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Ordine 06 Mag 2010

Ordine dei Giornalisti, elezioni il 23 e il 30 maggio Il contributo e le proposte dei dirigenti nazionali del sindacato dei giornalisti: "Di fronte a cambiamenti profondi del giornalismo l'Ordine deve e può radicalmente cambiare"

Domenica 16 maggio in prima convocazione e poi domenica 23 in seconda e domenica 30 maggio per l'eventuale ballottagio: queste le date nelle quali si terranno le elezioni dei Consigli regionali, dei Collegi dei revisori dei conti, dei Consiglieri nazionali dell' Ordine dei Giornalisti, per il triennio 2010-2013. La campagna elettorale in alcune regioni è già iniziata. I colleghi della Segreteria nazionale della Fnsi hanno ritenuto di dare il proprio contributo al dibattito apertosi sul futuro dell'Ordine dei Giornalisti, a livello regionale e nazionale, elaborando un documento che mettono a disposizione della categoria e che vi proponiamo.

Domenica 16 maggio in prima convocazione e poi domenica 23 in seconda e domenica 30 maggio per l'eventuale ballottagio: queste le date nelle quali si terranno le elezioni dei Consigli regionali, dei Collegi dei revisori dei conti, dei Consiglieri nazionali dell' Ordine dei Giornalisti, per il triennio 2010-2013. La campagna elettorale in alcune regioni è già iniziata. I colleghi della Segreteria nazionale della Fnsi hanno ritenuto di dare il proprio contributo al dibattito apertosi sul futuro dell'Ordine dei Giornalisti, a livello regionale e nazionale, elaborando un documento che mettono a disposizione della categoria e che vi proponiamo.

L’Ordine dei giornalisti deve qualificarsi sempre più come presidio della libertà di stampa. La battaglia per la libertà di stampa richiede da parte dell’Ordine, della Fnsi e degli altri organismi di categoria il massimo di unità. Per rispondere alle sue stesse finalità istituzionali, l’Ordine dei giornalisti va radicalmente trasformato. In quasi mezzo secolo il mondo è profondamente cambiato anchenel settore editoriale e del giornalismo. Ma non è cambiato l’Ordine dei giornalisti. Persino la tradizionale distinzione tra professionisti e pubblicisti, con tanti pubblicisti che svolgono attività giornalistica a tempo pieno, è saltata. E negli uffici stampa, pubblici e privati, lavorano tanti giornalisti, professionisti e pubblicisti. Il tutto in una situazione di mercato del lavoro che non è assolutamente in grado di assorbire, soprattutto nella presente situazione di crisi del settore editoriale, l’enorme afflusso di nuovi colleghi alimentando, così, il fenomeno del precariato.E ciò è anche il frutto di un ampio disordine nelle modalità di accesso alla professione.
Per queste ragioni la riforma diventa un punto irrinunciabile del programma per coloro che sottoscrivono questo documento. Vi sono problemi che attengono alla formazione del giornalista, la quale deve essere più qualificata e deve divenire permanente. E’ necessario un più intenso e tempestivo controllo deontologico, che ricostruisca un rapporto di maggior fiducia tra il giornalista e il lettore. Premessa di una trasformazione radicale dell’Ordine è la riforma dell’accesso alla professione. Una proposta di legge che si ispira al documento approvato dal Consiglio nazionale ha iniziato il suo iter parlamentare. Troppo lento rispetto alle aspettative iniziali.
La proposta di legge introduce come unico canale di accesso alla professione un percorso di alta formazione di livello universitario il cui effetto oltre a quello di avere giornalisti culturalmente più preparati dovrà essere quello di ricondurre il pubblicismo nel proprio ambito di legge (per le norme istitutive dell’Ordine, pubblicista è colui che ha un’altra professione prevalente) e non consentire agli editori di utilizzare colleghi a tempo pieno senza riconoscerne il ruolo professionale come, sempre più spesso, avviene oggi.Nella fase transitoria tutti i pubblicisti che svolgono attività giornalistica a tempo pieno dovranno poter accedere all’esame di idoneità professionale, mentre chi svolge attività giornalistica insieme ad altre professioni resterà nell’elenco dei pubblicisti, arricchendo, con i propri saperi, l’offerta informativa. Anche per questi pubblicisti, però, l’accesso all’Albo dovrà essere legato alla verifica della conoscenza delle regole deontologiche e delle leggi che sovraintendono l’esercizio di qualsiasi attività di natura giornalistica.
Occorrerà evitare che le nuove forme di accesso determinino una selezione per censo avendo cura di intervenire sui loro costi. I gravi ritardi nell’attuazione della riforma non possono essere alibi per non fare. In attesa delle nuove regole occorre intervenire per cercare di regolare già da ora l’accesso. Occorre che i cosiddetti praticantati d’ufficio costituiscano davvero il riconoscimento di diritti acquisiti e rappresentino un tirocinio effettivamente svolto e non riconosciuto dagli editori.
 Un altro ambito nel quale intervenire è quello delle Commissioni d’esame, le quali debbono esercitare unapiù attenta selezione dei candidati. Le stesse Commissioni devono essere maggiormente qualificate e costituite sulla base di criteri trasparenti e rigorosi, legati all’esercizio effettivo della professione. Anche la revisione annuale degli elenchi degli iscritti all’Albo va esercitata con rigore, secondo le regole della legge istitutiva fino cancellazione per chi non ha più i requisiti.
Nei criteri della verifica dovrà essere introdotto, per coloro che non hanno un rapporto di lavoro dipendente, quello della iscrizione alla Gestione separata per il lavoro autonomo dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, obbligatoria per legge anche per quanti non svolgono attività giornalistica a livello professionistico. Il Consiglio nazionale dell’Ordine è costituito attualmente da 139 consiglieri e con le elezioni di maggio si avvicinerà ai 150. E’ un organo pletorico che assorbe gran parte del bilancio e per di più è chiamato a pronunciarsi sui ricorsi. Non può esistere un “tribunale” di simili dimensioni. La composizione del Consiglio nazionale ed il suo sistema di elezione nella proposta di riforma viene demandato ad un regolamento del ministro della Giustizia. L’Ordine dovrà adoperarsi perché tale regolamento preveda una drastica riduzione del Consiglio nazionale e il ripristino, anche in questo organismo, del rapporto 2 a 1 tra professionisti e pubblicisti, come avviene nei Consigli regionali e come è previsto dalla legge istitutiva.
Fin dal rinnovo di maggio, per scelta autonoma dei consiglieri, si possono rendere operanti alcune misure previste dal documento sulla riforma quali, ad esempio, le incompatibilità tra i ruoli di responsabilità nell’Ordine ed analoghi mandati in altri enti di categoria. Per assumere incarichi ordinistici occorrerà dichiarare di non avere in corso procedimenti disciplinari da parte del medesimo Ordine o di natura penale. Il Giurì per la correttezza dell’informazione, infine, dovrà essere organo di conciliazione tra il giornalista e il cittadino che si ritenga offeso, in modo da assicurare al cittadino stesso un tempestivo riconoscimento pubblico e da evitare i troppi ricorsi alla richiesta di risarcimento danni, che sempre più spesso appaiono come un’intimidazione. I provvedimenti disciplinari dovranno essere resi noti anche perché costituiscono giurisprudenza deontologica ed una indicazione utile ai fini di un corretto esercizio dell’attività giornalistica.

Roma, 20 aprile 2010
Giovanni Rossi, Segretario generale aggiunto della Fnsi
Gino Falleri, Segretario generale aggiunto pubblicista della Fnsi
Daniela Stigliano, Vicesegretario nazionale della Fnsi
Guido Besana, Vicesegretario nazionale della Fnsi
Luigi Ronsisvalle, Vicesegretario nazionale della Fnsi
Enrico Ferri, Vicesegretario nazionale della Fnsi

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