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Rai 23 Feb 2010

Paolo Garimberti, presidente dell'azienda: “Ecco i tre lacci che rischiano di ucciderci”

Non ne bastasse uno, sono ben tre i lacci che rischiano di soffocare la Rai, dopo "una lunga e dolorosa agonia". Sono "la mancanza di risorse certe, una natura giuridica che non ci consente di stare sul mercato e una non risolta questione della governance". Quindi "o si cambia o il nostro destino è segnato.

Non ne bastasse uno, sono ben tre i lacci che rischiano di soffocare la Rai, dopo "una lunga e dolorosa agonia". Sono "la mancanza di risorse certe, una natura giuridica che non ci consente di stare sul mercato e una non risolta questione della governance". Quindi "o si cambia o il nostro destino è segnato.

È solo questione di tempo". Lo ha detto Paolo Garimberti, presidente dell'azienda di viale Mazzini, nell'intervento che ha tenuto oggi in occasione del terzo seminario promosso dalla commissione di Vigilanza Rai dedicato al rapporto tra servizio pubblico, democrazia, politica e pluralismo. Quando manca solo un mese al compimento del primo anno di presidenza, Garimberti dice che "non è in discussione il saper fare o il cosa fare, ma il poter fare. È questa la questione capitale della Rai". Occorre che vi siano le "condizioni necessarie" perché il servizio pubblico esista.

E a Garimberti viene in mente il film 'Non si uccidono così anche i cavalli?', diretto nel 1969n da Sidney Pollack e con Jane Fonda protagonista, per rappresentare appunto il rischio di una lenta agonia.

In Italia - ha aggiunto - si parla molto "di come la politica abbia o stia invadendo la Rai.

L'imposizione dei suoi quadri dirigenti dall'esterno è semplicemente mortifera". E però - "mi arrischio a dire" – se di lottizzazione si deve parlare, "allora che sia 'scientifica', secondo il metodo evocato dall'ex direttore generale Biagio Agnes", che - ha riferito Garimberti – evocando la lottizzazione da lui vissuta ha ricordato 'Non era una cosa volgare...Noi dicevamo: dobbiamo nominare un direttore del tg1?

Bene, dateci una rosa di 5 giornalisti bravi di vostra fiducia che poi a scegliere il più bravo ci pensiamo noi'. Fine della citazione, e per Garimberti "se e quando c'è invasione di campo da parte della politica, per usare una metafora sportiva, in genere ciò è il risultato di un calcolo sbagliato, di un profondo malinteso. Se, come penso, il fine ultimo della classe politica è avvicinare il cittadino alla politica e di lottare contro l'astensionismo politico, ebbene questo fine non sarà mai raggiunto con questi mezzi, con l'invasione e

l'assoggettamento della Rai. Al contrario". Proprio perché la Rai "è soprattutto un'azienda centrata sull'informazione in senso lato", dunque "la politica avrebbe tutto il vantaggio a puntare sul dispiegamento di tutte le potenzialità informative della Rai". Per Garimberti, "se il nostro valore principe è la libertà d'informazione, ebbene ai giornalisti va lasciato il massimo di autonomia", ferma restando la capacità del giornalista di essere "equilibrato, imparziale, equo". Di qui l'appello alla politica ad "aiutare la Rai a non soffocare" chiarendo appunto le tre questioni essenziali. A cominciare dalla certezza delle risorse, quindi recupero dell'evasione del canone di abbonamento. Diversamente "mantenere la Rai in perenne incertezza economica significa destinarla al cabotaggio, ala navigazione del giorno dopo giorno, molto vicino alla costa, vincolandola alla contingenza: senza possibilità di darsi obiettivi di medio-lungo termine, di darsi progetti globali di servizio pubblico". Garimberti vede quindi come un fatto importante che in occasione del rinnovo del Contratto di servizio, il ministero per lo Sviluppo eocnomico si sia impegnato a aprire un tavolo istituzionale per individuare come contrastare l'evasione del canone, "personalmente mi piacerebbe che si riuscisse a ridurla al 5 per cento", contro l'attuale 28 per cento.

C'è poi il secondo aspetto, la natura e il ruolo della Rai: "È al tempo stesso pubblica e privata.

Recenti pronunce giurisprudenziali vorrebbero attrarre sempre più la Rai nell'area pubblica. Di fatto ciò significherebbe impedire alla Rai di competere. È come imbrigliare a tal punto un cavallo con lacci e lacciuoli che l'animale non possa più né galoppare né trottare, ma solo andare al passo". E per la Rai sarebbe "un suicidio". Terzo tema la governance aziendale.

Garimberti ha ricordato che lui è stato definito un presidente di garanzia, "che nell'attuale sitema può solo esercitare forme di 'moral suasion' nei confronti del direttore generale; può organizzare i lavori consiliari, convocare il Cda, fissare l'ordine del giorno, coordinare i lavori. Ma nessun potere sostanziale di intervento, nonostante nella percezione comune egli sia tenuto a svolgere un ruolo di garanzia. L'esercizio della funzione di garanzia non è pervisto da alcuna norma specifica". Di qui l'istanza di un "aggiornamento di riflessione" che sarebbe "particolarmente utile e auspicabile" su questi temi. Materia "ovviamente" compito del legislatore, ha ricordato Garimberti, "ma forse la commissione di Vigilanza potrebbe avere un importante ruolo di 'moral suasion' nei confronti dell'esecutivo a questo riguardo". Infine "un ultimo messaggio in bottiglia" che il presidente ha voluto mandare "nell'interesse dei miei successori", ovvero che il loro ruolo di garanzia "possa avere un concreto e ben delineato raggio d'azione, e non sia solo affidato alla volontà e alla capacità di mediazione del singolo". La conclusione è stata quindi "o si cambia o il nostro destino è segnato. È solo questione di tempo. O la politica, in tutte le sue forme ed espressioni, ci aiuta a dare all'azienda la possibilità di esercitare il suo ruolo di servizio pubblico dandole regole e mezzi coerenti con la missione, oppure la Rai continuerà ad avere il respiro sempre più corto". Fino appunto all'asfissia mortale. (AGI)

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