L’Ordine dei giornalisti della Sardegna e l’Associazione della Stampa sarda esprimono «stupore e preoccupazione» per l’emendamento alla legge regionale 3 del 2009 presentato da quasi tutti i capigruppo di maggioranza in Consiglio regionale. «Tale modifica – si legge in una nota congiunta – consentirà l’inserimento nell’ufficio stampa della Giunta di figure non giornalistiche, che il testo indica come video maker, esperti di grafica e altre figure non iscritte all’Ordine dei giornalisti. Si tratta di una novità apparentemente non urgente, giacché l’ufficio stampa ha già un comparto tecnico cui fare riferimento. La sostanza però è che il resoconto e l’illustrazione dell’attività di governo potrà essere affidata a figure che non hanno, a differenza dei giornalisti attualmente in servizio, alcun obbligo di rispettare la verità sostanziale dei fatti, e tantomeno possono essere chiamate a rispondere del loro operato in termini deontologici davanti a un consiglio di disciplina».
Per i rappresentanti dei giornalisti sardi «stupisce e preoccupa in egual misura la previsione che i contratti di lavoro attualmente in essere siano destinati a decadere all’approvazione dell’emendamento in oggetto. Non è chiaro con quale serenità possa svolgere la propria delicata funzione un addetto stampa che fino a oggi ha lavorato quotidianamente in virtù di un rapporto professionale fiduciario con la Giunta, e che si vede improvvisamente revocare l’incarico in virtù di un provvedimento del Consiglio».
Ordine e Assostampa sono da sempre – e restano – disposti al confronto con l’Amministrazione regionale «sulle esigenze, le prestazioni e l’inquadramento dei giornalisti chiamati a informare la Sardegna sull’attività del governo regionale. Ma devono e vogliono ribadire con forza che l’attività giornalistica dev’essere svolta da chi per legge ha i titoli professionali e deontologici per occuparsene, a garanzia dell’opinione pubblica. È l’obbligo di rispettare la deontologia, prima ancora della perizia tecnica o delle innovative competenze di ciascuno, a segnare il confine fra informazione e propaganda», concludono.