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Digit2013, attrezzi per giornalisti online
Mentre in un gran fragore di grancassa il giornalismo analogico arranca senza meta aggrappandosi al web come ultima risorsa di sopravvivenza, a Firenze, il 16 e 17 settembre, il giornalismo digitale torna ad incontrarsi e ad interrogarsi sul presente (e il futuro) di una professione che in Italia, e non solo, non ha e non trova ragione di credere e godere dell’ inevitabile cambiamento. >>
E’ giornalista chi lo fa, non solo chi lo ‘’è’’
Su Lsdi abbiamo parlato ripetutamente del processo di ampliamento del campo di protezione del giornalismo dai soggetti che lo esercitano (i giornalisti) alla produzione del flusso informativo: quello che sta passando – e si sta consolidando – sotto il termine di ‘’atto di giornalismo’’ - Ma questo processo, di cui in Usa si discute soprattutto dopo lo scandalo dei giornalisti ‘’spiati’’, spaventa settori importanti della vita politica americana, preoccupati dal fatto che una eventuale ‘’shield law’’ (al Congresso si sta discutendo di una nuova legge-scudo) possa proteggere anche Wikileaks, ad esempio, o comunque tutti i giornalisti ‘’irregolari’’, come i bloggers, i tweeters e i citizen journalist indipendenti, proprio in nome del fatto che l’ oggetto della protezione non sarebbe più il giornalista ma il giornalismo. >>
Una età dell’ oro per il giornalismo? Dipende da che cosa si intende per ‘’oro’’
Mentre l’ industria giornalistica tradizionale si dibatte in una crisi mai vista prima, come è possibile definire quella attuale come una età dell’ oro del giornalismo? La risposta, spiega Mathew Ingram su Gigaom, dipende dal punto di vista - Se siete interessati al business editoriale, le cose sembrano sempre più cupe, se non addirittura funeree, a volte. Ma se siete appassionati alla pratica attuale del giornalismo in tutte le sue forme, anche quelle del tutto nuove che non avremmo mai potuto immaginare fino a pochi decenni fa, allora – conclude Ingram - chiamare questa una “età dell’ oro” non mi sembra affatto una forzatura. >>
Un errore fatale l’ integrazione fra carta e digitale?
Lo sostiene Kevin Anderson – un giornalista americano che si è occupato di strategia digitale per il Media Development Investment Fund, il Guardian e la BBC. In un articolo su TheMediaBriefing Anderson ricorda che, pur avendo ricevuto ripetuti stimoli a svegliarsi e a rispondere alla rivoluzione che la travolgeva, l’ industria dei giornali, come la gran parte dei settori industriali travolti dall’ innovazione, ha sbagliato le strategie da adottare - E spiega che, invece, i risultati migliori in termini economici sono stati realizzati proprio dalle aziende che hanno scelto la separazione, anche sul piano aziendale, fra il settore tradizionale e quello innovativo. Fra di esse il gruppo Schibstead in Scandinavia e il Deseret in Usa. >>
Un ”hyperloop” per il giornalismo
Le notizie non hanno mai fatto fare soldi e probabilmente sarà sempre così. Un tempo negli Stati Uniti c’ erano i partiti politici, poi sono arrivati gli inserzionisti. Ora le Fondazioni e i filantropi - Ma – dice Jack Shafer, giornalista e analista dei media, in un delizioso excursus sul rapporto fra giornali e potere – il mercato non creerà abbastanza miliardari alla Jeff Bezos, disposti a salvare dall’ annegamento giornali come il Washington Post - E allora non resta che sperare che una ventata di tecnologia riesca a soffiare un fresco miracolo sull’ industria delle notizie. Insomma, un Hyperloop per il giornalismo! >>
Un internet ‘’adulto’’ senza anonimato? Meglio quello di ora
Qualche giorno fa Arianna Huffington ha annunciato che l’ HuffPost bandirà i commenti anonimi: perché, dice, ci sono troppi troll che utilizzano il sito nascondendosi dietro l’ anonimato per pubblicare commenti violenti o offensivi, e perché pensa che la gente dovrebbe battersi a viso aperto per quello che dice - Ma è veramente l’ anonimato il problema con i commenti online? Io ‘’non sono d’ accordo – risponde Mathew Ingram in un intervento su Gigaom di cui pubblichiamo la traduzione – . L’ anonimato ha un valore reale e rinunciarvi può avere gravi conseguenze’’. >>
I ‘’listicle’’ e il giornalismo che cambia
La grande passione del mondo anglosassone per gli elenchi, i decaloghi (‘’I dieci segreti per riscaldare meglio la tua camera da letto…’’), ecc. ha prodotto il genere giornalistico del listicle : list, elenco, e article, articolo; articoli basati su liste di cose, oggetti, fatti - Il genere si è evoluto dal campo della carta stampata a quello del giornalismo digitale, che nutre i suoi consumatori sempre più numerosi con informazioni sempre più ‘’snack’’. >>
Giornalismo: se il racconto passa anche attraverso il tatto
L’ esperienza narrativa passa attraverso i sensi. E quindi, più sensi vengono coinvolti in una esperienza, più coinvolgente essa sarà. E’ il concetto (semplice) alla base di Lighthaus, una nuova start-up fondata dall’ ex giornalista David Sarno - Sarno ha passato otto anni scrivendo di tecnologia per il Los Angeles Times, ma ora, grazie a una borsa di studio della Stanford, si sta concentrando su questa nuova avventura: applicare i principi del game design alla creazione in 3D di soluzioni grafiche interattive tattili, che possono migliorare il racconto di vicende rilevanti. >>
Editoria
‘’Anche secondi, ma veloci’’ : come l’ innovazione è entrata nel Dna di Schibsted, un gruppo di 174 anni
Schibsted è un grande gruppo editoriale (radici scandinave ma raggio d’ azione internazionale) fondato nel 1839 e con sede a Oslo. Impiega oggi circa 7.800 dipendenti in 27 paesi - In un articolo su TheMediaBriefing la vicepresidente e responsabile per l’ innovazione del gruppo racconta come sono andate le cose in uno dei più antichi gruppi editoriali del mondo, e condensa il successo nella formula: ‘’anche secondi, ma veloci’’. >>
L’ Huffington Post sta per bandire i commenti anonimi
Lo farà a partire dal prossimo mese, annuncia Niemanlab, spiegando che la testata ha coltivato e seguito un volume enorme di commenti ( 260 milioni di commenti complessivamente dal momento del suo lancio, con dei picchi di 25,000 commenti in un’ ora), ma che il vetriolo e i pessimi comportamenti degli anonimi sono diventati insostenibili. >>
Le copertine fanno vendere… e si vendono (soprattutto quelle del New Yorker)
L’ edizione del mese scorso di Rolling Stone, con la foto del sospetto autore dell’ attentato di Boston, ha venduto oltre 13.000 copie, più del doppio delle copie vendute l’ anno scorso nello stesso periodo - Ma, racconta Josh Sternberg su Digiday.com, alcune copertine diventano anche degli oggetti d’ arte, tanto che Condé Nast, il gruppo a cui fanno capo riviste come Vanity Fair, Vogue, Golf Digest e The New Yorker, dopo aver registrato un aumento nelle richieste di concessioni dei diritti di copertine d’ archivio, ha deciso di avviare una vera e propria attività di vendita attraverso CondeNastStore.com. >>
Conti sempre più in rosso in Spagna per Rcs
Non ha ancora finito di pagare gli indennizzi dell’ ultimo taglio di personale, e già prepara il prossimo. E non è facile farlo quando i numeri in rosso sui conti aziendali si moltiplicano per cinque in un anno - La divisione informativa di Unidad Editorial, il gruppo spagnolo che pubblica, tra gli altri, il giornale El Mundo, e fa capo a Rcs, ha registrato 18,6 milioni di euro di perdite nel 2012, quintuplicando i 3,83 persi nel 2011. >>
In un grafico impressionante la crisi dei giornali tedeschi
Un grafico bello e drammatico illustra come la crisi della carta stampata abbia colpito duramente anche la Germania. Pubblicato sullo Spiegel, il grafico disegna il calo vertiginoso di cinque quotidiani tedeschi fra il secondo semestre del 1998 e lo stesso periodo di quest’ anno. >>
Francia: il digitale a pagamento sostiene i quotidiani
Ad eccezione de La Croix, nel primo semestre del 2012 in Francia tutti i quotidiani nazionali hanno registrato un calo della loro diffusione, come ha rilevato l’ OJD (Office de joustification des tirages, l’ organo di controllo della diffusione dei media) - Lo segnala leFigaro.fr, osservando fra l’ altro che la diffusione a pagamento del digitale sta diventando un elemento strutturale del panorama della stampa francese. >>
Data journalism
DJ Libri / Come arricchire il lavoro delle redazioni col giornalismo dei dati
''Getting Started with Data Journalism'' (Introduzione al Data journalism) è il titolo di un libro scritto da Claire Miller, giornalista del Walesonline.co.uk/ e appassionata di dati, e appena pubblicato sulla piattaforma editoriale indipendente Leanpub - Un lavoro, spiega l’ autrice, destinato non solo agli aspiranti data-journalist, ma a tutti i giornalisti che, nel mondo dei media di oggi, hanno davvero bisogno di ‘’imparare come arricchire e valorizzare con i dati il lavoro delle loro redazioni’’. >>
DJ Libri/Il Manuale di data journalism pubblicato anche in francese, spagnolo e russo (in corso la traduzione italiana)
Il Data Journalism Handbook, un manuale di Giornalismo dei dati messo a punto l’ anno scorso dalla Open Knowledge Foundation con la collaborazione dell’ European Journalism Centre, è stato pubblicato anche in francese, spagnolo e russo - L’ edizione in lingua francese è stata diffusa da qualche giorno ed è stata curata da Nicolas Kayser-Bril, co-fondatore di Journalism++, e pubblicata da Eyrolles - E’ in preparazione anche la versione italiana, a cura del gruppo DatajournalismItaly (#datajournalismitaly) e l’ European Journalism Centre – spiega l’ OKF – ne sta coordinando la traduzione in cinese, arabo e portoghese. >>
La professione
Più di un quarto dei giornalisti (laureati) in Usa si pente di aver scelto quella carriera
Il 27,7% dei laureati in giornalismo avrebbero voluto scegliere un altro tipo di lavoro invece di quello che hanno fatto: lo ha rilevato un sondaggio condotto negli Stati Uniti dalla University of Georgia, che ogni anno elabora uno studio sui laureati in giornalismo e comunicazione - Per quanto riguarda i salari, i laureati che lavorano per il web sono secondi solo a quelli impiegati nelle agenzie governative . >>
Nonostante il declino della stampa, aumenta la richiesta di giornalisti
Una delle (apparenti) contraddizioni dell’ impetuoso sviluppo dell’ editoria digitale è messa in luce da una interessante infografica, realizzata da Business Insider, che mostra come, nonostante la crisi anche occupazionale che ha investito l’ industria dei quotidiani e dei periodici, sia fortemente cresciuta la richiesta di giornalisti e di professionisti dell’ informazione in genere da parte del settore dei media. >>/
Gli studenti di giornalismo Usa leggono molto poco giornali, riviste e libri su carta
E’ uno dei risultati della ricerca annuale realizzata dall’ Università della Georgia – Annual Survey of Journalism & Mass Communication Graduates – di cui abbiamo già parlato - La ricerca, spiega in particolare Breitbart.com, ha rilevato che solo un terzo degli studenti interpellati aveva letto un giornale il giorno prima dell’ intervista (mentre erano l’ 81% nel 1994) e che i tre quarti del campione si informava soprattutto via internet e tv. >>
Segnalazioni
Il ritorno dei baroni dei media (e altre segnalazioni)
Notizie, riflessioni e analisi in circolazione >>