Giornalismo e giornalismi
Come misurare l’ impatto del giornalismo?
In un’ epoca di grande (e creativa) confusione come quella che vive l’ informazione oggi potrebbe essere utile individuare parametri, indici, criteri che ci dicano se stiamo leggendo/facendo del buon giornalismo. Certo farlo non è facile quanto dirlo: come stabilire quali parametri sarebbero utili? Come stabilire chi misura cosa? E, questione forse più importante del fascio dei problemi di misurazione, siamo sicuri di sapere, ancora, quali sono le qualità di un buon giornalismo? - A dir la verità esistono già dei parametri di misura come il numero di pagine viste, il numero di utenti e tutto l’insieme di numeri che gli strumenti di analisi digitale ci offrono. Ma la questione è: questi numeri misurano davvero la qualità? - La risposta, suggerita da un testo pubblicato da NiemanJournalismLab tempo fa, e con cui concordiamo, è che probabilmente i numeri non riescono a misurare in maniera definitiva, ma rivelano aspetti che vanno comunque considerati
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Editoria
Il declino della centralità del quotidiano (e del modello economico imperniato sulla carta)
Fra le tante previsioni che i maggiori esperti di media hanno affidato in questi giorni a Nieman Lab, colpisce quella che riguarda la fine dei quotidiani come pubblicazioni, appunto, quotidiane e la loro trasformazione in periodici con frequenza bi o tri-settimanale - Non è una novità il fatto che alcuni quotidiani americani abbiano cominciato a modificare la frequenza di uscita nelle edicole. Ma, al di là dei problemi di risparmi nei costi di carta, inchiostri, stampa, diffusione, ecc., quello che colpisce è il totale cambiamento di quadro che si profila: insomma la ‘’morte’’ del concetto stesso di quotidiano che, da strumento centrale e più autorevole della diffusione del discorso giornalistico, finirebbe per ridursi a una delle tante fonti di informazione, una fonte sostanzialmente di nicchia - Mentre, parallelamente, l’ intero modello economico dell’ industria giornalistica centrato sulla stampa cederebbe il passo a quello basato sul digitale.
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Sei mesi di lavoro e 15 giornalisti per un grande reportage multimediale sul New York Times
Un servizio-inchiesta coordinato da John Branch, reporter sportivo al The New York Times, uscito domenica sul sito del quotidiano, ha visto una quindicina di giornalisti impegnati per sei mesi nella ricostruzione delle conseguenze di una grande valanga che aveva travolto un gruppo di sciatori sulle Cascades, montagne nell’ entroterra di Seattle
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Quali trend per il giornalismo USA nel 2013? Le previsioni del Nieman Lab
Lasciatoci alle spalle un 2012 inevitabilmente ricco di alti e bassi, proviamo a vedere qualche previsione d’oltreoceano per i “nuovi giornalismi” nel 2013. A partire da quanto propone il Nieman Journalism Lab di Harvard, che ha interpellato all’ uopo un nugolo di smart people
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La Rete
Copyright e CC, un piccolo manuale del diritto d’ autore nell’ era digitale
Daniele Minotti, avvocato ed esperto di diritto delle nuove tecnologie, delinea il quadro normativo di un ambiente in cui ha sempre meno senso la contrapposizione fra originale e copia e in cui il copia&incolla è diventato una chiave per appropriarsi il mondo. Diritti e i doveri di chi pubblica in Rete un’opera dell’ingegno (e qualche pillola giuridica anche per i fotogiornalisti).
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La professione
Il giornalismo attira molto gli psicopatici
Un libro recente – The Wisdom of Psychopaths: What Saints, Spies, and Serial Killers Can Teach Us About Success – segnala che alcune attività professionali attirerebbero gli psicopatici in misura maggiore rispetto alle persone ‘normali’. I media – soprattutto televisione e radio – sono al terzo posto della classifica e l’ attività specifica di ‘’giornalista’’ è al settimo posto
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Giornalisti: la Carta di Firenze entra all’ Università
A quasi un anno dalla sua entrata in vigore la Carta di Firenze non ha avuto ancora un’ applicazione pratica, ma è già al centro di una tesi di laurea - E’ stata prodotta da Vanessa Zanella, una studentessa della Cattolica di Milano, che si è appena laureata in Lettere, sezione Editoria, con il professor Ruben Razzante - Pubblichiamo qui il testo integrale della tesi - ‘’La Carta di Firenze e i diritti dei giornalisti’’ – e la sintesi che ne ha fatto l’ autrice
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Media e potere
Il 75% dei capi di stato o di governo mondiali usano Twitter (ma non quelli italiani)
A dicembre 2012 il 75% dei capi di stato e di governo mondiali usavano Twitter come strumento di comunicazione politica, ma fra di essi non c’ era nessun italiano, visto che Mario Monti ha aperto un suo account – @SenatoreMonti – solo il 23 dicembre, dopo le dimissioni da presidente del consiglio - Lo annuncia Digital Policy Council, un istituto di ricerca politica, in uno studio sulla presenza dei leader mondiali sul social network, che vede il presidente Usa, Barack Obama, saldamente in testa alla classifica, con 24,6 milioni di follower.
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Il 2012 un anno significativo nel campo del ”civic journalism”
In tempi di bilanci è molto interessante quello che Luca Dello Iacovo ha delineato sul suo Webcartografie a proposito del civic journalism - La partecipazione ai civic media – osserva – costruisce e alimenta spazi di conversazione. Durante l’ultimo anno attraverso Wavu abbiamo osservato i cambiamenti in narrazioni giornalistiche capaci di integrare le discussioni con il pubblico online
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Segnalazioni
La mappa dei social network nel mondo (e altre segnalazioni)
Notizie, analisi e riflessioni in circolazione
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