Dopo la giornata di sciopero dei poligrafici della Gazzetta di Parma, effettuata lo scorso 23 dicembre in concomitanza con lo sciopero dei giornalisti, i sindacati di categoria SLC Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil e la RSU hanno proclamato due nuove giornate di astensione dal lavoro per il 30 dicembre e il 1° gennaio
Oggi pomeriggio, a partire dalle ore 15, i lavoratori sono stati in presidio davanti alla sede della storica testata, in Via Mantova, 68, con striscioni e volantini, per illustrare le ragioni della mobilitazione, che vuole contrastare il piano di riorganizzazione aziendale presentato dall’amministratore delegato.
I sindacati di categoria e i lavoratori intendono, con questa nuova iniziativa di lotta, ribadire la netta contrarietà nei confronti delle misure con cui la dirigenza aziendale intenderebbe affrontare quella che a tutti gli effetti si presenta come la più grave crisi editoriale degli ultimi anni: esternalizzazione di lavorazioni (a partire dalla composizione grafica della pubblicità), soppressione di funzioni (correttori di bozze), cassa integrazione straordinaria nei reparti coinvolti da una nuova organizzazione del lavoro, come centro stampa, servizi generali, area di preparazione (tipografia).
In un momento in cui tutto il mondo editoriale attraversa, una crisi dovuta in gran parte ai minori ricavi pubblicitari, alla minore diffusione del cartaceo e alla crescita del web, occorrerebbe sempre più ragionare, dicono i sindacati, in un’ottica di integrazione dei mezzi di informazione e su progetti editoriali di più ampio respiro; la scelta della Gazzetta di Parma, invece, è quella, a quanto pare, di puntare unicamente sulla riduzione dei costi e sui tagli degli organici.
Ancora una volta si fa pagare ai lavoratori una incapacità strategica, aggravata peraltro da una indisponibilità alle relazioni sindacali nonostante i lunghi mesi di trattativa e di tentativo di dialogare da parte delle organizzazioni di categoria.
In questa vertenza particolarmente pesante, sindacati e RSU sentono l’urgenza di esprimeresolidarietà ai giornalisti precari del quotidiano, il cui futuro, così come evidenziato dai colleghi stabili, risulta più che mai incerto per una testata storica come la Gazzetta di Parma.
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La "Gazzetta di Parma" proclama cinque giorni di sciopero per protestare per la mancata stabilizzazione di alcuni storici precari. L'Assostampa dell'Emilia-Romagna è al fianco dei colleghi La redazione ha deciso di proclamare un pacchetto di cinque giorni di sciopero, il primo dei quali è stato attuato nei giorni scorsi. Si tratta di una protesta per l'atteggiamento dell'azienda che non ha mantenuto gli impegni nei confronti di alcuni precari utilizzati ormai da anni a tempo pieno e per posti di lavoro previsti in organico.
"Noi - affermano in una nota i redattori della "Gazzetta di Parma" - chiediamo solo il mantenimento degli impegni presi e risposte adeguate sul futuro di alcuni colleghi precari, utilizzati ormai da anni a tempo pieno e per posti di lavoro previsti in organico. La redazione ha sempre dimostrato la propria disponibilità ad accettare scelte anche dolorose in un momento difficile per tutto il settore editoriale. Al contrario, l'azienda ha deciso di tagliare due posti di lavoro in pochi mesi, l'ultimo qualche settimana fa. La redazione non può accettare che qualcuno giochi con il destino dei giornalisti, proponendo una soluzione un giorno e rimagiandosela qualche ora dopo. Come hanno fatto i vertici aziendali senza il minimo rispetto per le persone coinvolte. Questo è un modo di procedere inaccettabile e non fa parte della tradizione delle relazioni sindacali di questa azienda da sempre improntate alla correttezza e al rispetto delle persone".
L'Associazione stampa dell'Emilia-Romagna è al fianco dei colleghi della Gazzetta di Parma perché l'azienda non rispetta gli accordi sui precari. E' davvero preoccupante - prosegue l'Aser - che anche un'azienda solida come l'editore della Gazzetta, non rispetti corrette relazioni sindacali e non metta in condizione la redazione di mantenere e migliorare i livelli qualitativi del prodotto. La crisi economica non può essere presa a pretesto per ridurre indiscriminatamente il costo del lavoro e penalizzare i giornalisti, soprattutto quelli più deboli.
Il presidente
Camillo Galba