La prima sezione della Corte d'appello di Palermo ha confermato la condanna a 4 mesi, pena sospesa, con l'accusa di falso, per il giornalista pubblicista Leonardo Romeo. L'imputato, che è consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti e vicepresidente della commissione amministrativa, è stato riconosciuto colpevole di avere truccato gli atti con cui ottenne il riconoscimento del praticantato presso il periodico L'eco del Sud, pubblicato nella sua città, Messina: tutto questo per poter sostenere gli esami di Stato e acquisire il titolo di giornalista professionista, cosa avvenuta nel 2010.
I fatti risalgono al 2008, quando Romeo era consigliere regionale dell'Ordine siciliano e, agendo come un privato cittadino, ma all'interno del Consiglio, fece risultare, producendo un documento attestante il proprio reddito, di avere svolto la pratica giornalistica e di essere stato retribuito con un compenso medio di 700 euro al mese: atti e dati, questi, ritenuti falsi sia in primo grado, dal giudice monocratico del Tribunale, che, oggi, dal collegio presieduto da Gianfranco Garofalo, consigliere relatore Donatella Puleo, a latere Massimo Corleo.
Romeo, assistito dall'avvocato Carmelo Raspaolo, è stato condannato anche a risarcire le parti civili, l'Ordine dei giornalisti di Sicilia (assistito dagli avvocati Francesco e Giuseppe Crescimanno), che ha chiesto e ottenuto la cifra simbolica di un euro, e l'Associazione siciliana della Stampa (avvocato Francesco Greco), alla quale dovrà mille euro. L'imputato, che ha rinunciato alla prescrizione, potrà presentare ricorso in Cassazione. Nei suoi confronti il Consiglio di disciplina dell'Ordine siciliano ha aperto un procedimento disciplinare. (Ter/AdnKronos – Palermo, 3 novembre 2016)