Dig.it
Giornalismo digitale: nuovi modelli economici, nuove professionalità, nuova cittadinanza, a Firenze il 4 e 5 luglio
Primo incontro nazionale dedicato al giornalismo e all’editoria digitale in Italia - A 15 anni dall’inizio dell’era digitale il punto sulla trasformazione in atto nel mondo dell’ editoria e del giornalismo online e nel rapporto fra informazione e società - Si parlerà di cultura editoriale, cultura del giornalismo professionale, cultura della politica e dei governi locali
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Dig.it / La persona nell’ algoritmo di Google, diritto all’ oblio e persistenza della notizia
L’ algoritmo di Google plasma l’identità del soggetto in Rete (persona o ente collettivo) secondo le logiche della tecnologia, delle leggi di mercato e dell’interesse sociale. Questo meccanismo rischia di costruire una rappresentazione del soggetto molto parziale e a volte assolutamente distante dalla reale identità della persona di riferimento. Si tratta di un tema molto delicato soprattutto riguardo al giornalismo digitale e al cosiddetto fenomeno della coda lunga di Internet per cui la notizia di ieri può essere più letta di quella di oggi o addirittura di quella di domani prendendo il sopravvento sulla realtà e costruendo veri e propri “mostri informativi”
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Dig.it / Integrazione tra citizen journalism e videomaking professionale: quali rischi?
Uno dei temi al prossimo Dig.iT (incontro nazionale sul giornalismo digitale a Firenze il 4 e 5 luglio) è quello dell’integrazione tra giornalismo tradizionale ed informazione partecipata - Tale integrazione nei fatti è già presente nel mondo dell‘ informazione, tuttavia con non poche perplessità e dubbi su vari aspetti, da quello professionale a quello qualitativo - In questo articolo sul Guardian Kate Bulkley evidenzia, con qualche dubbio, l’importanza di aggiungere contenuti “user generated” all’informazione professionale, con particolare riferimento ai video. Essi possono conferire autenticità e senso di realismo ai documentari professionali ma è necessaria una scrupolosa verifica dei contenuti, della loro autenticità e provenienza. Un altro pericolo è lo svilimento e l’impoverimento della professione, come dice Roger Graef, pluripremiato regista e documentarista: “temo che gli editori possano utilizzare questa come una scusa per tagliare i bilanci della cronaca ancora di più”
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Giornali e giornalismo
Il modello Forbes, la ”perfezione” dell’ economia della gratitudine
Un Huffington Post moltiplicato per cento. E’ il ‘’modello Forbes’’: 30 milioni di utenti unici al mese . Un risultato raggiunto soprattutto grazie a due fattori: l’enorme quantità di contenuti – 100mila post - pubblicati lo scorso anno da un esercito di quasi mille freelance, e un approccio nuovo e spregiudicato nel modo di pianificare la gestione del lavoro redazionale - Che vuol dire soprattutto abbracciare in pieno la strategia (già ampiamente battuta da altri moloch dell’informazione online) dell’economia della “gratitudine” - Un’ ampia analisi di Lelio Simi su Senzamegafono, che riprendiamo integralmente
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Convergenza al Wall Street Journal, i giornali come organizzatori del ‘caos’
Le strategie editoriali dei giornali e la ricerca di nuovi modi di coinvolgere gli utenti (sì, utenti..non più lettori), sembrano dover passare necessariamente attraverso decise e tecnologicamente avanzate convergenze mediatiche - I flussi informativi vedono gli utenti navigare in un fiume di immagini e testi di cui sono i catalizzatori e bersagli, non sempre con effettive capacità organizzative - I giornali hanno la possibilità di divenire gli organizzatori di questo caos, luoghi identitari di ordinamento delle informazioni, raccogliendo nei propri spazi flussi congrui ed uniformi, di vari formati, consistenze e dimensioni
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Il futuro del giornalismo e la sua sostenibilità, si infittisce il dibattito
Si infittisce il dibattito su prospettive del giornalismo e sostenibilità economica - A Giuseppe Granieri, secondo cui ‘’non essere ottimista sul futuro della carta… non vuol dire essere pessimisti. Tutt’altro’’, visto che si stanno ‘’aprendo moltissime opportunità, che prima non erano pensabili per il giornalismo di qualità’’, replica nuovamente Pier Luca Santoro. Respingendo quelli che definisce ‘’auguri mortali’’ per la carta e immaginando invece un futuro fatto di quotidiani di nicchia. Nicchie costituite da due grandi comparti: una specialistica, come quella a cui fanno capo «Il Sole24Ore» o la «Gazzetta dello Sport», ed una costituita dalla somma dei quotidiani locali, ancora più specializzati e “vicini” alle comunità di riferimento - A Granieri e Santoro si è poi aggiunta ora anche la voce di Luca De Biase
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Quotidiani, ballerine e miliardari, meglio gli aiuti statali che i capitali esterni?
Continua ad avere ampia risonanza internazionale l’ operazione con cui Warren Buffett, miliardario statunitense, ha acquistato 63 quotidiani locali del gruppo Media General per 142 milioni di dollari, e decidendo di investire nel gruppo altri 445 milioni di dollari - Se qualcuno ne ha parlato in termini relativamente positivi sottolineando che ‘’ nella sua lettera di comunicazione ufficiale agli editori e redattori dei giornali del gruppo Buffett descrive questa sua attività in termini di fiducia, impegno, sviluppo’’ (mentre molti,come Clay Shirky, sono stati fortemente critici nei cionfronri di questa operazione), su Ru89 questa iniziativa viene vista come ‘’sintomo di un inquietante movimento che trasforma le più prestigiose testate della stampa quotidiana … in ‘ballerine’ per miliardari in crisi di influenza’’
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Grandi opportunità per il giornalismo, ma quale mestiere? E quale industria editoriale?
‘’Abbiamo bisogno di buon giornalismo. E abbiamo bisogno di un’industria editoriale dietro il giornalismo, che sopporti i costi necessari. Da quelli utili a finanziare la copertura delle notizie nel mondo, a quelli del giornalismo di inchiesta, alla retribuzione del giornalista stesso’’ - Giuseppe Granieri, in un intervento sul suo blog sull’ Espresso (di cui riportiamo ampi stralci), continua la sua analisi sulle ‘’tendenze che stanno ridisegnando il giornalismo’’ e disegna molto bene i processi che stiamo vivendo. Sottolineando, nello stesso tempo, la necessità di cominciare sin da ora a ‘’ripensare in maniera più profonda l’ intero mondo del giornalismo, dal mestiere al modello di sostenibilità’’
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Qualità dell’ informazione, che significa nell’ era digitale?
Il bisogno di un più serio fact checking, la social curation, l’idea che i pezzi non finiscano con la loro pubblicazione, il sano scetticismo verso il culto dei dati e più in generale un sentimento di attenzione critica verso i mutamenti dello scenario in atto. Sono alcuni dei temi al centro di una serie di interventi sulla questione della qualità dell’ informazione che il sito della Fondazione Ahref sta raccogliendo in questi giorni - Il sito web-target.com ne ha curato una sintesi pubblicando alcuni degli stralci più significativi delle osservazioni di Mario Tedeschini Lalli, David Weinberger, Pier Luca Santoro, Chris Brooks, John Lloyd, Paul Steiger e di Luca de Biase, uno degli animatori di
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Gli anziani salveranno i giornali?
Più della metà degli americani con 65 anni e oltre sono online - Ma nello stesso tempo, come ha mostrato un altro studio del Pew (State of the News Media), negli Usa gli ultra65enni sono ancora i più avidi consumatori di giornali, anche se la loro percentuale va declinando
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Nel 2015 il 28% degli americani avranno un iPad (3,7% nel 2010)
Fra i tablet il dispositivo della Apple sarà quello più usato, con il 68% di preferenza - Lo prevede uno studio di eMarketer sulla penetrazione dei tablet negli Usa, in cui, fra l’ altro si vede come gli americani con iPad dovrebbero passare da 11,5 del 2010 a 90,8 milioni nel 2015
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La Rete
Facebook domina, ma in mezzo mondo
Vincenzo Cosenza ha pubblicato una mappa sull’ uso e la diffusione dei social network nel mondo, che mostra come Facebook sia assolutamente predominante e come si sia rarefatto rapidamente il numero delle reti sociali leader in qualche paese specifico: erano 17 nel 2009, ora sono solo 7 - Sorprendente è poi il fatto che l’Europa sia il più grande continente di utenti Facebook, con 232 milioni di iscritti, davanti all’ America del nord con 222 milioni e all’Asia con 219 milioni
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