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Rai 24 Feb 2010

Par Condicio: talk show, verso regionali senza politica. Zavoli: “Lo stop fuori commissione”. Il Quirinale richiama le parole di Ciampi Giulietti: “La maggioranza ha confermato il bavaglio” Agcom: “Norme analoghe per le tv pr

Roma, 23 febbraio - Il silenzio politico dei talk show Rai nell'ultimo mese di campagna elettorale è una realtà. Dopo i segnali di disponibilità dei giorni scorsi, la maggioranza dice no alle ipotesi di modifica del regolamento sulla par condicio, in particolare della norma che 'ingessa' gli approfondimenti sottoponendoli alle regole della comunicazione politica.

Roma, 23 febbraio - Il silenzio politico dei talk show Rai nell'ultimo mese di campagna elettorale è una realtà. Dopo i segnali di disponibilità dei giorni scorsi, la maggioranza dice no alle ipotesi di modifica del regolamento sulla par condicio, in particolare della norma che 'ingessa' gli approfondimenti sottoponendoli alle regole della comunicazione politica.

Il presidente della bicamerale, Sergio Zavoli, impegnato nei giorni scorsi in un'intensa attività diplomatica, prende atto davanti alla Vigilanza che ''la mediazione è fallita'' e accusa: ''Le responsabilità sono al di fuori di questa commissione''. E precisa ancora: ''Non ho mai tirato per la giacca il Presidente della Repubblica''.

Nel pomeriggio l'ufficio di presidenza della Vigilanza è stato ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo il seminario di stamattina organizzato dalla commissione e dedicato al pluralismo. Un tema toccato da Zavoli e da altri componenti della commissione, che hanno citato il messaggio al Parlamento del 2002 dell'ex Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, intervenuto in video. Come ha già detto in altre occasioni pubbliche, Napolitano ha ribadito che si riconosce pienamente nel messaggio di Ciampi alle Camere sull'informazione e ha aggiunto ci sono oltre anche altri modi, diversi, con i quali il presidente della Repubblica può manifestare la propria posizione sui temi istituzionali. Senza entrare poi nel merito delle questioni più calde, il Capo dello Stato ha sottolineato: ''Auspico in generale e in tutti i campi, come ho già detto nei giorni scorsi, un avvicinamento delle posizioni e un clima di reciproco ascolto''.

Le posizioni, però, sono rimaste distanti. ''Non ci sono le condizioni per rivedere il regolamento'', ha chiarito subito Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza, in apertura della seduta di questa sera che avrebbe dovuto valutare le ipotesi di modifica al testo. ''Non si chiude nessun tipo di trasmissione di approfondimento, anzi si amplia l'offerta informativa'', ha aggiunto Butti, puntando il dito contro ''certi conduttori Rai che ne fanno di tutti i colori''. La conclusione è l'obiettivo al quale il Pdl, anche nelle scorse settimane, non ha fatto mistero di puntare: ''La par condicio è definitivamente morta: ad aprile siamo convinti che ci sarà la disponibilità a una revisione complessiva del testo'', ha chiosato Butti, primo firmatario del progetto di riforma.

Molto dura la reazione di Zavoli, che ha chiamato in causa i partiti: ''Siamo qui per dire che la mediazione è fallita, non per colpa della Vigilanza, ma per responsabilità che sono al di fuori di questa commissione''. ''Questa cosa - ha aggiunto – ha avuto la sua gestione extra moenia. Non posso fare processi ai miei colleghi che hanno rapporti con i rispettivi partiti, ma non posso non constatare che è mutato di colpa il clima'' dopo i segnali di disponibilità della maggioranza nei giorni scorsi.

A quanto si apprende, sarebbe stato lo stesso premier Silvio Berlusconi a decidere di puntare tutto sulla riforma della par condicio: obiettivo peraltro più volte dichiarato nei giorni scorsi e sul quale non sarebbero arrivati segnali di disponibilità dal Pd, che oggi scende sulle barricate. ''Non finisce qui'', ha ammonito il capogruppo in Vigilanza, Fabrizio Morri, che ha parlato di ''disastro'' e ''violazione della legge'' e invitato la Rai ''a resistere con tutti i mezzi''.

Ora, ha auspicato il capogruppo Udc Roberto Rao, ''l'Autorità per le comunicazioni (chiamata a varare, forse già domani, il regolamento per le tv private, ndr) deve uniformarsi, per evitare disparità''.

A questo punto le trasmissioni di approfondimento Rai sono appese ad un filo. Domani non ci sarà nemmeno il previsto appuntamento con il Comitato editoriale, con direttore generale e direttori di rete e di testata, per studiare la migliore applicazione possibile del regolamento. Non c'è nemmeno Cda perché la prima riunione è prevista per giovedì della prossima settimana. Saremo già al 4 marzo, quindi a quasi una settimana dalla par condicio che scatta il 28. In attesa di una parola dall'azienda, la linea rimane quella di andare in onda comunque, senza politici, e così al momento restano in palinsesto nei prossimi giorni Lucia Annunziata con In mezz'ora e Presadiretta di Riccardo Iacona su Raitre. Porta a Porta, pure più abituato a trattare temi di cronaca e costume, dovrà gestire quattro appuntamenti settimanali su Raiuno, ma saranno soprattutto Ballarò ed Annozero a soffrire. Difficile poi che possa affacciarsi su Raidue l'annunciato programma di Maurizio Belpietro, e le voci di slittamento a dopo le regionali sono sempre più frequenti. Insomma a Viale Mazzini si naviga a vista. (ANSA)

 

GIULIETTI, MAGGIORANZA HA CONFERMATO IL BAVAGLIO

''La maggioranza ha confermato le norme bavaglio ma nessuno potrà impedire ai direttori e ai giornalisti di essere obbedienti alle sentenze della Corte, all'articolo 21 e alle leggi sulla par condicio andando in onda senza politici ma illuminando temi e soggetti sociali spesso oscurati o dimenticati. Chi si illude di aver vinto scoprirà di aver perso''. Lo dice il deputato del Gruppo misto Giuseppe Giulietti, commentando la decisione della Vigilanza di non modificare il regolamento sulla par condicio. (ANSA)

PAR CONDICIO: AGCOM, NORME PER TV PRIVATE CONFORMI A RAI

Arriva per le tv private un regolamento sulla par condicio analogo a quello, per diversi

aspetti controverso, varato dalla Vigilanza per la Rai. La commissione Servizi e Prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha approvato a maggioranza - a quanto si apprende - norme conformi, come da prassi, a quelle votate dalla bicamerale di San Macuto per la tv pubblica. (ANSA)

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:

“L’Agcom ha scelto di mantenere in equilibrio il sistema televisivo adattando all’emittenza privata le regole del servizio pubblico per la prossima campagna elettorale. Se anche le tv private si trovano, stavolta, ad avere norme che configgono con il diritto-dovere di informare, la responsabilità va fatta risalire al pessimo regolamento votato dalla vigilanza che l’Agcom aveva saggiamente chiesto di ripensare nei giorni scorsi. Il Sindacato dei giornalisti riafferma che queste regole, trasformando a forza l’informazione in comunicazione politica, sono in contraddizione con la legge sulla par condicio, come la Corte costituzionale aveva detto inequivocabilmente in una sentenza del 2002. La Fnsi chiede, perciò, al servizio pubblico ed alle emittenti private che i giornalisti possano continuare a fare i giornalisti anche nel mese che manca alle elezioni regionali: che dunque le conduttrici ed i conduttori delle trasmissioni possano continuare a scegliere, in autonomia, i temi da trattare e gli ospiti da chiamare. Non serve stravolgere programmi apprezzati dal pubblico per farli diventare forzosamente tribune elettorali (che peraltro l’offerta televisiva già contempla). Ci sono molti temi di grande interesse per l’opinione pubblica, che possono essere affrontati senza chiamare in studio candidati ed altri esponenti politici. Ci sono voci dell’economia, della cultura, del lavoro, della ricerca e dell’associazionismo che possono animare dibattiti di sicuro interesse. La politica non deve ritenersi l’ombelico del mondo”.  

 

 

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