«Quello di Giulio Regeni è stato un omicidio di Stato». A ribadirlo è stata Alessandra Ballerini, legale della famiglia, nel corso della conferenza stampa organizzata in Senato da Amnesty International Italia e dal presidente della commissione Diritti umani, Luigi Manconi, a 14 mesi dal ritrovamento, al Cairo, del corpo del giovane ricercatore italiano e alla quale hanno partecipato anche i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni.
«Ormai abbiamo prove e nomi – ha premesso Ballerini – sappiamo che un alto ufficiale della National Security egiziana, colui che ha predisposto le false accuse contro il nostro consulente al Cairo, è direttamente coinvolto nella sparizione di Giulio; sappiamo che un altro altissimo ufficiale della stessa struttura è in contatto con altri ufficiali coinvolti».
Mancano però ancora troppi tasselli per poter giungere alla verità e «servono azioni concrete per poter finalmente avere pace», ha detto la mamma di Giulio Regeni, che ha poi lanciato un appello perché, appunto, «non basta volere la verità. Per avere la verità bisogna agire. Il 28 e 29 aprile papa Francesco sarà in Egitto: non potrà non ricordarsi di Giulio e unirsi alla nostra richiesta concreta di verità».
Un appello che la Federazione nazionale della stampa italiana, con il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti, ha subito fatto proprio e rilanciato: «Chiediamo alle istituzioni – affermano i vertici della Fnsi – di non lasciar cadere l’appello lanciato dalla famiglia Regeni e di accogliere la richiesta, avanzata dal senatore Manconi e dal portavoce di Amnesty, Riccardo Noury, di trattenere a Roma l’ambasciatore italiano per tutto il tempo necessario a far luce su questa complicata vicenda. Un gesto importante e una di quelle “azioni concrete” che ha chiesto oggi la madre di Giulio».
Mancano ancora il fascicolo del caso e i filmati della videosorveglianza della metro del Cairo la sera della sparizione, che il procuratore nazionale egiziano Nabeel Sadek aveva promesso, a dicembre, sarebbero stati consegnati a breve ai legali della famiglia in Egitto. Mancano ancora i mandanti e il perché dell’omicidio del giovane ricercatore. «E non sapere ci tormenta», ha detto infine l’avvocata Ballerini.
«Nonostante gli impegni, le speranze e le promesse – ha ricordato il senatore Manconi – ancora prevale uno stato di inerzia. Per questo chiediamo alle istituzioni di non rimandare in Egitto l’ambasciatore italiano, che manca dal Cairo dall’8 aprile 2016, fino a quando non si sarà fatta davvero luce sul quanto è successo a Giulio Regeni». La stessa richiesta avanzata poco prima dal papà di Giulio, che ha elencato ai giornalisti presenti i tanti incontri con le autorità di questi 14 mesi. L’ultimo, proprio prima della conferenza stampa, con il presidente emerito Giorgio Napolitano.
In Egitto, secondo i dati diffusi da Amnesty, scompaiono 3-4 persone al giorno. E chi lotta per far rispettare i diritti umani viene zittito, come i 35 giornalisti al momento sotto processo in carcere. Per loro, per Giulio Regeni e per tutti i Giulio del mondo «esortiamo i media – incalzano segretario generale e presidente della Fnsi – a continuare a dare luce e voce alla battaglia della famiglia Regeni e a chi cerca la verità. Anche per questo, nei prossimi giorni torneremo a sollevare il caso del giornalista e fotografo Andy Rocchelli, ucciso in Ucraina quasi tre anni fa in circostanze che restano ancora tutte da chiarire, e a sollecitare le autorità italiane affinché, a distanza di 23 anni dall’omicidio, siano davvero esperite tutte le strade per giungere alla verità sulla sorte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin».