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Osservatorio sui media 10 Mar 2014

Notizie da lsdi.it Libertà di Stampa Diritto all’Informazione

In primo piano

YouReporter, il successo italiano del citizen journalism

«In Italia c’era bisogno di YouReporter. Dal punto di vista tecnico, innanzitutto: c’erano un sacco di file, tanti videomaker, tanti elaborati che giravano in qualsiasi formato possibile. In quel periodo, il punto di vista del giornalista era quello di trovarsi a far fronte con molte testimonianze, di qualsiasi evento possibile, dall’incidente al fatto di cronaca, ma con l’impossibilità tecnica di recuperarle. Una piattaforma in cui potessero essere messe delle immagini, un luogo in cui si potesse caricarle e condividerle, a quell’epoca non c’era. C’era YouTube, che ancora oggi è però tutta un’altra cosa: un immenso mare, dispersivo e senza alcuna logica. Era necessario guardare a come il citizen journalism veniva utilizzato nel resto del mondo, a cosa attingere e al modello a cui ispirarsi».
E’ così che Angelo Cimarosti, il più noto dei tre fondatori di Youreporter, racconta perché e come – a lui, a Luca Bauccio e Stefano De Nicolo – venne l’ idea di far nascere nel 2008 una piattaforma che raccogliesse foto e video realizzati dai cittadini e ne regolasse il flusso. La startup ha riscosso negli anni un grandissimo successo (ora supera i 50 milioni di stream views all’ anno), fino ad essere acquisita da Rcs MediaGroup. >>

Le forzature del presunto ‘scoop’ di Newsweek sull’ ideatore di Bitcoin

Nelle ultime 72 ore la big news su Internet (e anche sui media mainstream) è stata la “scoperta” del presunto creatore di Bitcoin. Quel Satoshi Nakamoto che ha firmato e pubblicato il protocollo Bitcoin nel novembre 2008, e che viene generalmente ritenuto lo pseudonimo di un gruppo di programmatori anonimi.
In estrema sintesi, dopo due anni di indagini, la reporter di Newsweek Leah McGrath Goodman ha scovato nell’ area di Los Angelese l’ indirizzo di un certo Dorian Satoshi Nakamoto (nella foto), che in base a passate esperienze da ingegnere, vari impieghi nell’ intelligence Usa e altri dettagli personali potrebbe essere il “nostro uomo”. >>

Pubblicità ‘’nativa’’: pollice su o pollice verso?

Sembra che il native advertising, la pubblicità ‘’nativa’’, sia la soluzione a tutti i problemi dell’ industria giornalistica: offre agli inserzionisti un modo per raggiungere i consumatori che dovrebbe invertire anni di calo dei tassi di click e promette agli editori disperati un po’ di ossigeno sotto forma di nuovi flussi di entrate. Ma mentre è già un segmento multimiliardario del settore pubblicitario e in rapida crescita (71 % l’ anno scorso, secondo le stime BIA /Kelsey), presenta un grosso problema: in molti casi, risulta un tentativo di ingannare i consumatori facendo loro pensare che stanno vedendo qualcosa che non è un annuncio a pagamento.
MediaPost torna sulle questioni sollevate dallo sviluppo sempre più intenso del native ad, con un’ ampia e approfondita analisi dei problemi del settore, di cui pubblichiamo una ampia sintesi. >>

NewsPeg, una nuova piattaforma di ‘curation’ e aggregazione

Dopo ri-twittare e ri-pinnare (da Pinterest) cominceremo anche a ri-peggare?
Un ex giornalista inglese, Mark Potts, ha infatti creato e lanciato una nuova piattaforma di curation e aggregazione social chiamandola Newspeg , un termine che potremmo tradurre con ‘’notizie affisse’’.
Basato su una struttura e un design in stile Pinterest, per cui la home page del sito sembra una bacheca dove attaccare i materiali scoperti (o prodotti) online, Newspeg, secondo il suo fondatore, è “un luogo dove le persone possono facilmente condividere e salvare le notizie, utilizzando un sistema visivo che riprende la grafica dei servizi che vengono condivisi e ne mette in evidenza la fonte’’. >>

Riflessioni e aggiornamenti sul “futuro delle news”

A che punto siamo con gli esperimenti sull’informazione nel contesto digitale? Quali le risposte di successo alla crisi della carta stampata (non del giornalismo) e quali business model vanno privilegiati sul web? In pratica, si tratta dell’ annosa questione del “futuro delle news” nell’ ambito sempre più fluido di Internet e dei social media.
Temi comunque bollenti, su cui torna Dean Starkman in un articolato intervento sul sito della Columbia Journalism Review, rivedendo le supposizioni di due anni or sono e alla luce dei risultati delle iniziative ad hoc di svariate testate statunitensi. >>

Fotogiornalismo

Vietato firmare le ‘’opere’’ degli altri, anche al ristorante

La nuova bestia nera dei ristoratori: Instagram. Si va sempre più diffondendo la moda di condividere foto dei piatti dei ristoranti, ma alcuni grandi chef si ribellano.
Prendendo spunto da un articolo del New York Times (che racconta persino di clienti visti montare sulla sedia di locali, anche eleganti, per realizzare qualche veduta ‘’aerea’’ dei piatti scelti) Les Inrocks dedica alla vicenda un lungo articolo con una serie di valutazioni anche giuridiche, che a sua volta Culture visuelle mette al centro di una forte critica e di una analisi di carattere antropologico. >>

Editoria

Newsweek torna in edicola con progetti ambiziosi (e prezzi salati)

Venerdì 7 marzo è tornato nelle edicole statunitensi lo storico settimanale Newsweek, il cui ultimo numero cartaceo risale al dicembre 2012.
Ciò grazie all’impegno dei nuovi proprietari, IBT Media, piccola struttura digitale dalle grandi ambizioni che lo ha rilevato per una miseria dalla IAC di Barry Diller e Tina Brown.
Costoro lo avevano incorporato nel sito di The Daily Beast, dopo averlo acquisito a metà 2012 per la simbolica cifra di un dollaro, investendo però decine di milioni di dollari per saldare debiti e rilanciarlo (come aveva già provato a fare per pochi mesi il magnate 91enne del Washington Post, Sid Harman, prima dell’ arrivo di Jeff Bezos). >>

Dall’ inizio della crisi (2008) lanciate 350 nuove testate in Spagna

La crisi spinge paradossalmente ad aprire nuove testate. In Spagna ad esempio più di 350 pubblicazioni (358 per l’ esattezza) sono state lanciate da giornalisti spagnoli dopo il 2008, fra cui anche testate a livello nazionale, come Jot Down o eldiario.es.
Lo ha accertato la Asociación de la Prensa di Madrid (APM), secondo cui il fenomeno è strettamente collegato all’ andamento della cirisi. Il 2013 – spiega Elmundo.es – ha registrato comunque un lieve calo del numero dei nuovi lanci. >>

Getty Images ‘libera’ 35 milioni di foto. ’Non siamo forti abbastanza per controllare Internet’

Per cercare di arginare le violazioni del diritto d’ autore, Getty Images, la più grande agenzia fotografica del mondo, mette a disposizioni degli utenti non commerciali, a partire da oggi, più di 35 milioni di immagini. Lo annuncia Olivier Laurent sull’ edizione online del British Journal of Photography (BJP).
Una decisione controversa, che provocherà l’ ira dei fotografi professionisti in un momento in cui, dice Laurent, il mercato della fotografia è viziato dal calo dei prezzi ed è sotto attacco da parte della fotografia mobile. Getty Images difende l’ iniziativa sostenendo di non essere forte al punto da riuscire a controllare gli sviluppi di Internet e, assieme, i comportamenti online degli utenti. >>

La professione

Amazon maggior sponsor del Festival di Perugia, ‘’ma per i giornali italiani non è una notizia’’

Amazon che sostiene il festival di Perugia ‘’è un evento eccezionale’’. Arianna Ciccone commenta così sulla sua pagina Facebook la decisione del colosso americano di sponsorizzare il festival.
E osserva : ‘’come hanno notato alcuni giornalisti stranieri è la prima volta che Amazon sponsorizza e poi un evento sul giornalismo, ma – aggiunge – non è una notizia per i giornali italiani’’. >>

Social media come strumento per insultare e minacciare i giornalisti, ricerca Uk

Molta gente usa i social media per insultare e minacciare i cronisti. E’ un’ esperienza che molti avranno già fatto, ma un gruppo di ricercatori della University of Central Lancashire hanno avviato uno studio per capire – come racconta Roy Greenslade sul Guardian – quanto il fenomeno sia ampio e come i giornalisti attaccati reagiscano.
I primi risultati del questionario, ‘’Abuse media’’, dimostrano che il fenomeno è piuttosto ampio e che insulti e minacce producono effetti pesanti. >>

Media e potere

Europee: una piattaforma collaborativa in 6 lingue per la verifica delle dichiarazioni politiche

Si chiama Factcheckeu ed è una piattaforma di crowd-checking, di controllo collaborativo di fatti e dichiarazioni, su scala europea in vista delle elezioni di fine maggio. E’ stato lanciato da Pagella Politica e presentata in settimana a Roma.
La piattaforma si fonda su un sistema alla Wikipedia che permetterà a chiunque di scaricare dichiarazioni da verificare e poi di verificarle con il controllo di utenti certificati per quanto riguarda i contenuti, e alcune altre regole base (ad esempio, che la dichiarazione sia effettivamente verificabile). >>

Bosnia: nel buio dell’ informazione ufficiale solo i social media riescono a fare da ‘’quarto potere’’

Potere e mass media: un rapporto spesso ambiguo che permette al primo di influenzare, o addirittura, controllare quelli che invece dovrebbero essere i cosiddetti “cani da guardia”, il famoso (e in alcuni casi fantomatico) quarto potere che vigila e informa i cittadini raccontando la verità.
Un concetto, questo, che non sempre trova posto nel giornalismo, soprattutto in quello praticato durante momenti particolari, caratterizzati da tensioni e scontri. Se ne è avuto un esempio quando in Bosnia –Erzegovina, e più precisamente a Tuzla prima e in altre città poi, come Sarajevo, le piazze sono state invase da cittadini esasperati da una situazione sociale ed economica estremamente difficile. >>

Rassegna italiana

I nuovi confini porosi del giornalismo professionale (e altre segnalazioni) >>

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