Pubblichiamo in traduzione italiana un interessante ritratto del fondatore di WikiLeaks delineato nei giorni scorsi dal New Yorker, che lo descrive così: “capelli bianchi e spettrali, la pelle pallida, gli occhi freddi e la fronte ampia, sotto le luci di uno studio televisivo sembra un’entità sbarcata sulla terra per diffondere all’umanità una qualche forma di verità segreta.
Questa impressione è accresciuta dal suo rigido contegno e dalla sua voce baritonale, che scivola via dalle labbra lentamente, a basso volume” – Australiano, figlio di una donna radicalmente anticonformista, una vita di costante nomadismo, dalla fuga con la madre alle prime esperienze di hacker fino alla costituzione di WikiLeaks (i ‘leaks’, le fughe di notizie, come strumento di guerra dell’ informazione), Assange continua a nascondersi lontano dagli Usa – Ora, dalla “clandestinità” spiega che i suoi legali stanno ‘trattando’ con l’ amministrazione Obama, che da settimane sta tentando di individuarlo e di bloccare la pubblicazione di un nuovo video molto compromettente per le forze armate Usa – WikiLeaks, racconta Raffi Katchadurian sulla rivista newyorkese, “non è esattamente un’organizzazione, ma piuttosto si tratta di un’insorgenza mediatica. Non ha personale a libro paga, così come non ha una fotocopiatrice, una scrivania né un ufficio – Assange è il motore di ogni operazione, e si può ben dire che l’esistenza di WikiLeaks dipende da ciò che fa lui. Allo stesso tempo, però, centinaia di volontari di tutto il mondo danno una mano a mantenere la complessa infrastruttura del sito; molti di loro collaborano in piccole dosi, ma ci sono tra le tre e le cinque persone che si curano WikiLeaks a tempo pieno. I membri chiave si conoscono solo tramite le iniziali (M, ad esempio) anche all’interno di WikiLeaks, dove le comunicazioni avvengono attraverso servizi di chat online criptati – La segretezza deriva dal fatto che un gruppo di intelligence di natura populista che virtualmente non vanta nessuna risorsa e che è rivolto a rendere pubbliche le informazioni che istituzioni molto potenti voglio tenere riservate, probabilmente avrà avversari temibili – Così WikiLeaks mantiene i propri contenuti su oltre venti server in tutto il mondo e su centinaia di domini differenti – Le spese sono sostenute grazie alle donazioni, e qualche buon cuore indipendente realizza sempre qualche sito di supporto
http://www.lsdi.it/2010/06/25/nessun-segreto-la-missione-di-julian-assange-per-la-trasparenza-totale/
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Nel Newseum di Washigton Carl Bernstein come Tiepolo
Impressioni su una visita al Museo dell’ informazione di Washington – Grande magnificenza ma, quando si esce, una profonda tristezza per essere finiti dentro un memoriale che celebra il giornalismo come se fosse ormai tramontato – Come succede in tutti i musei di storia dell’arte, infatti, si esce dal Newseum con un’impressione di essere stati in un tempio della conservazione della storia del passato e non di un istituto che propone una formazione di una strada per il futuro
http://www.lsdi.it/2010/06/25/nel-newseum-di-washigton-carl-bernstein-come-tiepolo/
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Giornali
Vendite sotto i 5 milioni (come nel 1939) per i quotidiani italiani
Gli investimenti pubblicitari sui quotidiani nel 2009 – anticipa Key4biz.it – sono diminuiti del 16%. Dal 2000 al 2009 – sottolinea il Rapporto – la stampa quotidiana ha perso il 40% del fatturato pubblicitario, mentre i ricavi complessivi, nello stesso periodo, sono scesi del 20% - I dati del “Rapporto 2010 sull’industria italiana dei quotidiani”, elaborato dall’Osservatorio Tecnico per i Quotidiani e le Agenzie di informazione “Carlo Lombardi”
http://www.lsdi.it/2010/06/24/vendite-sotto-i-5-milioni-come-nel-1939-per-i-quotidiani-italiani/
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Time: l’ultimo dei grandi settimanali
I proprietari di Newsweek hanno deciso di mettere in vendita la rivista. Questa scelta ha di nuovo scatenato tra i circoli giornalistici una discussione: esiste un ruolo, o un futuro, per le riviste settimanali? - Su Npr.org David Folkenflik analizza la situazione e le prospettive dei grandi magazine internazionali, soffermandosi soprattutto su Time
http://www.lsdi.it/2010/07/04/time-l%E2%80%99-ultimo-dei-grandi-settimanali/
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Quotidiani: il mercato affollatissimo di Berlino
Nessun altro mercato editoriale tedesco è così combattuto come quello della capitale – Cinque giornali locali si battono per conquistare i lettori – A seguire gli altri quotidiani, anche se il rapporto è di 22 copie per 100 abitanti: per un mercato così competitivo, un dato relativamente basso
http://www.lsdi.it/2010/07/04/quotidiani-il-mercato-affollatissimo-di-berlino/
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Migliora l’economia ma i giornali Usa sono ancora nei guai
I dati positivi del primo trimestre 2010 negli Stati Uniti non valgono per l’ industria dei quotidiani e dei magazine, che registrano nel campo dei ricavi pubblicitari un calo rispettivamente del 9,7% e del 3,9%, mentre gli investimenti nella tv crescono del 10,5%, quelli nell’ online del 7.5% e quelli nella radio del 6%.
http://www.lsdi.it/2010/06/25/migliora-l%E2%80%99-economia-ma-i-giornali-usa-sono-ancora-nei-guai/
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Per il 64% degli americani giornali spariti entro il 2050
E' il risultato di un sondaggio che, come spiega Yahoo News, mostra un generale calo di ottimismo, con delle significative percentuali di americani che prefigurano crisi, guerre e attacchi terroristici nucleari.
http://www.lsdi.it/2010/07/04/per-il-64-degli-americani-giornali-spariti-entro-il-2050/