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Osservatorio sui media 18 Lug 2011

Notizie da Lsdi.it: Crescono i lettori dei quotidiani ma il paese è spaccato anche dal ‘’press divide’’

Nonostante il secco calo (meno 7%) di lettori dell' edizione cartacea, gli italiani che leggono i quotidiani nelle loro varie forme sono aumentati del 2,4% rispetto al 2009 (come quelli dei settimanali) -  Internet sfonda  la barriera simbolica del 50% della popolazione italiana attestandosi al 53,1%  (+6,1% rispetto al 2009)

Nonostante il secco calo (meno 7%) di lettori dell' edizione cartacea, gli italiani che leggono i quotidiani nelle loro varie forme sono aumentati del 2,4% rispetto al 2009 (come quelli dei settimanali) -  Internet sfonda  la barriera simbolica del 50% della popolazione italiana attestandosi al 53,1%  (+6,1% rispetto al 2009)

 – Ma si accentua vistosamente lo scarto fra chi utilizza la carta e chi no: nel 2006 le persone ‘’estranee ai mezzi a stampa’’ erano il 33,9%, nel 2011 sono diventate il 45,6% degli italiani. Quasi un italiano su 2 non  ha alcun rapporto con l’ informazione su carta – I dati del  9° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione in Italia – Internet e le fratture sociali – Italia al 22° posto per penetrazione della rete fra i 27 paesi dell’ UE – Giornalisti poco indipendenti e quindi inaffidabili
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E-book: crescita esponenziale in Italia

Nel gennaio 2012 le vendite dovrebbero toccare 1 milione e mezzo di unità, un volume 20 volte maggiore di quello del 2010 - Una crescita vertiginosa che, tuttavia, “parte da un mercato esiguo, attualmente lo 0,3-0,4 per cento di quello complessivo del libro”, anche se “ si può prevedere che queste percentuali raddoppieranno di anno in anno”
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Pubblicità


Pubblicità e informazione: più inserzioni, più articoli


Una Ricerca di due docenti universitari milanesi su 13 aziende quotate in borsa e 6 quotidiani italiani, ripresa da lavoce.info, mostra che un aumento di 50mila euro nella pubblicità mensile acquistata da una data impresa su un quotidiano si associa in media con tredici articoli aggiuntivi al mese che menzionano quell’ impresa – E che l’ aumento di notizie dopo un comunicato stampa è significativamente maggiore sui quotidiani su cui l’ impresa X compra più pubblicità, con una ‘’sinergia interessante tra l’ acquisto di pubblicità e l’ attività di relazioni pubbliche’’
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La professione

Quanto scrivono i precari in Campania…

Un monitoraggio compiuto dal Coordinamento giornalisti precari della Campania sui tre maggiori quotidiani napoletani mostra come il 72% degli autori degli articoli firmati apparsi nell’ arco di 2 settimane siano di collaboratori esterni, mentre solo il 24% delle ‘’firme’’ fa parte della redazione e il resto è di pensionati che continuano a lavorare per le vecchie testate – Più ‘’equilibrata’’ l’ analisi del numero di articoli, ma solo perché, spiega il Coordinamento, ‘’ogni giornalista può
pubblicare soltanto un basso numero di articoli ogni trenta giorni’’ e ‘’questo spiega anche perché la retribuzione mensile dei collaboratori esterni si assesti mediamente sui 300 euro al mese’’
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Un giornalista diventato comunicatore racconta il mondo delle PR digitali

In una intervista a Lsdi Daniele Chieffi , Media relations manager per Unicredit, parla di “On line media relations”, un saggio pubblicato in primavera da Sole 24ore, e dei nuovi meccanismi che regolano l’ ecosistema digitale – ‘’L’ approccio di marketing è solo una conseguenza di una sana gestione in termini di reputazione. Cattiva reputazione fa cattivo marketing e la reputazione, sulla rete, te la costruisci interagendo bene con i media online, ovvero con tutti quei luoghi, siti, personaggi, influenti sul web e quindi in grado di influire sulla percezione del pubblico’’
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La Rete


Non risultati scollegati ma ‘’risposte’’, il futuro dei motori di ricerca


Larry Page vorrebbe che Google offrisse risultati più organizzati e rilevanti, anche prima che l’ utenti li cerchi, e fornendo un contesto migliore – E Steve Ballmer, per Bing, punta a  ‘’trasformare queste macchine in modo che capiscano noi e le nostre domande’’ – Un post sul Tagliaerbe
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News of the World, i social media acceleratori delle crisi

Le prime notizie sul gioco sporco del domenicale britannico dell’ impero Murdoch sono venute da un giornale mainstream (la vicenda è stata svelata dai cronisti vecchio stile del Guardian) ma sono stati i social media e internet a farne uno scandalo di enormi proporzioni, tanto da indurre perfino gli inserzionisti ad abbandonare il giornale per salvare la faccia – Una analisi della Reuters
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Media e potere

Perché chiudere News of the World è stata un’ottima decisione (economica)


Fra i numerosi commenti sulla vicenda del tabloid del gruppo Murdoch, spicca quella, su Poynter, di Rick Edmonds, secondo cui la chiusura rifletterebbe ragioni di business più che di coscienza – Si tratterebbe di una scelta strategica, compiuta per salvaguardare e allargare gli spazi del gruppo per altre azioni editoriali, e, soprattutto, per cercare di portare a casa l’ acquisizione della maggioranza delle azioni di BSkyB, un affare da 23 miliardi di dollari
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Cina, chiusi 1,3 milioni di siti web nel 2010


L’ Accademia cinese di Scienze sociali, riferisce la BBC, ha precisato che alla fine dell’ anno scorso c’ erano il 41% di siti web in meno rispetto al 2009
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