Intravediamo la volontà dell'azienda di derubricare il Centro di Produzione di Milano a una piccola realtà regionale anche dall'assenza di un direttore del centro. Ormai da mesi è stato affidato l'interim a un dirigente che si trova fisicamente a Roma dove è già gravato della responsabilità della direzione produzione tv. Ovviamente non è un giudizio sulla persona, ma una critica a una scelta aziendale autolesionista e senza precedenti.
L'assenza di un direttore del Centro di produzione di Milano è ancora più grave in un momento come quello che stiamo vivendo: a dicembre scadrà il contratto di affitto della sede di via Mecenate senza avere, ad oggi, alcuna certezza su tutto il progetto di trasferimento al Portello.
L'assemblea dei giornalisti della Rai di Milano chiede quindi:

- Il pieno reintegro dell'organico della produzione e della radiofonia.
- Lo stop all'esternalizzazione del lavoro.
- La valorizzazione e il rilancio del Centro di Produzione tramite investimenti tecnologici.
- La nomina di un direttore del Centro di Produzione in una fase decisiva come quella del trasferimento da Mecenate al Portello.

Dà mandato al Cdr della Tgr e ai fiduciari di Rai Sport e Tg3 di dare lettura di comunicati sindacali all'interno delle principali edizioni dei telegiornali se la vertenza delle Rsu non dovesse avere esito positivo.
Il Cdr della Tgr Lombardia e i fiduciari di Rai Sport e Tg3 rilevano, inoltre, da parte dei vertici del Centro di Produzione di Milano il rifiuto al confronto sindacale con la controparte dei giornalisti. Sistematicamente non siamo stati coinvolti nei tavoli di incontro, nemmeno quelli che riguardano questioni che ci vedono coinvolti direttamente (ad esempio la questione parcheggi). Il futuro del Centro di Produzione riguarda anche noi e non accetteremo più tale atteggiamento.

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