E' sul nome di Paolo Garimberti che alla fine Pd e Pdl hanno trovato l'accordo per la presidenza della Rai
A pacificare gli animi dei due schieramenti che da tempo si fronteggiavano in una schermaglia polemica sul vertice Rai in scadenza dal giugno scorso, è quindi un giornalista di lungo corso con esperienza sia di carta stampata che di tv per essere stato tra l'altro vicedirettore de La Repubblica e direttore del Tg2. L'ipotesi Garimberti per la presidenza di Viale Mazzini sarebbe stata avanzata ieri dal segretario del Pd Dario Franceschini, da tempo impegnato in una lunga trattativa con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per il Pdl.
C'e' quindi l'accordo dopo il via libera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che avrebbe incassato anche il parere favorevole del presidente della Camera Gianfranco Fini. Lo stesso Fini è stato del resto tra i primi a commentare l'indicazione: "Io mi auguro che non sia un'ipotesi ma una notizia e sarebbe una bella notizia perché la persona indicata ha tutte le garanzie di professionalità", ha detto al Tg1. Un gradimento che arriva da tutto il Pdl attraverso la voce di Daniele Capezzone: "Siamo dinanzi ad un professionista di qualità e di alto profilo - dice Capezzone - Ripeto: sarà davvero una buona notizia se si arriverà presto alla conclusione di questa vicenda". Ora per arrivare a far ripartire il vertice della Rai al completo mancano ancora pochi passaggi dopo i tanti rinvii.
L'assemblea degli azionisti Rai è convocata per mercoledì alle 16, l'occasione per il Ministero dell'Economia di fare il nome del futuro presidente Rai e dell'ottavo consigliere che andrebbe ad aggiungersi ai sette già nominati dalla Commissione di Vigilanza e in attesa di insediarsi. L'ottavo consigliere, che sarà Angelo Maria Petroni, andrà così ad unirsi a Giovanna Bianchi Clerici, Rodolfo De Laurentiis, Alessio Gorla, Nino Rizzo Nervo, Guglielmo Rositani, Giorgio Van Straten e Antonio Verro. I consiglieri, presieduti dal membro anziano che è Rositani, si riuniranno subito dopo l'assemblea per nominare formalmente il presidente, che poi dovrà incassare il via libera della Commissione di Vigilanza. La bicamerale è già convocata sempre per mercoledì e pronta a votare il suo gradimento a Paolo Garimberti che per diventare a tutti gli effetti presidente di Viale Mazzini deve raccogliere i due terzi delle preferenze dei quaranta componenti.
Dopo il voto della commissione presieduta da Sergio Zavoli, Garimberti potrà convocare la riunione del nuovo Cda della Rai che avrà come primo compito quello di nominare il nuovo direttore generale. Un ruolo che, secondo tutte le indiscrezioni, sarà affidato a Mauro Masi, attuale segretario generale della Presidenza del Consiglio anche se il voto sul suo nome sarà espresso dal Cda. "La ricerca di un accordo tra maggioranza e opposizione ha riguardato esclusivamente il presidente della Rai, come prevede la legge Gasparri, che impone la maggioranza dei due terzi in commissione di Vigilanza per l'elezione a questa carica", spiega il Partito democratico sostenendo che "il nome del direttore generale non è mai stato discusso tra governo e Partito Democratico: la sua nomina infatti riguarda l'azionista (ministero del Tesoro) e Cda dell'azienda, quando esso si riunirà, e non prevede il coinvolgimento dell'opposizione, che non c'é stato". (ANSA)
"Io mi auguro che non sia un'ipotesi ma una notizia e sarebbe una bella notizia perché la persona indicata ha tutte le garanzie di professionalità". Così il presidente della Camera Gianfranco Fini commenta, al Tg1, la notizia di un accordo raggiunto tra maggioranza ed opposizione sul nome di Paolo Garimberti alla presidenza della Rai. (ANSA)
Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: “L’ormai certa indicazione di Paolo Garimberti a nuovo presidente della Rai non può che essere apprezzata per le qualità del giornalista e dell’uomo, illustrate da anni di importante attività professionale e di impegno civile. Con la sua designazione la Rai potrà avere di nuovo al vertice un presidente giornalista di grande prestigio, come capitò con la presidenza di Sergio Zavoli.
L’anticipazione che ormai trova più di una conferma dell’indicazione per la carica di nuovo direttore generale del Professor Mauro Masi, segretario generale di Palazzo Chigi e direttore del dipartimento editoria, pare, inoltre, poter assicurare un equilibrio importante. L’alto profilo istituzionale del candidato direttore generale è infatti fuori discussione, come lo è la profonda competenza e conoscenza del sistema editoriale italiano e internazionale in tutti i suoi aspetti.
L’auspicio è che il tandem che si profila per il vertice della Rai possa operare al meglio, beneficiando delle biografie delle due personalità di vertice. Il secondo auspicio è che, proprio per queste ragioni, ora sia facilitato il percorso per l’indispensabile rilancio del servizio pubblico dopo lunghi mesi di scontri incredibili e veti di potere.
Il Sindacato dei giornalisti resta impegnato a sostenere la rilevanza del servizio pubblico, la necessità del suo irrobustimento qualitativo, il suo ruolo essenziale per lo sviluppo del pluralismo e la valorizzazione delle professionalità.
Gli assetti certi ed equilibrati sono essenziali per l’attività di un’azienda, poi contano, come sempre, le scelte e gli atti”.
Giornalista di lungo corso, esperto di politica interna ed internazionale, capace come pochi di passare dalla carta stampata alla tv, Paolo Gariberti - indicato da Pd e Pdl come futuro presidente della Rai - è nato a Levanto (La Spezia) il 2 febbraio del 1943, ed ha quindi 66 anni compiuti. Laureato in giurisprudenza nel 1966 all'università di Genova (con 110 e lode), Garimberti ha cominciato l'attività giornalistica sin dal '63 collaborando alle pagine sportive del 'Corriere mercantile'.
Nel '66 diventa giornalista professionista sempre al 'Corriere mercantilé dove si occupa di politica interna ed internazionale. Nel 1969 passa alla 'Stampa' di Torino chiamato dall'allora direttore Alberto Ronchey. Dopo un anno alla redazione economica e poi a quella di politica estera, nel '70 viene nominato corrispondente a Mosca dove lavora fino al 1976 recandosi come inviato anche in Vietnam e in Cambogia. Dal 1976 al '79 è inviato speciale con sede a Roma; nel 1979 il Direttore della 'Stampa' Giorgio Fattori lo nomina capo della redazione romana, carica che ricopre fino al 1986 quando passa alla "Repubblica" di Eugenio Scalfari.
Capo redattore alla politica interna per un anno, dal giugno 1987 al 1993 è capo redattore del settore politica internazionale ed editorialista. Poi, nel novembre del 1993 diventa direttore del Tg2, testata che dirige fino all'anno successivo. Sul fronte televisivo ha collaborato prima con le reti Fininvest realizzando il settimanale 'Monitor' e poi con il Tg3 e la terza rete della Rai con commenti di politica estera nel telegiornale e negli "speciali". Tornato a La Repubblica nel 1994 diventa direttore del settimanale Il Venerdì dal 1996 al 2000 e vicedirettore del quotidiano dal 2000 al 2004, periodo nel quale dirige anche la testata online Cnn Italia. Attualmente oltre a collaborare con il quotidiano diretto da Ezio Mauro conduce anche i talk-show di Repubblica Radiotv. (ANSA)
MAURO MASI, UNA VITA NELLE ISTITUZIONI E ORA LA TV
Nato a Civitavecchia (Roma) il 26 agosto del 1953, Mauro Masi, il prossimo direttore generale della Rai, è sposato ed ha due figli. Attuale segretario generale della presidenza del Consiglio, nel 1977 si laurea in giurisprudenza con 110 e lode a Roma con una tesi in economia politica. Nel 1978 entra in Banca d'Italia lavorando nell'Ufficio di Vigilanza Bancaria della sede di Milano; dal 1982 al 1988 passa prima all'Ufficio Stampa e successivamente è nominato Dirigente nell'Ufficio Collegamenti Internazionali della Segreteria Particolare del Direttorio della Bankitalia. Dal 1988 al 1990 è distaccato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove è nominato consigliere per la comunicazione economica. Tra il 1990 e il 1994 è ancora in Banca d'Italia.
Dal 1995 al 1996 è direttore dell'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio e portavoce dell'allora Presidente Lamberto Dini. Nel 1996 è nominato Capo del Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria. E' estensore della legge che modifica e integra la legge sul diritto d'autore (248/2000); della nuova legge sull'editoria (62/2001), di cui è membro del comitato sulla riforma. Dal maggio del 1999 a giugno 2003 è stato Commissario straordinario della SIAE. Nel luglio del 2001 é nominato Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nel dicembre 2002, come Commissario Straordinario della SIAE, é stato eletto Presidente di "FastTrack", un'alleanza tra le società che producono il 60% dei diritti d'autore. Nel maggio del 2005, nel precedente governo Berlusconi, viene nominato segretario generale della presidenza del Consiglio: incarico che riprende, dopo la parentesi come capo di gabinetto del vicepremier Massimo D'Alema, nell'ultimo governo Prodi, quando Silvio Berlusconi ritorna a Palazzo Chigi, nel maggio del 2008, insieme alla direzione del dipartimento editoria. (ANSA)