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Osservatorio sui media 16 Mag 2007

Presentato dalla Fieg uno studio sulla stampa in Italia nel periodo 2004-2006

Uno studio sulla stampa in Italia elaborato dall'Ufficio studi della Fieg. Corredato da un'ampia documentazione statistica, lo studio offre indicazioni sull'andamento economico-produttivo del settore dell'editoria giornalistica, quotidiana e periodica, nel periodo 2004-2006.

Uno studio sulla stampa in Italia elaborato dall'Ufficio studi della Fieg. Corredato da un'ampia documentazione statistica, lo studio offre indicazioni sull'andamento economico-produttivo del settore dell'editoria giornalistica, quotidiana e periodica, nel periodo 2004-2006.

BIANCHERI: EVITARE IMMOBILISMO O SI MUORE Il settore dell'editoria sta vivendo un periodo di profondi mutamenti, gli indicatori non sono positivi e servono nuove regole, ma soprattutto bisogna evitare le rigidità e l'immobilismo, ''altrimenti si muore'': è il grido d'allarme lanciato dal presidente della Fieg Boris Biancheri oggi alla presentazione del rapporto sullo stato della stampa in Italia (2004-2006). Biancheri, nella sua introduzione, ha messo in evidenza un elemento principale che emerge dalla relazione: quello della lievitazione dei costi di produzione riconducibile ad automatismi salariali che moltiplicano gli oneri indipendentemente dalla produttività, senza che sia intervenuta la negoziazione degli aspetti economici del contratto nazionale di lavoro giornalistico. ''E questi costi - spiega il presidente - sono lievitati anche a causa delle rigidità introdotte dal contratto giornalistico. La rigidità è sempre negativa ma lo è dieci volte di più in questo settore perché significa morire''. Quello che servirebbe è invece una maggiore flessibilità: con Internet e con le sfide poste dai nuovi media, ogni editore è chiamato ogni giorno a prendere decisioni e il rischio che si corre è quello di perdersi in ''interminabili negoziati''. Biancheri ha poi richiamato con preoccupazione le cifre del rapporto. Un quadro non positivo di fronte al quale, ha sottolineato Biancheri, ''non si può stare fermi'' anche se gli editori non vogliono gonfiare le fila dei 'pessimisti', di quelli che pensano che la carta stampata sia destinata a soccombere sotto il peso di Internet. I problemi sul tappeto sono tanti: da quelli legati al mercato pubblicitario a quelli legati alla lievitazione dei costi della carta, essendo anche scomparso il credito d'imposta sui suoi consumi. E poi le carenze della rete distributiva: gli abbonamenti si aggirano solo sull'8-9% delle copie vendute. Nel complesso, serve una riforma del settore e Biancheri guarda con estremo favore all'iniziativa presa in tal senso dal governo (oggi era presente il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Ricardo Franco Levi). Il presidente della Fieg ha posto infine il problema delle risorse pubbliche: ''Ci sono polemiche che mi sembrano eccessive sull'afflusso di risorse pubbliche alla carta stampata, parte importante e fondamentale della nostra cultura. Altri settori godono di forme di finanziamento anche più alte''. (ANSA) FIEG, CRESCONO COSTI MA FATTURATO E' FERMO CRESCITA LIMITATA PUBBLICITA', PROBLEMA DISTRIBUZIONE Indicazioni ''non positive'', vengono dall'analisi dell'andamento economico e produttivo della stampa quotidiana e periodica nel periodo dal 2004 al 2006, confermate anche per il 2007, secondo il periodico studio Fieg. Il fatturato editoriale ha registrato una battuta d'arresto ''preoccupante'', per la Federazione italiana editori giornali, mentre i costi di produzione hanno continuato a crescere. Così nel 2006 ad esempio i ricavi editoriali delle imprese editrici di quotidiani sono pari a 3.529.200.000 con una crescita limitata all'1,9%, mentre i costi operativi sono di 3.367.772.000 con un incremento del 6,1%. Per questo gli editori lanciano anche un appello alla politica, di fronte ai problemi che vengono dal mercato pubblicitario, dagli eccessivi vincoli, dal mancato funzionamento di poste e trasporti. Chiedono ''una profonda revisione dei meccanismi che regolano il settore, le cui disfunzioni accrescono gli elementi di crisi''. Dalla politica devono venire ''compiti precisi di guida e indirizzo per superare il momento difficile''. La Fieg spiega che ''diseconomie interne ed esterne, in passato assorbite con aumenti di valore aggiunto e di produttivita''', grazie anche ai collaterali, e con processi di ristrutturazione e di riorganizzazione del ciclo produttivo, sembrano ora ''riaffacciarsi con intensità, destando gravi preoccupazioni in presenza di volumi di vendita di copie e di spazi pubblicitari che stentano ad espandersi. Ciò richiede una piu' attenta gestione sul fronte dei costi di produzione''. Permane poi - sottolinea la Fieg - il problema del forte squilibrio del mercato pubblicitario, dove la tv mantiene il primato della raccolta pubblicitaria, in contrasto con il quadro internazionale dove le posizioni sono rovesciate in favore della stampa. ''E' uno squilibrio destinato ad aggravarsi'', anche alla luce della revisione della direttiva europea sulla tv senza frontiere che sembra condurre all'ulteriore ampliamento degli spazi pubblicitari televisivi. Per gli editori quindi ''in prospettiva è impensabile che la stampa possa continuare a svolgere un ruolo efficace se si assisterà ad un ulteriore contrazione delle entrate pubblicitarie anche perché‚ internet si è aggiunta alla televisione nel drenare crescenti risorse''. Tra i problemi più rilevanti c'è per la Fieg ''la lievitazione dei costi di produzione riconducibile ad automatismi salariali che moltiplicano gli oneri indipendentemente da qualsiasi criterio di produttività senza che sia intervenuta la negoziazione degli aspetti economici del contratto nazionale di lavoro giornalistico e senza contare le incognite derivanti dalle iniziative del ministero del lavoro per i parasubordinati''. Altro fattore critico sul piano dei costi è quello della carta, il cui prezzo nel 2006 ha fatto registrare un aumento del 7%. Questioni irrisolte che si trascinano da anni sono quelle legate al circuito distributivo, le cui conseguenze negative si colgono negli abbonamenti che, sia per i quotidiani che per i periodici, stazionano da anni su livelli di deprimente contenimento. - I QUOTIDIANI - Nel 2007 valore positivo per le vendite dei quotidiani a pagamento (+ 1%) e costanti miglioramenti per l'evoluzione della lettura. Dal 2001 al 2006 i lettori in un giorno medio della settimana sono passati da 19,496 a 22,494 milioni: un aumento di 3 milioni di unità e del 15,4%. Nel 2006, +1 milione di lettori (+5,1%) rispetto al 2005. I lettori spendono meno ma non rinunciano alla lettura: un forte impulso viene dalla free press con oltre 2 milioni di copie diffuse a numero. I conti economici delle imprese editrici di quotidiani hanno fatto registrare risultati deludenti nel 2006 e il Mol si è ulteriormente ridotto del 43,8%. In sintesi per la Fieg ''l'analisi scalare del conto economico delle imprese editrici fornisce l'indicazione di un quadro economico-finanziario che comincia a mostrare segni di difficoltà piuttosto pronunciati''. Preoccupante che anche nel 2006 il processo di deterioramento dei margini di redditività si è andato accentuando. Quanto agli introiti pubblicitari, nel 2006 l'aumento è stato del 2%: una crescita modesta. I prodotti collaterali hanno inciso nel 2005 per circa il 14% sul fatturato dei quotidiani mentre nel 2006 l'incidenza è scesa al 13%, fornendo un'ulteriore spiegazione al basso tasso di crescita dei ricavi dei quotidiani che ha caratterizzato l'anno appena concluso. Pesano il costo della carta e quello del lavoro: per quest'ultimo le stime relative al 2006 indicano un incremento del 2,5% mentre nel 2005 l'aumento era stato dello 0,2%. - I PERIODICI - Nel 2006 sia i settimanali sia i mensili registrano cali diffusionali: vendite dei settimanali intorno a 14,6 milioni di copie a numero, con un -5,5%. Per i mensili, la diffusione ha subito una diminuzione del 5,8%, con 16,7 milioni di copie rispetto ai 17,8 milioni dell'anno precedente. Diminuisce anche la lettura che, nel 2006, ha fatto registrare una flessione del 4,2% per i settimanali e del 4,9% per i mensili. I problemi però, spiega la Fieg, non sono solo di ordine congiunturale e una soluzione viene vista nel maggiore ricorso agli abbonamenti. Per i periodici nel loro insieme il peso relativo di questa voce sulla diffusione annua è passato dal 16,4 al 17,6%, un dato che rimane nettamente inferiore a quello europeo. Positivo l'andamento della pubblicità che ha trainato i ricavi complessivi: +4,4% nel 2006. (ANSA) FIEG, PIÙ COPIE E FREE PRESS, AUMENTA LETTURA Nel 2006 le vendite delle copie della stampa quotidiana sono aumentate sensibilmente (+1,9%), riportando il livello giornaliero sopra i 5,5 milioni. Aumenta la lettura, grazie alla free press che ha superato ampiamente i 2 milioni di copie al giorno. Dal 2001 al 2006 i lettori in un giorno medio sono passati da 19,496 a 22,494 milioni: un aumento di 3 milioni di unità e del 15,4%. Nel 2006, +1 milione di lettori (+5,1%) rispetto al 2005. ''Un fatto importante - spiega la Fieg nel suo rapporto 2003-2006 - che trova una spiegazione nello sforzo compiuto dagli editori per migliorare il prodotto e renderlo più appetibile ad un pubblico verso il quale si riversano informazioni provenienti da un'enorme proliferazione di fonti''. È un fatto importante che si iscrive in un quadro di consumo dei media che sta cambiando. Con internet che si va delineando in prospettiva come competitor ''in costante crescita ma anche come un'opportunità per gli altri media, a cominciare da quelli stampati''. In particolare, per ''la stampa questa appare la strada da percorrere per aumentare la sua presa su fasce più consistenti della popolazione''. La Fieg sottolinea che la struttura distributiva imperniata sulle edicole ha come contropartita un livello di abbonamenti tra i più depressi nel quadro internazionale. Gli abbonamenti si aggirano da anni intorno all'8-9-% delle copie vendute. ''Un dato assolutamente insufficiente imputabile anche ai bassi standard qualitativi del servizio offerto da Poste Italiane''. In termini di diffusione la flessione delle copie di quotidiani a pagamento è stata compensata dall'espansione delle testate gratuite. In Francia, nel 2005, al calo delle testate a pagamento (-1,6%) ha corrisposto il forte incremento della free press (+15,2%). In Danimarca (-2,6% i quotidiani a pagamento; + 31,2% i gratuiti); in Olanda (rispettivamente. -3,7% e +14,4%); in Portogallo (-3,9% e +211%); in Svezia (-1,3% e +15,9%). Casi anomali quelli della Polonia, dove sia i quotidiani a pagamento (+9,8%) sia quelli gratuiti (+118,7%) sono aumentati, del Belgio e dell'Ungheria dove entrambe le tipologie di quotidiani hanno accusato flessioni (-1,3% e -0,9% in Belgio; -0,7% e -2,9% in Ungheria). Questo è avvenuto anche in Italia, dove la free press ha conquistato nell'ultimo triennio spazi crescenti del mercato, andando a pescare nel bacino dei non lettori. Nel 2006 il mercato dovrebbe essere cresciuto ancora, superando ampiamente i 2 milioni di copie. Nonostante la positiva evoluzione dei gratuiti, la comparazione del rapporto tra diffusione e popolazione che si registra in Italia con quello degli altri paesi esprime un differenziale di ampie proporzioni che nel 2005 si è allargato. Se si prendono in considerazione soltanto i quotidiani a pagamento, il rapporto, che era di 98 copie ogni mille abitanti nel 2004, è sceso a 95 copie nel 2005. Nel 2006 è tornato ai livelli del 2004, grazie alla crescita delle vendite. Nel 2005, il dato medio europeo, esclusa l'Italia, è stato di 230 copie ogni mille abitanti. Per l'Italia, il rapporto migliora se nel calcolo viene considerata la free press. Le copie diffuse salgono a 126 ogni mille abitanti, consentendo di superare in Europa, Spagna (98 copie) Grecia (56 copie) e Portogallo (76 copie). Per la Fieg servono ''politiche coerenti e continuative dirette a promuovere la lettura dei giornali nella scuola. Un tipo di intervento che sarebbe particolarmente auspicabile nelle regioni meridionali dove, a fronte di una media nazionale di 93 copie vendute ogni mille abitanti, le copie vendute sono 57''. Un dato che è la metà di quello delle regioni settentrionali (114 copie). Di poco inferiore è il distacco con le regioni centrali (110 copie). Anche sul piano della lettura, si riproduce il divario tra aree geografiche. Basti pensare che ad una percentuale di penetrazione del 47,5% al nord e del 46,4% al centro, corrisponde il 31,8% al sud. (ANSA) FIEG, CALO PUBBLICITÀ FENOMENO GRAVE MA SI ESPANDE FREE PRESS, PROBLEMA ANCHE COSTI OCCUPAZIONALI La stampa continua a soffrire di un inadeguato flusso di ricavi pubblicitari: erano circa il 58% del fatturato nel 2000, sono scesi al 45,8% nel 2005. In un quinquennio, una risorsa essenziale per la vita dei quotidiani ha subito un ridimensionamento del suo peso relativo di oltre dodici punti percentuali. Secondo quanto spiega la Fieg nello studio annuale sulla stampa in Italia, ''il fenomeno è grave ed impone un'azione incisiva di riequilibrio di un sistema di mercato pubblicitario dove la televisione ha acquisito una posizione di dominanza che non trova riscontro nella stragrande maggioranza dei paesi europei e non''. Per gli editori bisogna ''correggere un'anomalia che, nelle dimensioni, appare tutta italiana significa procedere ad un riequilibrio del mercato pubblicitario''. Serve: ''fissare tetti percentuali orari di pubblicità trasmissibile dalle emittenti televisive severi e cogenti, nel quale rientrino tutte le forme di pubblicità, ad iniziare dalle telepromozioni che fino ad oggi, con meri espedienti interpretativi, sono sfuggite ad ogni limitazione''. In più ''una programmazione pubblicitaria televisiva più contenuta ed una distribuzione più equilibrata tra i vari mezzi sono necessarie ancor di più in vista del nuovo quadro normativo che si va profilando in sede europea, con la revisione della direttiva televisione senza frontiere''. Per quanto riguarda i singoli mezzi nel 2006 rispetto all'anno precedente, la stampa nel complesso ha migliorato la sua quota di mercato passando dal 35,2 al 35,6%. A fronte di un più contenuto dinamismo dei quotidiani, il cui fatturato è aumentato dell'1,7%, ha fatto riscontro quello più accentuato dei periodici, il cui tasso di espansione (+6,0%) si è andato rafforzando rispetto a quello già elevato del 2005 (+4,5%). Il fatturato complessivo della stampa, grazie al traino dei periodici, è cresciuto nel periodo considerato del 3,5%. I dati dell'Osservatorio FCP-Fieg offrono per l'intero 2006 indicazioni di crescita più contenute per la stampa (+3,1%). In particolare, il fatturato pubblicitario dei quotidiani ha fatto registrare una crescita del 2,2%, mentre quello dei periodici si è attestato sul 4,4%. Per quanto riguarda i quotidiani, va osservato comunque che sul risultato ha influito la crescita sostenuta della pubblicità sulle testate gratuite (+9,1%), mentre quelle a pagamento si sono mosse con un aumento più contenuto (+1,9%). Il peso relativo della free press sul fatturato pubblicitario dei quotidiani è ancora piuttosto limitato (4% nel 2005, 4,3% nel 2006). Sta di fatto, che esso continua ad espandersi e, in prospettiva, sembra destinato ad incidere in misura crescente. - L'OCCUPAZIONE - Nel 2005, l'evoluzione dell'occupazione nella stampa quotidiana ha accentuato l'andamento divaricato tra poligrafici e giornalisti che sembra essere una caratteristica strutturale. La popolazione poligrafica ha continuato a ridimensionarsi scendendo dalle 7.438 unità del 2004 alle 7.295 del 2005. Nel 2006, gli addetti sono scesi di oltre 79 unità (7.216). Tra il 2004 e il 2006 la flessione è stata del 3%. Diversa l'evoluzione tra i giornalisti. Nonostante la difficile congiuntura in cui versano, le aziende editrici hanno continuato ad assumere. Nel 2005 i giornalisti professionisti sono aumentati sia nei quotidiani (146 addetti in più, con un incremento del 2,7%), sia nei periodici (17 addetti in più, pari ad un +1,2%), sia nelle agenzie di stampa (37 addetti assunti ed un livello di occupati in crescita del 2,6%). Una flessione si è registrata tra i praticanti (-11 addetti), ma sono aumentati i pubblicisti (28 addetti in più, +4,5%). Se l'analisi si estende ad un periodo più ampio, l'indicazione di ordine quantitativo che si ricava è che i giornalisti professionisti sono aumentati, dal 2002 al 2005, di 415 unità nei quotidiani, e di 103 unità nelle agenzie di stampa. Vi è stata una riduzione di 110 unità nei periodici, ma nel complesso i professionisti sono aumentati di 308 unità. (ANSA)

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