Nel giorno dello sciopero nazionale dei giornalisti Rai, il telegiornale della Puglia delle 14 è andato regolarmente in onda. «In Puglia è accaduto un fatto senza precedenti. Ed è accaduto nonostante il fatto che la stragrande maggioranza dei colleghi abbia aderito alla protesta e l'assemblea di redazione abbia espresso a larghissima maggioranza (con 18 voti favorevoli e 1 contrario) la volontà di aderire alla mobilitazione», denuncia l'Usigrai.
«Il direttore della Tgr e il caporedattore grazie ad una minoranza di colleghi si sono assunti, invece, la responsabilità di mandare in onda il telegiornale, nonostante fossero presenti solo 5 giornalisti oltre al caporedattore, su un totale di 22 in orario nella giornata odierna. Per di più avendo registrato la pagina sportiva alcune ore prima della messa in onda nulla, questo ha comportato che non sia stato detto nulla del fatto del giorno: l'aggressione con calci e pugni al direttore sportivo del Bari Calcio Ciro Polito», incalza il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico.
«È una responsabilità grave – incalza l'Usigrai – ed è una scelta che ci addolora e ci preoccupa. Dev'essere chiaro, però, che si tratta della decisione di una minoranza che non rappresenta il corpo redazionale al quale va la solidarietà del coordinamento dei Cdr della Tgr».
Per l'Associazione della Stampa di Puglia, che «si schiera al fianco di tutte le giornaliste e i giornalisti Rai e sostiene la mobilitazione dell'Usigrai, che contesta anche la mancanza, all'interno del piano industriale, di un vero progetto per l'informazione», la decisione assunta dal caporedattore del Tg regionale di mandare in onda l'edizione delle 14, nonostante l'assemblea dei giornalisti avesse deciso a larga maggioranza di aderire allo sciopero, «desta sorpresa».
L'Associazione della Stampa di Puglia, «auspicando rispetto nei confronti delle decisioni assembleari da parte dell'editore e di chi riveste ruoli apicali nella redazione regionale Rai, sarà sempre al fianco di chi lotta per garantire la qualità e la libertà dell'informazione, tutelati dalla Costituzione di cui i vertici aziendali del servizio pubblico dovrebbero essere i primi interpreti, invece di ingaggiare uno scontro perenne con i giornalisti che si battono perché quella libertà non venga tradita».