Un gruppo di detenuti imputati nell’ambito del processo “Aemilia” ha presentato istanza ai giudici chiedendo di celebrare il dibattimento a porte chiuse accusando di “linciaggio mediatico” i giornalisti presenti alle udienze. Il collegio giudicante, presieduto da Francesco Caruso, ha respinto la richiesta motivando il rigetto con sette pagine di ordinanza ricche di riferimenti alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
«Une decisione che apprezziamo», commentano segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e presidente dell’Associazione Stampa Emilia Romagna, Serena Bersani.
«Come la giustizia deve fare il suo corso – spiegano – così i giornalisti hanno il dovere di raccontare ai cittadini quanto accade nelle aule dei tribunali. Da sempre chi prospera nel malaffare teme l’informazione libera e tenta di imbavagliarla. E da sempre i giornalisti “con la schiena dritta” si oppongono ad ogni forma di ingerenza nel proprio operato. I colleghi, che invitiamo a non demordere, devono sapere che non sono soli. Per questo Fnsi e Aser, a partire dalla prossima udienza, saranno presenti in aula, al fianco dei cronisti e dalla parte dei cittadini che hanno il diritto di sapere».