Giornalismo e giornalismi
Per un “New Journalism” digitale
La sopravvivenza dell’ informazione di qualità presuppone un nuovo approccio alla scrittura e alla cronaca - L’ ispirazione potrebbe venire dal blogging e dalla narrazione in stile magazine o anche rifacendosi al movimento del New Journalism degli anni Sessanta e Settanta, quello codificato da Tom Wolfe e praticato, fra gli altri, da Truman Capote e Norman Mailer - Un articolo di Frederic Filloux su MondayNote
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Fotogiornalismo / Se i Premi diventano ‘’concorsi di bellezza’’
"Il World Press Photo (WPP) non può essere altro che un concorso di bellezza’’, sostiene Thierry Dehesdin, su Culture Visuelle, polemizzando con la decisione della giuria di assegnare il primo premio a una foto del giornalista svedese Pasul Hansen, del Dagens Nyheter - La decisione ha scatenato in questi giorni, nel campo del fotogiornalismo, parecchie polemiche, tutte comunque riconducibili all’ idea che una massiccia prevalenza del carattere estetico su quello documentario (favorita dalle possibilità tecniche offerte dal digitale) rischierebbe di snaturare il senso del giornalismo fotografico. Dando più peso al post che alla fase di produzione vera e propria dell’ immagine e quindi più al ritocco che allo scatto - Ma parlare di ‘’ritocco’’ o ‘’Photoshop’’, termini che rinviano ai primi passi dell’ immagine digitale, diventa ‘’francamente ridicolo nell’ era dei filtri e di Instagram’’, ribatte André Gunthert. Aggiungendo : E’ tempo di ammettere l’ espressività della foto, così come è urgente imparare di nuovo a discutere veramente di estetica, e non soltanto di pseudo-veti tecnici : imparare nuovamente a identificare intenzioni, motivi, stili e generi, come ci ha insegnato la storia dell’ arte, a cui la fotografia d’ altronde non ha mai smesso di appartenere
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Usare gli aiuti alla stampa per dare un reddito minimo garantito ai giornalisti?
Se i giornalisti possono lavorare dovunque, se diventano essi stessi dei media con il loro proprio brand, se possono riunirsi in gruppi di lavoro, in redazioni temporanee a seconda delle esigenze dell’ attualità, non sarebbe meglio dirottare gli aiuti alla stampa direttamente a loro? Lo propone Jacques Rosselin su HuffingtonPost.fr, spiegando che i contributi versati dallo Stato alle aziende editoriali francesi (5 mld di euro in 3 anni) non hanno dato nessun risultato apprezzabile, sia dal punto di vista dei lettori, che continuano a disertare, sia da quello dei giornalisti, che continuano ad essere licenziati, stato di crisi dopo stato di crisi - Rousselin suggerisce l’ idea di un reddito minimo garantito per i giornalisti . ‘’ I cittadini di un paese democratico – dice – hanno bisogno di informazione, e quindi di giornalisti. Di quanti? (…) Qualunque sia il loro numero, siccome la pubblicità, gli abbonamenti online o il prezzo di vendita della carta non riescono più a remunerarli oggi, e poiché queste difficoltà li rendono dipendenti da attori economici i cui obbiettivi non hanno niente a che vedere con la difesa della democrazia, la collettività deve farsi carico di questo problema’’. Lo deve fare in ogni caso, ‘’al di là se la risposta sarà quella di un reddito minino o meno’’
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Editoria
Paywall, lo stato delle cose
Negli Stati Uniti oltre 400 testate hanno una qualche barriera d’ accesso a pagamento, secondo News & Tech. In un paese in cui ci sono qualcosa come 13.000 giornali è una piccola percentuale, ma il ritmo del cambiamento è rapido - Il dibattito ‘’filosofico’’ continua intenso – commenta Jasper Jackson su Themediabriefing.com – fra gli zeloti del pagamento, i non-credenti e la gente che sta nel mezzo - Ma come stanno andando realmente le cose?
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‘’Non è strappando qualche soldo a Google che gli editori risolveranno i problemi della transizione’’
Se davvero Google fosse la ragione dei guai dell’industria editoriale e si arricchisse rubando contenuti ai quotidiani sul web basterebbero cinque minuti per impedire al motore di ricerca di indicizzarne le pagine (ricordo che ogni sito web è libero di rendersi invisibile ai motori di ricerca). Se gli editori non lo fanno è perché la disputa è del tutto ideologica e come tale potenzialmente pericolosa per tutti i cittadini che utilizzano il web per informarsi che non sono disposti a riconoscere alla stampa una sorta di jus primae noctis sulle notizie” - Lo sostiene Massimo Mantellini in una intervista all’ Ejo (Osservatorio europeo di giornalismo), a cura di Sara Sbaffi, in cui affronta la questione del rapporto fra il grande motore di ricerca americano e gli editori tradizionali.
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Il business opaco dei Festival dei giornali. In Francia cominciano a chiedersi: ma chi paga?
Incontrare le ‘’firme’’ del proprio giornale e discutere con loro sui temi di attualità: una formula che piace ai lettori. I festival organizzati da quotidiani e settimanali si diffondono in Italia e all’ estero per rinsaldare un legame di fiducia fra lettori e stampa. Un’ ottima notizia, a patto che non si tramutino in un mezzo per far cassa a spese del contribuente. In Francia, qualcuno comincia ad avere qualche dubbio…
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La crisi a Linkiesta: e i blogger?
Una sessantina di blogger de Linkiesta hanno pubblicato una lettera aperta diretta ai componenti del Cda e al nucleo di promotori dell’iniziativa editoriale non presenti nel Consiglio, chiedendo ai vertici della testata di ”tornare sui propri passi, dando risposta urgente ai quesiti formulati ieri dalla redazione” e annunciando che, ”fino a quando ciò non avverrà, tutte le nostre attività rimarranno sospese”.
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I cinque giornali con il più bel design del mondo
Due giornali tedeschi, uno svedese, uno danese e uno canadese sono stati scelti dalla Society for News Design (SND), una associazione internazionale che sostiene l’ eccellenza nel campo del giornalismo visuale, come i cinque periodici con il miglior design del mondo
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Un visitatore su 3 arriva al WSJ online via mobile
Quasi un terzo (il 32%) del traffico di visitatori dell’ edizione web del Wall Street Journal vi accede attraverso dei dispositivi mobili. Lo ha segnalato Raju Narisetti, il massimo responsabile della sezione digitale del quotidiano economico, intervenendo a Londra al Digital Media Strategy ( incontro internazionale sul marketing e le strategie di pagamento dei contenuti attraverso il mobile), secondo quanto riporta 233grados.com
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Media e potere
#Chigileaks: il governo Monti fra bufale e silenzi (in 4 tweet)
Il governo continua a giocare sul filo sottile delle parole in un deleterio equilibrismo semantico. E il mondo dell’informazione, purtroppo, spesso non aiuta a fare chiarezza - Dopo l’annuncio trionfale del 22 gennaio, infatti, il Consiglio dei Ministri ha annunciato nuovamente di aver introdotto il FOIA anche in Italia: “si stabilisce il principio della totale accessibilità delle informazioni. Il modello di ispirazione è quello del Freedom of Information Act statunitense”, ripete il nuovo comunicato stampa - Ecco, non è vero e non poteva esserlo
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Segnalazioni
Quale futuro per le agenzie di stampa? (e altre segnalazioni)
Notizie, riflessioni e analisi in circolazione sulla Rete
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