CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Osservatorio sui media 06 Gen 2014

Notizie da lsdi.it Libertà di Stampa Diritto all’Informazione

In primo piano

Sei fatti che rendono ottimisti sul futuro del giornalismo

In questi tempi di elenchi, bilanci, classifiche, ecc – a cui gli americani, nella loro coazione classificatoria, sono particolarmente affezionati – il contributo di Mathew Ingram, uno dei più acuti osservatori del mondo dei media, offre un interessante punto di vista sulle vicende più significative del 2013 e le principali tendenze in atto.
Ingram sceglie i sei avvenimenti che, più di tutti, infondono a suo parere una buona dose di ottimismo sul futuro del giornalismo: il progetto Fist Look Media; Bezos e l’ acquisizione del Washington Post; la nascita di The information; i due nuovi ‘’fenomeni’’ dell’ informazione digitale – Circa e Medium – e infine la vicenda del blogger Brown Moses. >>

Il ‘’mobile’’, una grande occasione per i media locali

Per il 30 % degli americani i media su mobile sono i mezzi di informazione preferiti; l’ utilizzo dei dispositivi mobili nel 2014 raddoppierà toccando il 30% del traffico Internet mondiale; il volume della pubblicità mobile triplicherà nel 2017 arrivando a 20,7 miliardi dollari, rispetto ai 7 miliardi dollari nel 2013.
E la metà della spesa pubblicitaria andrà ai media locali, generando 10,8 miliardi dollari di ricavi nel 2017 contro i 2,9 miliardi dollari nel 2013.
Sono alcuni dei dati utilizzati da Alan Mutter sul suo Reflection of a Newsosaur per dare una sorta di ‘’sveglia’’ ai media locali. >>

Il selfie: ‘’diritto’’ ad autorappresentarsi e ‘’democratizzazione’’ del ritratto

Su Culture Visuelle André Gunthert continua l’ analisi del ‘’selfie’’ – l’ autoritratto fotografico realizzato con camere digitali o smartphone e diffuso all’ interno dei social network -.
Dopo aver analizzato il ruolo del selfie come ‘’strumento di scambio sociale’’ , il ricercatore francese esamina ora in un piccolo saggio di etnografia digitale altri aspetti della pratica fotografica, mettendo a confronto le osservazioni di Baudelaire – ferocemente contrario all’ influenza massificatrice e narcisistica del daguerrotipo – e quelle di Gisèle Freund, testimone della funzione democratica della fotografia e dell’ autorappresentazione, e descrivendo il modo con cui i difetti dell’ autioscatto diventano dei tratti stilistici essenziali di questa nuova forma di ”conversazione” >>

La professione

La BBC e i contenuti realizzati dai cittadini, criteri e strumenti

Le reti sociali consentono alle redazioni di sfruttare i contenuti prodotti dagli utenti (UGC) per la copertura delle prime fasi di grossi avvenimenti. Raccogliere questi contenuti è relativamente facile, il difficile è controllare, soprattutto in fase di chiusura.
La sezione UGC della BBC – ricostruisce Ijnet.org – sta facendo questo lavoro dal 2005. Fra gli ultimi reportage dell’ emittente britannica che hanno utilizzato il contributo degli utenti ci sono il tifone nelle Filippine, la morte di Nelson Mandela e l’ uso delle armi chimiche in Siria. >>

Quando il cane da guardia non fa la guardia

''The Watchdog That Didn’t Bark: The Financial Crisis and the Disappearance of Investigative Journalism'' (Il cane da guardia che non abbaiò: la crisi finanziaria e la fine del giornalismo investigativo) è il titolo di un saggio di Dean Starkman pubblicato dalla Columbia University Press.
Il sito online della CJR ne riporta un estratto in cui si denuncia come i giornalisti economici delle grandi testate fossero talmente integrati con i responsabili della grande recessione del 2008 da non riuscire a vedere i segnali abbondanti della crisi che si avvicinava. >>

Editoria

I giornali continuano a perdere lettori, ma le prime pagine sono grande materia di condivisione

Mentre gli introiti pubblicitari della carta continuano a diminuire e le testate fanno licenziamenti in massa, le prime pagine dei giornali vengono sempre più condivise sul digitale. Un processo innescato anche dalla facilità di pubblicare le cose su Twitter, Facebook e altri social media .
Perché? Perché – sostiene Jeremy Barr in un articolo su Poynter – vengono considerate come una sorta di incapsulamento di un evento storico da archiviare e conservare, come è sempre successo. Condividere una copertina su Twitter – o salvarne una copia in formato digitale o come Pdf – è l’ equivalente dell’ archiviazione di una copertina tagliata con le forbici. >>

Come la stampa Usa titolerebbe la nascita di Gesù

Il NewYork Magazine ha provato a immaginare come gli organi di informazione attuali avrebbero dato la notizia della nascità di Gesù.
‘’Tre Magi hanno seguito una stella che li ha portati a una mangiatoia -. Quello che hanno trovato dentro ripristinerà la vostra fede religiosa’’ titolerebbe Upworthy.
E Fox News (conservatore) ‘’La nascita di Gesù, è assolutamente bianco’’.
E così via.
http://www.lsdi.it/2013/come-la-stampa-usa-usa-titolerebbe-la-nascita-di-gesu/


Il futuro dell’ informazione è nell’ anticipazione?

Google Now e MindMeld, due piattaforme che potranno influenzare in maniera significativa il modo di fare giornalismo e di ‘’consumare’’ informazione iper-alimentando il processo di reporting e personalizzando i contenuti in modi mai visti finora. Ne parla su NiemanLab Amy Webb, in un ampio servizio in cui i maggiori esperti di media immaginano cosa il prossimo anno riservi per il giornalismo. >>

La non notizia della sparizione del punto da Lastampa.it

In un momento di grande difficoltà per le testate tradizionali, queste stanno cercando di inventarsi ogni tipo di iniziativa pur di far parlare di loro nella difficoltà di far crescere i propri visitatori unici. Una di queste iniziative per fare comunicazione è una non notizia che arriva da La Stampa >>

Pubblicità

Native ad, il WSJ lo segnala, ma il ‘’motore’’ di ricerca interna lo legge come contenuto giornalistico

Il ‘’native advertising’’ (contenuti a pagamento identici ai contenuti redazionali), oltre a problemi di carattere etico pone una questione tecnica di grosso rilievo: anche in un giornale attento alla trasparenza come il Wall Street Journal (che avverte quando un contenuto è sponsorizzato) la distinzione sparisce quando si va ad usare il motore di ricerca interno. Quest’ ultimo infatti legge il contenuto ‘’native ad’’ come contenuto editoriale e nei risultati delle ricerche quindi il primo compare mischiato col secondo.
Lo segnala Lou Hoffman in un articolo sul blog Ishmaelscorner , che ci sembra interessante riportare qui.  >>

Pubblicità digitale: crescono forte Facebook e Twitter ma Google ha ancora il 40,9% del mercato

Nonostante la forte crescita nel campo della raccolta pubblicitaria, Google ha ancora una posizione nettamente dominante rispetto ai social media maggiori, come Facebook e Twitter, visto che raccoglie il 40,9% di tutto il mercato pubblicitario digitale, contro il 5,9% di Facebook e lo 0,6% di Twitter, secondo i dati di eMarketer. >>

Segnalazioni

2014, ritorno al contenuto (e altre segnalazioni) >>

@fnsisocial

Articoli correlati