Editoria
Il pure player Mediapart festeggia cinque anni di ‘’giornalismo senza compromessi’’ e i conti in ordine
Insieme a Rue89, Mediapart è probabilmente il pure player francese più conosciuto al di fuori dei confini nazionali. Ma mentre il primo vive di pubblicità, il secondo ha fatto sin dalle origini la scommessa dell’ accesso a pagamento. Scommessa vinta, a giudicare dai risultati presentati giorni fa, in occasione del quinto compleanno della testata. Anche se c’ è qualche problema per le oscillazioni degli abbonamenti, ‘’dovuti alle banche’’. Un marketing speciale, indissociabile dal contenuto. In questi giorni è previsto il lancio di una nuova home page: realizzata in “responsive design”, sarà “più leggibile e ariosa” per “meglio valorizzare la ricchezza dei nostri contenuti” - I conti in tasca agli altri pure player francesi >>
Cresciuti del 40% in un anno i costi degli abbonamenti online
Da gennaio 2012 a gennaio 2013, i costi degli abbonamenti alle testate digitali sono aumentati quasi del 40%, avvicinandosi sempre di più al ‘’vero valore dei loro contenuti’’. Lo ha accertato uno studio di Press+, un’ azienda che assiste gli editori nella realizzazione dei vari modelli di abbonamenti digitali, secondo quanto riferisce Journalism.co.uk. Parallelamente è diminuito il numero di articoli accessibili gratuitamente - ‘’Solo un paio di anni fa era ancora raro che gli editori facessero pagare l’ online – osserva Gordon Crovitz, cofondatore di Press+ -, ora in America del nord è diventata un’ eccezione la testata che offre le notizie gratis’’. >>
‘Politico’ si dà alla carta e lancia una rivista trimestrale gratuita
Il sito web, molto popolare in Usa, ha raggiunto i 1.000 abbonamenti stipulati da associazioni (oltre gli 8.000 dollari è la tariffa di partenza annuale per i gruppi) e lancerà una rivista trimestrale gratuita su carta con i contenuti esclusivi di Politico Pro, il suo servizio abbonamenti, con l’ obbiettivo di incrementare le sottoscrizioni. >>
France Soir si rilancia con una rivista-‘’negozio’’ che coniuga informazione e shopping
La testata lancia un e-mag per tablet che punta su una nuovissima formula economica: invece di vendere spazi pubblicitari su cui i lettori sono indotti ad cliccare, il giornale ‘’venderà’’ ai lettori direttamente i prodotti, che metterà in mostra intorno e accanto ad articoli che, in qualche modo, li evocano >>
Pubblicità: su carta è più credibile per il 63% degli europei
Nonostante i forti cambiamenti nel consumo dei media registrati negli anni scorsi, i consumatori continuano ad avere nella pubblicità di quotidiani e riviste su carta una fiducia maggiore rispetto a quella che compare sugli altri media. La carta ha infatti una percentuale di fiducia pari al 63%, contro il 41% della Tv e il 25% di Internet - Lo indica una ricerca condotta da VTT, un istituto di ricerca finlandese, su un campione di 700 consumatori di 13 paesi europei >>
Il crollo della pubblicità tradizionale e l’impossibilità di traghettarsi dalla crisi al futuro
La crisi enorme del mercato pubblicitario tradizionale e la flessione relativa del mercato della pubblicità online non potranno che essere fatali a molte testate generaliste >>
La Rete
I blog? Non sono più quelli di una volta
Un dibattito, un po’ fiacco per la verità, sulla ennesima dichiarazione di ‘’morte’’ presunta dei blog ha fornito però l’ occasione per mettere a fuoco le trasformazioni del blogging - ’Non è che le persone smettono di produrre contenuti’’, osserva Benoit Raphael, ‘’lo fanno solo in modo diverso. Il contenuto viene prodotto sulle piattaforme media, blog e video. La conversazione, invece, si è spostata sulle reti sociali’’ . Twitter insomma ‘’non ha ucciso i blog ma ha solo cambiato il loro modo di funzionare’’ >>
Giornalismo e giornalismi
Crowdfunding, cinque nuovi progetti per un giornalismo di qualità
Da un po’ di tempo non si parlava più di crowdfunding, ma un articolo pubblicato sul sito spagnolo Clasesdeperiodismo riporta il tema alla ribalta - Cinque esempi interessanti di finanziamento dal basso del giornalismo di qualità. >>
In Danimarca un corso di formazione in giornalismo costruttivo
I metodi usati nella risoluzione dei conflitti applicati al giornalismo, per renderlo più costruttivo - E’ il profilo di un Corso di formazione messo a punto alla Danish School of Media and Journalism e coordinato da Catherine Gyldensted, giornalista di professione, e Malene Bjerre, specialista in risoluzione dei conflitti. >>
Media e potere
La Leveson inquiry e la libertà di stampa nell’ Unione europea
Lo scorso novembre sono stati pubblicati i risultati della Leveson Inquiry: le conclusioni dell’ inchiesta hanno segnalato l’ urgente bisogno di una regolamentazione del mondo dei media britannici, che si tratti di autoregolamentazione o di un organo esterno, diversamente e saggiamente composto. Si anima il dibattito fra i media anglosassoni - Abbiamo seguito The Indipendent, Guardian e Financial Times, ma anche l’ UE ha citato l’ inchiesta in uno dei suoi rapporti. Così si sposta l’ attenzione verso una visione più europea della libertà e del pluralismo dei media >>
Linguaggio sessista e media, qualche riflessione
Di terminologia sessista sui media non si parla, o poco, almeno in Italia. Escludendo alcune eccezioni http://www.ilcorpodelledonne.net/ - Non esiste un controllo sull’uso di parole che paiono innocue, proprio perché risultano quotidiane nel significato e nell’uso, ma che a ben guardare nascondono ben più profondi significati. >>
La professione
Giornalisti: diventa norma deontologica la Carta di Milano sui diritti dei detenuti
Con l’ approvazione da parte del Consiglio nazionale dell’ Ordine, la ‘’Carta di Milano’’ – la Carta relativa ai diritti dei detenuti – diventa ufficialmente un protocollo deontologico obbligatorio per tutti i giornalisti italiani - Il documento è stato approvato all’ unanimità dal Cnog - Dal testo però manca il principio del diritto all’ oblio – è stato sottolineato nella conferenza stampa tenuta venerdì 15 marzo nella sala conferenze di Regina Coeli. Ma il segretario nazionale dell’ Ordine, Giancarlo Ghirra, ha annunciato che proporrà lui stesso la modifica in tal senso del testo in occasione della prossima riunione del Cnog, in programma ad aprile. >>
Gusti e avversioni dei giornalisti: un sondaggio in 4 paesi
Il 91% dei giornalisti dei media nazionali tedeschi e l’ 82% di quelli analoghi inglesi utilizzano Wikipedia per compiere ricerche sugli argomenti dei loro articoli. Il 75% dei giornalisti inglesi utilizzano Twitter per trovare degli spunti di possibili servizi, mentre più dell’ 80% dei loro colleghi tedeschi, al contrario, evitano di farlo sostenendo in maggioranza di non fidarsi della veridicità delle informazioni diffuse da quel social network - Sono alcuni dei dati emersi da un Sondaggio condotto dall’ Agenzia di relazioni pubbliche 10 Yetis su un campione di 2.600 giornalisti in Francia, Germania, UK e Usa - La maggioranza del campione lavorava per i media principali del loro paese. >>
Segnalazioni
ll nuovo Papa visto – e condiviso – da dietro uno schermo (e altre segnalazioni)
Notizie, riflessioni e analisi in circolazione >>