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Osservatorio sui media 16 Dic 2013

Notizie da lsdi.it Libertà di Stampa Diritto all’Informazione

In primo piano

La grande espansione del giornalismo robotizzato

Tre milioni di cronache sportive scritte automaticamente in un solo anno da Narrative Science per un sito di risultati sportivi. Authomated Insight che ha oltre 400 siti e 500 applicazioni per ‘’coprire’’ in maniera automatica tutte le squadre dei gironi studenteschi (il nerbo dello sport Usa) di basket, football e baseball. E ha clienti come Microsoft, Bloomberg e Yahoo. E ora si sta dedicando alla produzione robotizzata per i social media di tweet relativi ad atleti e squadre sportive sfruttando l’ accesso a più di 2.000 account Twitter,
I dati forniscono un’ idea illuminante della crescita delle aziende che si occupano di giornalismo automatizzato in America.
La questione è al centro di un ampio e interessante articolo dell’ American Journalism Revue, ‘’Robot Writers and the Digital Age’’ >>

Giornalismo: quando l’ etica è una cosa seria

I responsabili dei giornali hanno l’ obbligo di proteggere i giornalisti non solo dai pericoli in zone di guerra ma anche quando lavorano vicino casa.
E il terreno dei commenti – con i rischi di aggressioni, insulti, attacchi e violenza verbale – è particolarmente delicato ora che l’ informazione giornalistica nell’ era della partecipazione presuppone un rapporto molto diretto con i lettori.
John Kroll, un giornalista del Plain Dealer (Cleveland), responsabile da anni dei rapporti con i lettori, spiega sul suo blog* perché il lavoro di moderazione dei commenti è un obbligo etico nei confronti di chi produce contenuti per il giornale.
E osserva che fare spallucce, per editori e direzioni, è grave quasi quanto non preoccuparsi della protezione di un inviato in zone di guerra. >>

Se la notizia non è più ”notizia”

Un articolo di Charlie Beckett sul sito web di Polis (un think-tank sul giornalismo), tratto da una lezione tenuta qualche giorno fa agli studenti della Philosophy Society alla London School of Economics (LSE), cerca di ricostruire una sorta di ontologia dell’ informazione giornalistica nell’ epoca dei grandi cambiamenti.
‘’Non abbiamo nessun bisogno di consumare per forza notizie, ma la cosa ci piace – osserva Beckett -. E ‘ un rituale che segna il tempo della giornata, il tempo della vita che conduciamo. Nel mondo dei nuovi media c’ è sempre più conversazione, relazione, dipendenza, anche quando i materiali investiti non hanno rilevanza e dove non c’ è nessuna influenza o continuità con le persone, i problemi o i fatti che vengono coinvolti.
Ecco perché vengono chiamati ‘’sociali’’, perché la condivisione e la connessione sono importanti quanto la notizia stessa’’.
Alla fine, visto il carattere di istantaneità e ubiquità che denota il processo di produzione dell’ informazione, la notizia non è più ‘’novità’’, ma può essere – al limite – solo ‘’ultima notizia’’ (breaking news).
Non è detto che questo sia per forza un male, conclude comunque Beckett: ‘’può darsi che il mondo del giornalismo stia vivendo una riscoperta dell’ umano e della narrazione’’. >>

Facebook vorrebbe diventare un ‘’giornale’’, ma i suoi utenti non sono tanto d’ accordo

Gran parte della gente pensa che Facebook sia un posto dove pubblicare le foto di suo figlio, dove ritrovare amici e familiari oppure dove condividere qualche storia virale o l’ immagine di qualche gattino buffo. Ma non è questo il modo con cui Facebook immagina Facebook.
Nella testa di Marc Zuckerberg – sostiene Mike Isaac, un ex giornalista di Wired specializzato in social media, in un intervento su Allthingsd.com – FB dovrebbe essere ‘’il migliore giornale personalizzato del mondo’’: un mix di grafica e contenuti che propone una ampia gamma di servizi e fotografie ‘’di altà qualità’’.
Quale FB prevarrà? >>

Editoria

Il NYT alla ricerca della massima profondità di narrazione giornalistica

Per oltre un anno una giornalista e una fotografa hanno seguito per il New York Times la vita di Desani, una ragazzina americana di 11 anni che sopravvive con i suoi sette fratelli e i genitori tossicodipendenti in uno scalcinato e drammatico asilo per senzatetto di Brooklyn, realizzando – con la collaborazione di altre 18 persone –Invisible Child, un altro, grande esempio di snowfalling.
Ormai è così che – racconta Mario Tedeschini Lalli sul suo Giornalismo d’ altri – viene definito il nuovo genere di narrazione giornalistica multimediale che il NYT ha inaugurato poco meno di un anno fa con Snowfall e proseguito poi con altre produzioni (come A Game of Shark and Minnow ,ottobre scorso). Si tratta di un nuovo tipo di prodotto giornalistico digitale, diverso da quelli del web classico, e adatto probabilmente ai tablet, che il quotidiano americano sta cercando di mettendo a punto >>

Un quotidiano scritto col gesso su una lavagna nel cuore della città

Niente carta, niente web, niente tablet: le notizie vengono scritte col gessetto, su una grande lavagna nera, in uno dei punti di più intenso traffico di Monrovia, capitale della Liberia. E’ “The talk daily”, giornale di strada che il giornalista liberiano Alfred J. Sirleaf ha fondato 13 anni fa e compila quotidianamente.
La lavagna – scrive Redattoresociale.it, che ha ripreso la notizia da un articolo di Eugene Lacoste pubblicato dalla rivista dei Padri bianchi Africa – è sistemata in uno snodo nevralgico della città.  >>

Pubblicità

Il ‘’native ad’’ e le minacce della FTC americana

Mentre continuano ad accavallarsi notizie più o meno favorevoli al dilagare del native advertising (ne abbiamo già parlato qualche giorno fa qui), qualcuno cerca di analizzare con un po’ di freddezza e di distacco questo fenomeno di grande interesse economico (5 miliardi di dollari negli Usa nel 2017).
Fra di essi, in particolare, Jack Shafer, che si chiede: ‘’è peggio il native advertising o l’ intervento della Federal Trade Commission (l’ agenzia Usa che si occupa anche di pubblicità)’’?  >>

La professione


Ordine dei giornalisti: un solo albo / un solo elenco, quello dei ”giornalisti abilitati”

Riprendiamo dal sito di Articolo21 ’’Ordine, l’ ora della verità’’, un intervento di Pino Rea sulla riforma dell’ Ordine dei giornalisti, pubblicato nell’ ambito dei materiali presentati al Forum in corso in questi giorni ad Assisi.
Fra le varie questioni segnalate, l’ accesso unico, una formazione di alto livello e permanente, la produzione deontologica, l’ analisi dei cambiamenti e dell’ innovazione (perché non investire in un buon Centro studi le risorse che vengono ora destinate a decine di gruppi di lavoro scoordinati fra di loro?). E, infine, l’ urgenza di superare la vecchia distinzione fra professionisti e pubblicisti attraverso un albo/un elenco, quello dei giornalisti abilitati a fare la professione. Che poi la facciano o meno, e come la faranno, sarà argomento di sindacato, editori e mercato. >>

Libri

La révolution dei colibrì, un reportage online sull’ economia solidale in Francia

La révolution dei colibrì – Otto percorsi che stanno cambiando la Francia…e potrebbero contagiare l’Italia è un’ inchiesta giornalistica sui modelli di successo dell’ economia sociale e solidale francese, condotta da Andrea Paracchini, giornalista che lavora in Francia e collaboratore di Lsdi.
Esce nei giorni in cui l’ Italia è attraversata dalla protesta dei cosiddetti “forconi” e mostra un’altra maniera di lottare contro lo status quo, una rivoluzione silenziosa. >>

Segnalazioni

Google introduce la pubblicità anticrisi (e altre segnalazioni) >>

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