In primo piano
Giornali: l’ossessione del primato della carta
“Le abitudini e le tradizioni costruite in oltre un secolo e mezzo di giornalismo su carta sono una potente forza conservatrice nella transizione al digitale – non c’ è niente di più forte dell’attrazione gravitazionale della Prima Pagina. […] Ma è sempre più chiaro che non ci stiamo muovendo con sufficiente urgenza”.
E’ uno dei passaggi chiave del rapporto interno sulla strategia digitale del New York Times sul faticoso processo di passaggio dalla carta al digitale. Dopo la diffusione del documento, il dibattito, rileva Pier Luca Santoro, si è concentrato soprattutto sulla ‘morte’ della home page. Ma quel rapporto contiene anche altro: una lettura diversa viene da Frédéric Filloux che, sulla sua Mondaynote, propone un’interessante analisi sulle difficoltà che le (grandi) testate tradizionali incontrano nel processo di trasformazione da strutture centrate sul cartaceo alle ‘macchine digitali’.
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App e giornalismo: Italia ancora in deficit di cultura digitale
Il giornalismo italiano soffre un deficit di cultura digitale, rispetto a quello di altri paesi, proprio in un momento in cui le soluzioni offerte dal mondo digitale, come ad esempio le applicazioni per smartphone e tablet, possono agevolare sia la produzione che la distribuzione e fruizione dei contenuti. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che i media tradizionali che si stanno spostando sul mobile sono «ancora ad uno stato non troppo evoluto rispetto ad altri progetti in altre nazioni che hanno già fatto passi da gigante».
Fabio Lalli, amministratore delegato e fondatore di Iquii, “digital company specializzata in marketing digitale, sviluppo di applicazioni per mobile, internet of things e wearable”, tratteggia così il rapporto attuale tra giornalismo italiano e mondo digitale.
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In 15 anni i quotidiani Usa hanno tagliato 17.000 giornalisti (meno 31%)
Fra il 1999 e il 2013 i posti di lavoro giornalistico nelle redazioni dei circa 1400 quotidiani Usa sono diminuiti di oltre 17.000 unità, passando da 55.104 a 37.982, con un calo del 31%.
Il dato si ricava da una tabella dell’ Asne (l’ American Society of News Editors).
Il segmento che ha registrato il calo più vistoso è quello dei fotografi e dei grafici, con una perdita del 41% dei posti di lavoro (da 5.912 del 1999 ai 3.493 del 2013).
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Editoria
Nuovi trend ed esperimenti per le grandi testate Usa
A un anno dall’ acquisto da parte di Jeff Bezos, si prevedono forse mosse ‘rivoluzionarie’ per il Washington Post? E chi si farà avanti per rilevare le decine di testate locali che la Digital First Media sta per mettere all’asta?
Su questo ventaglio di questioni, arriva puntale la sintesi delle ‘pulizie di primavera’ in corso, firmata da Ken Doctor del Nieman Lab. Dove si segnala, fra l’ altro, l’ irreversibile caduta delle agenzie-stampa, quelle ‘supplementari’ all’ indiscusso re Associated Press.
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Testate online sud-americane in cerca di investimenti e visibilità
Pur rimanendo spesso al di sotto del radar del mainstream, anche l’ America Latina è fucina di iniziative giornalistiche nuove e indipendenti. Un’ occasione per metterle in vista e fare rete con i pari grado statunitensi è stato il recente International Symposium of Online Journalism (ISOJ), organizzato all’ Università del Texas di Austin dalla Knight Foundation e da Google Latin America. Ne è emerso che i problemi maggiori per le testate locali rimangono quelli di raggiungere un’ audience globale, superando le tipiche barriere linguistico-culturali, e di attirare i necessari investimenti per l’ innovazione.
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First Look Media indagherà sulla corruzione politica e imprenditoriale in Usa
Si amplia la scuderia di First Look Media, progetto di giornalismo investigativo indipendente finanziato dal fondatore di eBay, Pierre Omidyar, e co-gestito da Glen Greenwald, Laura Poitras e Jeremy Scahill. Come ha annunciato al recente London Social Media Summit Andy Carvin, ex redattore per la rete radiofonica pubblica Usa NPR e ora tra gli editor della nuova piattaforma, si tratta di un «sito dedicato a inchieste sulla corruzione politica e imprenditoriale in Usa».
Lo spazio, ancora senza nome, sarà guidato da Matt Taibbi, ex giornalista di Rolling Stone, e si affianca a The Intercept, partito a febbraio con un’ ampia inchiesta sui droni che non ha mancato di suscitare una varietà di riscontri.
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La professione
Giornalisti, nuovo contratto: per gli autonomi trattativa ancora ‘’aleatoria e ben poco rassicurante’’
I lavoratori autonomi sono ormai il 60% dei giornalisti attivi e quindi non è pensabile un accordo contrattuale che punti a salvare la tenuta dei conti dell’ Inpgi difendendo i parametri dei lavoratori dipendenti, ma escludendo la maggior parte del lavoro non dipendente e lasciandolo quindi con retribuzioni che non permettono di vivere dignitosamente del proprio lavoro.
Un intervento di Maurizio Bekar, Maria Giovanna Faiella, Laura Viggiano, rappresentanti dei giornalisti autonomi nella Commissione contratto della Fnsi.
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Il precariato si allarga a macchia d’ olio, il caso Slovenia
Non solo Usa. E non solo Italia. La crisi del giornalismo attanaglia tutti i paesi, anche quelli più piccoli dove uno immagina una maggiore elasticità delle strutture e una maggiore resistenza. Un esempio viene dalla Slovenia, che si trova attualmente a fare i conti con tagli e licenziamenti.
Secondo quanto riferito da Matija Stepišnik, presidente dell’Associazione stampa slovena (2.188 iscritti al 2013), in un anno si sono ritrovati senza lavoro 100 giornalisti: «Una catastrofe per il giornalismo e per la comunicazione democratica», commenta Stepišnik.
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Giornalismo dei dati
Quando bisogna diffidare del data journalism…
Un intervento senza peli sulla lingua in cui Jacob Harris (@harrisj, architetto software e news hacker del New York Times) spiega come, nell’attuale contesto mediatico, a volte occorre proprio «diffidare dei dati», tenendo a mente che «funzioni tradizionali come accuratezza e verifica vengono sempre prima dell’attenzione visuale (eyeballs)».
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Centri per migranti: una data-inchiesta ne mette a nudo le drammatiche criticità
«Illeciti e irregolarità nell’ erogazione del “pocket money”, la paga giornaliera ai richiedenti asilo, nell’ impiego di mediatori culturali, interpreti e psicologi. E poi mancato rispetto delle procedure legali da parte di molte questure, come nel caso di quelle di Roma, Caltanissetta e Crotone che non rilasciano il permesso di soggiorno per richiesta d’ asilo allo scadere dei 35 giorni di permanenza nel centro. E ancora, un quadro impietoso e desolante degli alloggi in cui i migranti, in particolare i richiedenti asilo, sono costretti a vivere, da Gorizia a Trapani.»
È quanto emerge da un rapporto riservato rimasto nei cassetti del ministero dell’Interno, mai reso pubblico, di cui Repubblica.it è entrata in possesso.
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Segnalazioni
Google, arrivano le prime richieste di rimozione dei link. Ecco come si fa (e altre segnalazioni)
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