Il consiglio nazionale e i consigli regionali dell’Ordine dei giornalisti resteranno in carica fino al 30 giugno 2017. Lo ha deciso il consiglio dei ministri, nell’articolo 2 del decreto milleproroghe, disponendo che gli attuali organismi restino in carica per altri sei mesi. Il tempo necessario per consentire al governo di mettere a punto i decreti attuativi della legge di riforma dell’editoria, nell’ambito dei quali saranno definiti anche i criteri di elezione del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Com’è noto, il nuovo consiglio dell’Ordine avrà al massimo 60 consiglieri, di cui 40 giornalisti professionisti e 20 pubblicisti (attualmente sono 158).
La proroga decisa dal governo rende nulla la convocazione delle elezioni per il rinnovo dei consigli, disposta dal presidente del Cnog, Enzo Iacopino, per il 29 gennaio e il 5 febbraio 2017. Si tornerà alle urne dopo l’entrata in vigore delle nuove regole.
LE REAZIONI
Milleproroghe: presidenti, bene proroga consigli Odg
Ora decreti attuativi a completamento riforma editoria
L'annuncio del presidente del Consiglio Gentiloni di un'ulteriore proroga della consiliatura dell'Ordine dei giornalisti viene accolta con favore dalla maggioranza dei presidenti regionali dell'Ordine perché dimostra la volontà di portare a compimento il processo riformatore dell'Ordine intrapreso dal Parlamento. Alla riforma prevista dal provvedimento di legge sull'editoria mancano infatti alcuni decreti attuativi relativi alla delega conferita al governo.
"Siamo soddisfatti - si legge in una nota diffusa dalla maggioranza dei presidenti degli ordini regionali - perché questo è il segno della volontà di giungere in tempi brevi al completamento delle norme riguardanti la vita del Consiglio dell'Ordine. L'ulteriore proroga con i relativi decreti consentirà infatti la restituzione ai colleghi giornalisti di uno strumento ordinistico al passo con i tempi ed adeguato alle sfide che il mondo dell'informazione deve affrontare".
La maggioranza dei presidenti degli ordini regionali intervengono anche sulla questione del precariato e sulle altre problematiche che affliggono la professione.
"Continueremo a batterci per la tutela dei precari sfruttati e sottopagati. Come è ovvio che sia lo faremo nel segno dell'unità della categoria evitando contrapposizioni strumentali e lacerazioni che invece di aiutare danneggiano i colleghi più deboli. Pensiamo che la riforma dell'accesso sia la riforma più importante da proporre ora con forza al Legislatore per qualificare la professione". (Ansa - Roma, 29 dicembre 2016)