Anteprima #digit15: influencer & giornalismo
Si é svolto il 27 marzo scorso il primo evento del prossimo
#digit15. La manifestazione dedicata al giornalismo digitale si terrà a
settembre 2015 di nuovo a Prato. Al centro del workshop-anteprima di
digit15 il tema degli influencer in relazione all’informazione.
Ne abbiamo parlato con Daniele Chieffi, responsabile del mondo digitale di Eni
e Piero Tagliapietra, autore di “Leader digitali. Dall’analisi dell’influenza online
all’influencer management“, laureato in semiotica. A moderare l’
incontro Marco Renzi, uno degli organizzatori di Dig.it.
Attraverso i concetti di influenza, rilevanza, credibilità/reputazione, tempo e
attenzione vengono raccontati chi sono e cosa fanno gli influencer.
Il ragionamento parte da un esempio di attualità il disastro Germanwings. Da un
punto di vista digitale, è successo qualcosa che ha innescato una certa e forte
viralità sul profilo della persona protagonista del fatto. Creando una comunitá
di persone, cresciuta enormemente nell’arco di una giornata ( da 1800 follower
diventati dopo alcune ore 5000). Perchè è successo questo?
Al Festival del Giornalismo 2015 a Perugia la libertà d’espressione al centro del dibattito
Oltre 200 eventi con incontri-dibattito, interviste, presentazioni di libri, workshop e serate teatrali – 600 speaker da 34 paesi diversi, il tutto a ingresso libero. Questi i numeri del Festival Internzionale del giornalismo di Perugia Edizione 2015. I temi su cui si discute sono moltissiim: le difficoltà dell’editoria, le nuove frontiere della comunicazione politica italiana, la situazione dei media in Russia e in Ucraina, la censura in Turchia, la copertura mediatica dell’emergenza Ebola e la libertà di stampa in Messico; il giornalismo investigativo trasnazionale da Luxleaks a Swissleaks, sicurezza e sorveglianza a due anni dal Datagate,
Contro il colonialismo digitale
“Non sono rigidamente conservatore né luddista; sono per un
uso negoziato delle tecnologie. Credere senza riserve all’idea che l’educazione
passi per un oggetto come l’iPad (o concorrenti) che ha milioni di applicazioni
superinteressanti e superdistraenti a tiro di click è come pensare di mettere
mia figlia a scuola in una classe in cui è circondata da decine di televisori
in stand-by di cui lei sa che stanno trasmettendo video divertentissimi, e che
basterebbe un gesto, che dico, un pensiero, per vederseli tutti, magari anche
tutti insieme. “
Questo è Roberto
Casati nelle sue “istruzioni per continuare a leggere” sottotitolo di un
più minaccioso – ma assolutamente condiviso – “Contro
il colonialismo digitale”.
Casati pone la questione in modo molto netto: la lettura è sotto minaccia, ce
la stanno rubando. Da quando il libro è diventato un’applicazione, da quando le
applicazioni sono diventate così vicine sul display, da quando, quindi, di
fatto, il libro è diventato un effetto collaterale della tegnologia, la lettura
è privata della risorsa di cui più avrebbe bisogno: l’attenzione.
La Tv del dolore, una indagine sulle cattive pratiche televisive
La raffigurazione strumentale del dolore; lo spettacolo nel dolore; l’ eccesso patemico nel racconto: sono alcune delle sette aree di criticità e di cattive pratiche che l’ Osservatorio di Pavia ha evidenziato con una ricerca su ‘’La televisione del dolore’’, compiuta per conto dell’ Ordine nazionale dei giornalisti e presentata a Roma il 24 marzo in occasione dell’ ultima riunione del Consiglio nazionale.
Le altre quattro aree di criticità messe in rilievo dallo studio – dal titolo ‘’La televisione del dolore; un’ indagine sulle ‘cattive pratiche’ televisive’’ – sono la narrazione empatica, il processo virtuale; l’ accanimento mediatico, la logica assorbente dell’ infotainment.
In meno di quattro anni sono più che decuplicati gli sviluppatori che lavorano per la redazione del Washington Post, passando da 4 a 47. E ora, ‘’nel giro di qualche settimana saranno tutti fisicamente integrati in seno alla redazione’’, ha spiegato il direttore giornalistico del quotidiano, Marty Baron, parlando ad Austin (Texas). Lo riporta Meta-media.fr, spiegando che ‘’un forte impulso alla loro crescita è venuto nell’ autunno del 2014, con l’ arrivo al giornale di Jeff Bezos, che ha dato la priorità alla ‘’cooperazione fra redattori e ingegneri’’.
FOIA, le storie più curiose raccolte da Poynter. E qualche caso italiano
In occasione della Sunshine Week (una settimana di
iniziative dedicate alla trasparenza e all’open government – ce ne siamo
occupati anche qui),
il Poynter
Institute ha raccolto le esperienze più curiose di alcuni giornalisti,
maturate dalle loro richieste di accesso sulla base del Freedom of Information
Act – FOIA.
Ne scaturisce una breve casistica, insieme a qualche consiglio di massima.
Torna digit anche se solo in “anteprima”: vi aspettiamo!
Venerdì 27 marzo 2015 anteprima #digit15 alla Camera di Commercio di Prato. L’incontro previsto per le 10 della mattina è stato
convocato dagli organizzatori della manifestazione (che poi come forse saprete
siamo noi di Lsdi) per parlare del programma della prossima edizione
del festival del giornalismo digitale.
A margine dell’incontro, per scaldare i motori in vista del prossimo
settembre, si svolgerà il primo workshop della nuova edizione della
manifestazione. Proveremo a ragionare di “influencer e giornalismo” assieme
al giornalista e comunicatore Daniele Chieffi autore di alcuni libri sui temi della comunicazione e dell’informazione
digitale in cui teorizza in modo molto preciso chi sono e come agiscono
gli “influencers” e direttore della nuova collana editoria di Franco Angeli “Neo” per la quale l’altro ospite di digit15 del 27 marzo
prossimo: Piero Tagliapietra ha recentemente scritto il libro :
<< Leader digitali. Dall’analisi dell’influenza online
all’influencer management >>.
Autorità, web, diritti e Google
Un pò di numeri e considerazioni del ns. Andrea Fama dall’ultimo rapporto semestrale di Google sulla trasparenza. Sono state
in tutto 313.698 le richieste da parte dei governi e dei tribunali di tutto il
mondo relative alla consegna dei dati di 48.615 utenti.
Fra i paesi con il più alto tasso di istanze di richiesta dati con esito
positivo ci sono gli Stati Uniti e l’Inghilterra rispettivamente con l’84 per
cento su 12.539 richieste e il 72 per cento su 11.535. Maglia nera la Turchia
con nessuna richiesta accettata sulle 224 depositate. Nel rapporto di Google
una voce molto importante spetta alle richieste di oblio , ovvero la
cancellazione da parte del motore di ricerca di contenuti diffamanti, illegali
o che mettono a rischio la sicurezza. E’ la diffamazione il motivo principale
dele richieste di cancellazione dei dati inviate da privati e governi al motore
di ricerca, il 38 per cento del totale. La paura dell’escalation del
terrorismo dopo la strage di Charlie Hebdo ha portato anche online ad un
ampliamento dei poteri di ingerenza e indagine in Rete, sia in termini di
accesso alle informazioni degli utenti, sia di rimozione e inibizione di
Inizia con questo dossier la collaborazione con l’ing. Marco Dal Pozzo autore di “1news2cents la qualità costa! un modello sociale per
l’editoria (online)” appassionato di giornalismo e informazione. Dal
Pozzo recensisce il testo di Eli Parisier, pubblicato in Italia da Il Saggiatore.
“La democrazia richiede che i cittadini vedano le cose dal punto di vista gli
uni degli altri, e invece siamo sempre più chiusi, ognuno nella propria bolla.
La democrazia richiede proprio la conoscenza comune dei fatti, e invece vengono
offerti universi paralleli.” Così attacca Eli Pariser nel suo The Filter
Bubble, il Filtro nella traduzione in italiano.
Storify: Siamo tutti “Charlie Hebdo”?
Storify è un strumento di narrazione. Un software che permette di ricostruire una storia prendendo spunto da tutto o quasi quello che è possibile reperire sul web, creando un nuovo prodotto di informazione. Storify è un software online gratuito che può essere utilizzato da qualsiasi utente, per un giornalista può diventare di fondamentale importanza nei lavori di curation: quando si intende ripercorrere le vicende di un fatto appena avvenuto o in corso di realizzazione – ricostruendo gli avvenimenti o semplicemente raccontandoli attraverso i post pubblicati dagli utenti sui social: tweet, facebook, flickr, pinterest, instagram etc.etc. Oppure quando si vuole ricostruire un evento passato da tempo, per vedere come era stato trattato.