(Astro9colonne) - Parigi, 14 nov - La Francia chiede ufficialmente spiegazioni a Tunisi in merito all’aggressione subita dal giornalista Christophe Boltanski, inviato speciale del quotidiano Libération, che aveva appena pubblicato un articolo sui diritti umani in Tunisia.
“L’aggressione - ha spiegato Boltanski - è stata molto rapida, è durata un minuto”. Il giornalista è stato aggredito da quattro uomini, venerdì scorso, in una strada del centro di Tunisi, dove si trovava da solo. Immobilizzato grazie a una bomboletta lacrimogena, è stato gettato sul marciapiede, colpito con calci e pugni, poi alla schiena con un oggetto tagliente. Prima di fuggire, uno degli aggressori ha detto agli altri, in francese: “Ora può bastare”. Lo hanno derubato della borsa, contenente i documenti, poco denaro, appunti di lavoro, un telefono cellulare e il biglietto aereo di ritorno a Parigi, previsto per il giorno successivo. La polizia ha annunciato il fermo di due sospettati, senza però fornire ulteriori dettagli. Ieri, il ministero degli Affari esteri francese ha fatto sapere alle autorità tunisine, a Parigi come a Tunisi, che “conta su di loro per fare piena luce sull’aggressione” ed ha chiesto di essere “tenuto informato sullo svolgimento dell’inchiesta”, sottolineando la “necessità di garantire la sicurezza dei rappresentanti della stampa alla vigilia del summit mondiale della società dell’informazione”, in calendario dal 16 al 18 novembre a Tunisi. Ricordando che l’inviato è stato aggredito “poche ore dopo la pubblicazione del suo reportage sul pestaggio del presidente della Lega tunisina dei diritti dell’Uomo (LTDH), Mokhtar Tifri, l’8 novembre a Tunisi”, il Sindacato nazionale dei giornalisti ha condannato un’aggressione che “mostra chiaramente in che modo il governo tunisino si comporta di fronte alla libertà d’informazione”. Per Reporters senza Frontiere (RSF), “si tratta di un’intimidazione precisa, indirizzata dal potere tunisino ai giornalisti stranieri che osano interessarsi alla deplorevole condizione dei diritti umani in quel paese”. Reporters senza Frontiere aggiunge che “le autorità tunisine e le Nazioni Unite sembrano incapaci di garantire ai giornalisti e ai militanti per i diritti umani la sicurezza e la libertà di parola alla vigilia di questo vertice cruciale per l’avvenire dello sviluppo di Internet nel mondo”. Christophe Boltanski,nella sua inchiesta, aveva raccontato la storia di alcuni militanti picchiati dalla polizia e messi in carcere perché chiedevano attraverso una manifestazione la liberazione di 401 prigionieri politici considerati dalle autorità detenuti comuni e sottoposti a maltrattamenti.