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Osservatorio sui media 28 Gen 2013

Notizie da lsdi.it Libertà di Stampa Diritto all’Informazione

La professione

'Non geek ma neppure tecnofobi': i giornalisti italiani a un livello digitale 'basico'

La comunità dei giornalisti italiani usa ormai costantemente Internet per lavoro e due giornalisti su tre  utilizzano, almeno una volta alla settimana,  strumenti digitali più complessi  (aggregatori, newsfeed, Google Doc, Skype, ecc.), ma più della metà non possiede un blog, né aziendale né personale. Questi alcuni dei risultati emersi da una Ricerca sul rapporto fra i giornalisti italiani e le tecnologie digitali, condotta dal Gruppo di lavoro Qualità dell’ informazione, pubblicità e nuovi media del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, pubblicata su Qualinfo.it. Secondo il sondaggio, i giornalisti italiani non sono dei geek (dei fissati per la tecnologia) ma non sono neanche dei tecnofobi, come qualcuno poteva immaginare. Dal quadro emerso, si può dire che il giornalismo italiano nella media è a un livello di utilizzo "basico" del digitale.

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Giornalisti in Francia, avanza la precarizzazione, la professione invecchia e il salario si riduce

La precarizzazione avanza, col dilagare dei contratti a tempo determinato, cresciuti del 57,9% in pochi anni; la professione invecchia, con i giovani che non riescono ad entrare e, dopo qualche anno di sofferenza, gettano la spugna; il salario si riduce. Sono i tratti principali della situazione del giornalismo professionale in Francia, tracciato sulla base dei dati del 2011. Con La Fabbrica dei giornalisti, a fine novembre avevamo analizzato statisticamente la professione giornalistica in Italia, mettendo in luce alcune derive allarmanti. Per capire le specificità italiane ed identificare eventuali tendenze più generali, proviamo ora ad allargare l’analisi alle condizioni di esercizio del mestiere in altri Paesi, innanzitutto europei: cominciamo con la Francia.

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Ecuador: sussidi per i giornalisti che guadagnano meno di 612 euro

Il presidente socialista ecuadoregno, Rafael Correa, ha annunciato la concessione di un sussidio per i giornalisti che lavorano nelle piccole testate e guadagnano meno di 817 dollari (612 euro). Secondo 233grados.com, corso di una intervista radiofonicca, Corre ha spiegato di aver incaricato la Segreteria per la Comunicazione di preparare un piano di emergenza per "concedere un sostegno governativo ai media piccoli che non possono versare salari più alti".

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Giornalismo e giornalismi

La diminuzione della lunghezza degli articoli non significa la fine del ‘longfom journalism’

Suscita polemiche un recente intervento sulla Columbia Journalism Review in cui Dean Starkman analizza  il declino del cosiddetto "longform reporting", quella forma di giornalismo che si esprime in articoli e servizi di ampio respiro, con più di 2.000 parole. Secondo i suoi dati, un quotidiano come il Los Angeles Times l’anno scorso ha pubblicato circa l’85% in meno di articoli di tale lunghezza rispetto a dieci anni fa, e per Starkman questo 'declino' comporta una perdita rilevante sul piano della 'pubblica conoscenza’. Ma si tratta davvero di un declino preoccupante oppure di un'evoluzione di quella forma di giornalismo?, si chiede Mathew Ingram su Paidcontent, ricostruendo la polemica e rilanciando altre analisi.

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Media e potere
 
La bufala del governo, l’ esca del FOIA e il copia-incolla dei media tradizionali

La rivoluzione annunciata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con l’introduzione del Freedom of Information Act e del nuovo istituto del diritto di accesso civico è una bufala. Il decreto approvato il 22 gennaio a sera, infatti, pur introducendo diversi aspetti lodevoli nella disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione della PA, non introduce alcun FOIA. Altro discorso il fatto che un testo su trasparenza e accesso sia invisibile e inaccessibile, e che a quanto parrebbe quello uscito dal CdM non sia neanche una versione definitiva. Se in Italia avessimo davvero un FOIA, “potremmo accedere ai lavori preparatori per fugare ogni dubbio”,  come evidenzia Elena Aga Rossi in un commento su Forum PA, che ha recentemente pubblicato un sondaggio sul FOIA.

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El Paìs diventato ormai "solo un media golpista fra i tanti"

Una falsa foto di Chavez morente pubblicata in prima pagina senza alcuna verifica ha costretto El Pais a ritirare dalle edicole parte della diffusione del quotidiano cartaceo e a bloccare l’ edizione online. Oltre che un grosso infortunio editoriale e una evidente violazione dei principi elementari di  etica professionale, secondo Gennaro Carotenuto – che in passato ha lavorato a quel giornale – la vicenda confermerebbe come El Pais, testata progressista che nel 1978 aveva contribuito a sventare il golpe Tejero a Madrid, sia diventato ora solo "un media golpista fra i tanti".

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In che modo la polizia inglese utilizza i social network

Mike Downes, insegnante, braodcaster e specialista in Google+Hangout (come lui stesso si definisce), ha presentato qualche giorno fa su un suo sito una ricerca sul modo con cui la polizia del Regno Unito utilizza le reti sociali per attirare e coinvolgere la cittadinanza. Un lavoro di utilizzo dei dati molto interessante, anche sul piano strettamente giornalistico, che, per ora, è raccolto in uno spreadsheet, dodici tabelle, varie osservazioni e idee che accompagnano il materiale grafico.

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Parte PolisMeter, portale per monitorare la politica in Rete

Sei pannelli in grado di fornire un’ idea immediata degli argomenti del dibattito, del volume delle citazioni online dei leader e dell’efficacia della comunicazione dei politici, giorno per giorno, e con la possibilità di confronti fino a sette giorni prima. Ecco Polismeter, nuovo sito lanciato da Blogmeter, azienda specializzata nell’ analisi delle conversazioni ed interazioni sul web, che «permetterà ai cittadini di tenere sott’osservazione le attività dei politici in rete e, parallelamente, consentirà agli operatori dei media di raccontare la campagna elettorale basandosi su dati di fatto inoppugnabili».

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Informazione: Roberto Natale e Articolo 21 sulla crisi delle tv e le patologie croniche del sistema italiano

Continuiamo il piccolo osservatorio empirico sui  temi dell’informazione e del giornalismo all’interno dei programmi dei partiti in vista delle prossime elezioni. Il primo intervento è di un noto giornalista che ha deciso di candidarsi nelle prossime consultazioni elettorali nelle file di Sel. Si tratta di Roberto Natale, ex presidente di FNSI.

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Fotogiornalismo

Il problema delle immagini senza contesto

La foto di un soldato francese in azione nel Mali con la maschera di un teschio sul volto, che sembra imitare uno dei personaggi del popolare videogioco di guerra  Call of Duty, ha scatenato polemiche e proteste. Scattata il 20 gennaio da un reporter della France Presse, la foto ha fatto il giro dei social network, soprattutto in Francia, suscitando la preoccupazione che potesse essere politicamente negativa per l'immagine del Paese, come osserva 233grados.com.

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Libri

Dall’ informazione come ‘lezione’ all’informazione come conversazione: la "News (paper) Revolution" 

«I consumatori vorranno sempre più utilizzare la natura interattiva di Internet per partecipare direttamente allo scambio delle notizie e delle idee. L’ informazione come lezione sta lasciando spazio all’ informazione come conversazione», T. Curley. Inizia con questa citazione l’ultima sezione di News(paper) Revolution, libro su l’informazione online al tempo dei social network, come recita il sottotitolo. Testo del quale sia era già parlato in questi spazi per l’interessante campagna di pre-lancio tramite Instagram, a testimonianza di come l’ autore, Umberto Lisiero, abbia un’estrazione non soltanto giornalistica ma anche di marketing e comunicazione.

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Segnalazioni

Il fascino della storia di Olivetti (e altre segnalazioni)

Notizie, analisi e riflessioni in circolazione >

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